
ROMA – La banda della Magliana domina le 84 pagine della richiesta di archiviazione per i sei indagati per il mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi, firmata dal procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone. ย Gli indagati sono Sergio Virtรน,ย Angelo Cassani,ย Gianfranco Cerboni,ย Sabrina Minardi, Pietro Vergari,ย Marco Accetti.
Per cinque il pm ha chiesto l’archiviazione, per Marco Accetti รจ scattata l’incriminazione per calunnia e autocalunnia.ย Le pagine dedicate alla banda della Magliana sono 47, cioรจ a dire piรน della metร , di cui quattro nella premessa, da pag. 15 a pag. 18?ย Il fatto che una pista poi considerata non credibile, nata dalle “rivelazioni” di una trasmissione televisiva, “Chi l’ha visto?” porta a riflettere su quanto rilievo abbia, nella nostra vita la televisione, se un programma in prime time รจ riuscito a condizionare l’agenda della Procura della Repubblica di Roma, con ingente dispersione di denaro pubblico, tanto che giustamente Giuseppe Pignatone, a 3 anni dal suo insediamento,ย ha deciso di mettere fine al circo. Nella richiesta di archiviazione, Giuseppe Pignatone cosรฌ scrive:
โSulla scorta di quanto andava emergendo dallโinchiesta giornalistica della trasmissione televisiva โChi lโha vistoโ, che approfondiva il possibile coinvolgimento della Banda della Magliana nel rapimento di Emanuela Orlandi, intervistando alcuni appartenenti alla stessa fra cui Mancini Emidio Antonio, veniva sentito il 1 marzo 2006 Mancini Antonio Emidio in merito a quanto affermato nel corso della trasmissione televisiva โChi lโha vistoโ il 20 febbraio 2006, in particolare sulla identificazione della voce di โMarioโ [autore di una telefonata a casa Orlandi il 28 giugno 1983: ndr] come quella di un componente della Banda della Magliana.
Nellโintervista televisiva Mancini rilasciava delle dichiarazioni sul coinvolgimento della Banda della Magliana nel sequesto di Emanuela Orlandi e sulle sue motivazioni e, dopo avere ascoltato parte della registrazione della telefonata di โMarioโ dichiarava: โCโรจ la Magliana dentro, Magliana, Magliana. Basta non li voglio vedรจ piรน, non li voglio sentรฌ piรน. Me sta a venรฌ โa cosaโฆ. fatte carpisce la voce e mettela a confrontoโ. E poi a domanda del giornalista se avesse riconosciuto la voce risponde โquesta รจ la voce della Maglianaโ e fa il nome di un certo โRufettoโ, killer [a dire di Mancini] di De Pedis. Si identificava Rufetto per Libero Giulioliโ.
Interrogato perรฒ come testimone dai magistrati, Mancini perde la baldanza e la sicurezza istrionica sfoggiata in tv ed esattamente come farร in seguito Marco Fassoni Accetti evita di fare nomi. Il procuratore della Repubblica cosรฌ infatti prosegue:
โNella audizione presso gli uffici della Procura della Repubblica, Mancini Antonio Emidio confermava il contenuto dellโintervista resa alla trasmissione televisiva precisando perรฒ di non avere conoscenza diretta del sequestro di Emanuela Orlandi in quanto detenuto allโepoca dei fatti, ma di averlo saputo da componenti della Banda della Magliana dentro le carceri, senza tuttavia fare i nomi di chi gli avrebbe riferito tali notizie, ma fornendo generiche indicazioni su chi avrebbe potuto sapere qualcosa.
Sulla identificazione di Rufetto, a parziale rettifica di quanto dichiarato nellโintervista, confermava che era comunque una voce della Magliana, piรน precisamente della componente dei โTestacciniโ facente riferimento a Enrico De Pedis detto Renatino.
In data 5 giugno 2006 veniva disposta Consulenza Tecnica fonica per la comparazione fra la voce di โMarioโ e la voce di Libero Giuglioli (Rufetto). Lโesito della consulenza era negativoโ.
Insomma, Mancini a โChi lโha visto?โ aveva preso un abbaglio. Peccato perรฒ che i suoi anfitrioni televisivi non lโabbiamo mai fatto sapere ai telespettatori.
Si passa alle 44 pagine di โAccertamenti relativi al coinvolgimento della Banda della Magliana nel sequestroโ.I testimoni sono 23: Sabrina Minardi, Marta Szepesvari, compagna di Emanuela alla scuola di musica, Elvira Muzzi, madre di due amiche di Emanuela, gli amici di Emanuela Angelo Rotatori, Andrea Bevilacqua, Gaetano Palese, le sorelle Paola e Gabriella Giordani, che riferiscono tutti su alcuni episodi durante i quali ebbero la โsensazioneโ che Emanuela fosse pedinata. Interrogati inoltre Cristina Orlandi sorella di Emanuela e Salvatore Sarnataro, padre di Marco, morto nel 2007, a dire di Rotatori e Paola Giordani uno dei presunti pedinatori.
Ci sono inoltre alcuni membri del sodalizio comunemente chiamato banda della Magliana e personaggi che con la banda non hanno avuto nulla a che fare: Maurizio Abbatino, Massimo Carminati, Maurizio Lattarulo, Vittorio Carnovale, Fabiola Moretti, ex compagna di Antonio Mancini col quale ha avuto una figlia, lo stesso Antonio Mancini, Luciano Mancini, padre di Massimiliano per un breve periodo marito della Minardi, Angelo Angelotti, uno degli organizzatori dellโagguato mortale a De Pedis del 2 febbraio 1990, Raffaele Pernasetti, Germana Abbruciati, sorella di Danilo ucciso subito dopo avere sparato a Milano a Roberto Rosone presidente del Banco Ambrosiano, Flavio Carboni, lโimprenditore sardo processato [e assolto] per lโuccisione di Roberto Calvi, amministratore delegato del Banco Ambrosiano, Francesco Pazienza, a suo tempo direttore del cosiddetto Super Sismi, ramo particolare dei servizi segreti militari, e Maria Vittoria Marigonda, a suo tempo segretaria di monsignor Paul Marcinkus, chiacchieratissimo amministratore delegato della banca vaticana IOR. Cioรจ a dire della banca a causa della quale il Banco Ambrosiano finรฌ con in bancarotta.
Pignatone ci tiene a ricordare che Carboni e Pazienza negli anni ’90 sono stati
โcoinvolti nelle vicende giudiziarie relative al fallimento dela Banco Ambrosiano e allโomicidio Calviโ.
Non vengono perรฒ nominati โalcuni testi vicini a Mons. Marcinkusโ interrogati per cercare di capire – invano – se potesse essere lo stesso Marcinkus il cosiddetto โAmericanoโ che si spacciava per il portavoce dei โrapitoriโ della Orlandi.
Sarnataro padre, interrogato quattro volte dai magistrati nel 2008 e 2009, ha addirittura affermato che suo figlio Marco durante i 20 giorni di detenzione passati da entrambi a Regina Coeli
“gli aveva confidato di avere partecipato al sequestro Orlandi assieme a โCilettoโ e โGigettoโ. Piรน in particolare gli ha raccontato che per diversi giorni lui, โCilettoโ e โGigettoโ avevano pedinato per le vie di Roma Emanuela Orlandi, su ordine di Renato De Pedis da loro chiamato โil Presidenteโ e che dopo qualche giorno ebbero, sempre da De Pedis, lโordine di prelevarla, cosa che fecero, facendola salire a bordo di una BMW a piazza Risorgimento [1.800 metri a piedi e 2.500 metri in auto da piazza Madama, dove Emanuela uscita dalla scuola di musica รจ stata vista con certezza prima di sparire nel nulla: ndr] senza alcun tipo di violenza e che la condussero al laghetto dellโEur dove li aspettava โSergioโ, autista di De Pedis, al quale consegnarono sia la macchina che la ragazza e che la stessa era consenzienteโ.
Come si vede, la strana affermazione che Emanuela fosse consenziente anticipa di qualche anno la stessa affermazione fatta nel 2013 dal โreo confessoโ Marco Accetti, fotografo che in arte si firma Marco Fassoni Accetti aggiungendo il cognome materno. Come che sia, Sarnataro padre aggiunge che suo figlio Marco era molto amico di โCilettoโ Angelo Cassani e di โGigettoโ Gianfranco Cerboni, e che questi ultimi due
โlavoravano nel mondo degli stupefacenti per Giorgio Paradisiโ.
A proposito di Paradisi, Pignatone parlando di Sarnataro padre cosรฌ prosegue:
โHa anche descritto inoltre una sorta di gerarchia esistente tra De Pedis, Paradisi, Cassani, Cerboni e il figlio Marco [Paradisi] al cui vertice vi era De Pedis che dava ordini a Paradisi, che a sua volta li dava a โCilettoโ che li dava a Cerboni e a suo figlio Marco [Paradisi].
Invitato poi a fornire altri elementi a sua conoscenza, del tutto inopinatamente dichiarava di essersi ricordato che la cognata di โCilettoโ, la ex moglie del fratello, lavorava per la Avon e che [lui] era a conoscenza di tale circostanza in quanto proponeva i prodotti presso un bar sito davanti al banco di frutta da lui gestitoโ.
Come รจ noto, poco prima di uscire dalla scuola di musica Emanuela telefonรฒ a casa per dire che le era stato proposto, in cambio di una retribuzione stranamente generosa, di distribuire volantini della Avon. Appurato che la ex moglie del fratello di โCilettoโ si chiama Emanuela Bennati e che tale fratello ha avuto un figlio con Simonetta Giacomuzzi, i magistrati per prudenza hanno verificato se entrambe o almeno una delle due avesse mai lavorato per la Avon. Ma il risultato รจ stato negativo.Il procuratore Pignatone a pagina 61 rileva inoltre che Salvatore Sarnataro era โseriamente compromessoโ nella salute come unโaltra testimone, anzi โsupertestimoneโ: quella Sabrina Minardi diventata famosa prima di essere eclissata dallโexploit delle โconfessioniโ di Marco Accetti. Pignatone attesta infatti la “fragilitร dei dichiarantiโ e che la Minardi fosse anche tossicodipendente, particolari che potrebbero avere spinto entrambi a racconti piรน o meno di fantasia.
E veniamo ora alla Minardi. Pignatone evita di specificare che si tratta di indagini nate dalla famosa “telefonata” anonima trasmessa dal programma โChi lโha visto?โ allโinizio del settembre 2005 (e riferita alla sepoltura di De Pedis nella basilica di S. Apollinare), ed evitando anche di ripetere quanto scritto a pagina 17, e cioรจ che di tale telefonata non รจ stata trovata nessuna traccia nei tabulati telefonici della redazione del programma, particolare che induce a pensare che non si trattรฒ di una telefonata bensรฌ di una registrazione ad hoc. E cosรฌ il procuratore Pignatone passa a descrivere lโinizio delle indagini sullโeventuale coinvolgimento della famosa banda:
โCome visto, a partire dal 2005 assume un ruolo predominante nello scenario investigativo lโipotesi volta a verificare un possibile coinvolgimento della Banda della Magliana nel sequestro. Al fine di approfondire ulteriormente tale ipotesi, la Squadra Mobile di Roma sentiva in data 14 e 19 marzo 2008, nelle forme del colloquio investigativo, Sabrina Minardi, ritenuta testimone interessante in quanto amante di Enrico De Pedis allโepoca della scomparsa di Emanuela Orlandi e pertanto forse a conoscenza di fatti utili allo sviluppo delle indagini. La stessa veniva poi sentita da questโUfficio il 4 giugno 2008 e, sulla base delle sue dichiarazioni, ritenute meritevoli di un doveroso approfondimento, veniva iscritto il procedimento penale 33188/08 contro ignoti con lโipotesi di reato di sequestro di persona in danno di Emanuela Orlandi.
Veniva nuovamente sentita in qualitร di teste il 28 ottobre 2008, il 18 novembre 2009, il 18 marzo e il 27 maggio 2010 per poi essere iscritta nel registro delle notizia di reato il 14 ottobre 2010 per il sequestro di persone di Emanuela Orlandi con lโaggravante della morte della ragazzaโ.
Dopodichรฉ iniziano le 10 pagine intitolate per lโappunto โLa dichiarazioni di Sabrina Minardi e relativi riscontriโ. Giร il primo interrogatorio, quello del 4 giugno 2008, viene definito da Pignatone โuna lunga e confusa deposizioneโ, che inizialmente viene cosรฌ descritta:
โIn questa sede Sabrina Minardi, in una lunga e spesso confusa deposizione, a conferma di quanto esposto in sede di colloqui investigativi, dichiarava di avere intrattenuto una relazione sentimentale con Enrico De Pedis dal 1982 al 1984 [non si รจ dunque in ogni caso trattato di una relazione โdurata dieci anniโ, come hanno invece sostenuto giornali e televisioni], e che, in data imprecisata, da collocarsi qualche tempo dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi, si recรฒ assieme a De Pedis, a bordo della propria autovettura A112, al Gianicolo, nei pressi dellโomonimo bar, dove vennero raggiunti da tale Sergio, a lei noto in quanto autista di De Pedis, a bordo di unโautovettura BMW 520, e da una signora sopraggiunta a bordo di una Renault 5, che recava con sรฉ una ragazza; che De Pedis le disse di accompagnare la ragazza, a bordo della BMW, alla fine della strada da lei conosciuta come โdelle mille curveโ (via delle Mura Aureliane), precisamente al punto della strada dove si trova il cancello dal quale si accede al Vaticano, nei pressi del distributore di carburante interno alle mura, dove avrebbe trovato ad aspettarle un uomo a bordo di una macchina targata CV [Cittร del Vaticano: ndr] al quale doveva consegnare la ragazzaโ.
Sul posto indicato da De Pedis – si noti bene, dentro il Vaticano! – la Minardi
โeffettivamente trovรฒ ad aspettarle un uomo vestito da prete, con abito lungo e con cappello dalle falde larghe, al quale consegnรฒ la ragazzaโ. Il cappello da prete con le larghe falde nell’83 che si sappia non era quasi piรน in uso, ma tralasciamo. Come che sia, nel corso della testimonianza Sabrina Minardi afferma che
โla ragazza era molto confusa e le disse di chiamarsi Emanuela, aveva i capelli tagliati pari, mozzati, come fosse un taglio โcasereccioโ e che lei la riconobbe in quanto allโepoca Roma era tappezzata di manifesti con la sua immagineโ.
Che la Orlandi venisse portata in un bar e poi perfino dentro il Vaticano, col rischio di essere riconosciuta non solo dalla Minardi, appare assai poco probabile. Quello che conta perรฒ e che non รจ stata trovata nessuna traccia di quanto raccontato ai magistrati riguardo i locali nei quale la ragazza a dire della Minardi sarebbe stata detenuta e neppure nel luogo dove, sempre a dire della Minardi che dice di averlo saputo da De Pedis, sarebbe stata sepolta a Torvaianica dopo essere stata โimpastataโ in una betoniera. Il 5 novembre 2008 perรฒ lo scenario cambia. A essere stata impastata nella betoniera non era lโOrlandi e saputo da De Pedis che questa era ancora viva ecco che Minardi:
– โsuggerรฌ di mandarla in qualche Paese arabo e a questo fine presentรฒ a De Pedis la mamma di Tiziana Rocca, che conviveva con un facoltoso arabo e che qualche giorno dopo si recรฒ con Ornella Melaranci presso la casa di questo araboโ;
– “successivamente aveva saputo da De Pedis che la ragazza era partita, accompagnata allโaeroporto di Ciampino da โSergioโโ.
Il 28 ottobre 2008 Minardi aggiunge che:
โil sequestro fu eseguito materialmente da tre persone, delle quali conosceva solo Angelo Cassaniโ.
Inutile e faticoso ripercorrere le varie versioni che Sabrina Minardi ha fornito man mano ai magistrati, a partire dal cambio dello scenario della consegna di Emanuela, non piรน al bar del Gianicolo, bensรฌ โpresso il laghetto dellโEurโ. Eโ invece utile notare che riguardo i locali sotterranei di via Pignatelli, indicati dalla Minardi come la prigione di Emanuela per qualche tempo, le indagini
โhanno escluso la presenza di Emanuela Orlandi o di altro essere umanoโ.
E per quanto riguarda la carceriera, indicata nella signora Daniela Mobili,
โoccorre aggiungere inoltre che Daniela Mobili allโepoca era detenuta e pertanto sicuramente estranea ai fattiโ.
Prima del capitolo dedicato a Marco Fassoni Accetti, per il quale Pignatone ha chiesto lโapertura di un fascicolo per i reati di calunnia e autocalunnia, a pagina 60 iniziano le conclusioni riguardo cinque dei sei indiziati:
โLe indagini compiute non hanno permesso di pervenire a un risultato certo in merito al coinvolgimento di Enrico De Pedis e di Marco Sarnataro, Sergio Virtรน, Angelo Cassani, Gianfranco Cerboni, soggetti vicini al De Pedis e gravitanti nellโambito della criminalitร romana legata alla Banda della Magliana, di Sabrina Minardi e di Mons. Pietro Vergari nel rapimento e nella morte di Emanuela Orlandi. Gli elementi indiziari emersi hanno tuttavia trovato alcuni riscontri in ordine al coinvolgimento della Banda della Magliana nella vicendaโ.
Quali siano questi โtaluni riscontriโ non รจ perรฒ specificato. Cosรฌ come non รจ specificato in base a quali elementi Pignatone dia per certa la morte della Orlandi, se non per la implicita deduzione dovuta ai finora 32 anni di assoluta mancanza di sue notizie.
Forse per evitare critiche per lo sventramento del sotterraneo della basilica di S. Apollinate e per i molti soldi del contribuente sperperati nellโassurda ricerca del DNA delle migliaia di ossa centenarie ivi sepolte prima che i cimiteri nelle chiese e nelle cittร venissero proibiti, il procuratore della Repubblica dร un colpo al cerchio e uno alla botte.
Ecco il colpo al cerchio:
โLe dichiarazioni di Sabrina Minardi, testimone sicuramente difficile a causa della sua tossicodipendenza e delle pessime condizioni di salute fisiche e mentali [compresa una degenza in un reparto di malattie mentali], nella criticitร oggettiva di alcuni contenuti che appaiono e sono del tutto inverosimili e nella contraddittorietร delle versioni succedutesi nel tempo, hanno sotto alcuni profili trovato riscontri, come si รจ illustrato, e le dichiarazioni di Salvatore Sarnataro, accusatorie nei confronti del figlio, anche se deceduto, da ritenersi mosse dalla volontร di collaborare anche alla luce del quadro investigativo che si era delineato al momento delle sue deposizioni, forniscono elementi nel senso di ricondurre la paternitร del sequestro di Emanuela Orlandi alla Banda della Magliana- Piรน in particolare a Enrico De Pedis, Marco Sarnataro, Sergio Virtรน, Angelo Cassani e Gianfranco Cerboniโ.
Ed ecco il colpo alla botte:
โTuttavia occorre rilevare come tali elementi di natura indiziaria, in ragione dei limiti di carattere oggettivo e soggettivo che li inficiano, non consentono certamente di ritenere provata la responsabilitร per il rapimento con conseguente morte di Emanuela Orlandi nรฉ di Enrico De Pedis e di Sarnataro Marco, come detto non indagati perchรฉ deceduti, nรฉ, con minori elementi, di Sergio Virtรน, Aneglo Cassani, Gianfranco Cerboni e Sabrina Minardi, attesa la fragilitร dei dichiaranti Sabrina Minardi e Salvatore Sarnataro, entrambi seriamente compromessi nel loro stato di salute e le criticitร oggettive del racconto contraddittorio della Minardiโ.
Esce di scena anche don Vergari, allโepoca rettore della basilica di S. Apollinare e sponsor della sepoltura di De Pedis nel suo sotterraneo. Alcune testimonianze affermano che don Vergari e De Pedis si sono conosciuti solo dopo la scomparsa della Orlandi, e quindi non puรฒ esserci stata complicitร di nessun tipo, mentre lo steso don Vergari la fa risalire a prima, per lโesattezza al 1979-81, motivo per cui Pignatone esprime qualche dubbio. Che perรฒ non ha motivo dโessere perchรฉ don Vergari nel ricordare quando ha conosciuto De Pedis nel carcere di Regina Coeli ha specificato che
โera al tempo in cui De Pedis era detenuto per le accuse di un certo Speranzaโ.
Basta una verifica – che la Procura non ha fatto – riguardo quando De Pedis una volta arrestato nel novembre 1984 ha dovuto difendersi anche dalle accuse di Massimo Speranza, interrogato dal pubblico ministero Luigi De Ficchy il 20 maggio 1985, per appurare che si tratta degli anni โ85-โ86.. Successivi quindi e non precedenti il 1983 della scomparsa di Emanuela. Per la cronaca, Speranza รจ stato dichiarato folle da due perizie psichiatriche.
Alla fin fine Pignatone afferma esplicitamente che la vicenda Orlandi e annesse testimonianze sono inficiate da un eccesso di clamore mediatico, che inevitabilmente induce a suggestioni e quindi a forzare i ricordi se non anche a inventarne di nuovi:
โLe testimonianze degli amici di Emanuela, autori dei riconoscimenti fotografici, sono significativamente indebolite in considerazione del notevolissimo lasso di tempo trascorso e in considerazione dellโinquinamento della genuinitร delle ricostruzioni causato dallโenorme rilievo mediatico che ha suscitato il caso da sempre ma particolarmente dallโinsorgere della cosiddetta โpista Maglianaโ.
Pista sorta con la famosa โtelefonata” che a โChi lโha visto?โ sostengono di avere ricevuto il 16 luglio 2005, ma della quale i magistrati non hanno trovato nessuna traccia. Probabilmente si tratta quindi di una registrazione fatta ad hoc e portata a bella posta nella redazione. Ricordiamo che nel settembre 2005 era vivissima lโattesa per il film Romanzo criminale, tratto dallโomonimo romanzo di strepitoso successo scritto dal magistrato Giancarlo De Cataldo. Che andasse a finire come รจ finita era prevedibile e previsto da Blitz ย giร il 20 novembre di due anni fa.
Come che sia, le 84 pagine firmate da Pignatone descrivono un cane che si morde la coda a partire dall’inizio del fatidico settembre 2005. Vale a dire, per ben 10 anni. Durante i quali i magistrati sono stati impegnati a raccogliere quanto “Chi l’ha visto?” andava seminando con disinvoltura. Compreso dal 2013 il โflauto di Emanuelaโ e le โrivelazioniโ di quel Marco Accetti che Pignatone vuole venga accusato e processato per calunnia e autocalunnia spiegando il perchรฉ:
โLa storia raccontata da Marco Accetti non รจ credibile ed รจ frutto di un lavoro di sceneggiatura scaturito dallo studio attento di atti e informazioni acquisite negli anni da parte di un soggetto ansioso di protagonismoโ.
