
ROMA – Mistero Emanuela Orlandi e dintorni. Qualcuno mi ha spedito nei giorni scorsi per posta, con busta che reca sui francobolli il timbro postale di Roma, il cosiddetto memoriale di Marco Fassoni Accetti, il fotografo e regista indipendente meglio noto con il nome dโarte ricavato con lโaggiunta del cognome materno Fassoni.
– tutta la narrazione รจ un lungo collage di cose note, scritte su articoli e libri, e di affermazioni impossibili da verificare, come per esempio le scene descritte dellโorganizzazione del finto rapimento delle due ragazze e della presenza tra gli organizzatori di defunti come Enrico De Pedis. Accetti รจ arrivato a copiare da un mio libro del 2010 un particolare della famosa โborsa di prodotti di bellezza Avonโ che smentisce quanto affermato da chi dice di avere visto Emanuela nel pomeriggio del giorno della scomparsa mentre passava a piedi davanti a Palazzo Madama diretta alla scuola di musica Ludovico da Victoria in piazza S. Apollinare;
– questa sfilza di infiniti particolari disseminati su articoli di giornali e libri puรฒ essere stata messa assieme con pazienza certosina dalla lunga frequentazione da parte di Accetti della postazione Internet della biblioteca di Villa Leopardi, a pochi metri da dove abita. Frequentazione della quale ho giร parlato su Blitz con un apposito articolo ( https://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/mistero-orlandi-silvana-fassoni-madre-di-1855069/ );
– la mania dei โcodiciโ, ben 31, messi assieme nei modi piรน impensabili per far capire โa chi di dovereโ che le ragazze erano state rapite e per depistarli, รจ tale da averne messi assieme talmente tanti da indurre a pensare che i โchi di dovereโ fossero degli emerito cretini o duri di comprendonio;
– Accetti chiamandolo Servizio DโInformazioni della Sicurezza Militare o sbaglia clamorosamente il vecchio nome del nostro servizio segreto militare, il cui acronimo SISMI sta per IServizio Informazioni e Sicurezza Militare, oppure parla a vanvera;
Dai rapidi accertamenti che ho condotto, il memoriale risulta vero. Contiene cioรจ tutto ciรฒ che Accetti ha raccontato ai magistrati in vari interrogatori. I titolini in grassetto corsivo sono messi da Blitz. La nota tra parentesi quadra รจ mia.
Cominciamo dal vedere come si presenta Accetti per rendere credibile il suo racconto:
Negli anni โ60 frequentai le elementari presso il collegio SantโEugenio sulla via Cassia. Nel 1967 feci le scuole medie nel collegio San Giuseppe Istituto De Merode presso piazza di Spagna. Il direttore spirituale e mio confessore era Don Pierluigi Celata, che proprio in quegli anni entrava a far parte del servizio diplomatico dello Stato Cittร del Vaticano. Attraverso di lui conobbi un ecclesiastico, anchโegli diplomatico. Terminato il collegio cercai questโultimo nel 1970 in quanto io, come autore dei miei primi corto e mediometraggi in pellicola 8 e super 8 mm., quali la prima opera, il โBeatrice Cenciโ, necessitavo di abiti talari, oggettistica liturgica e la possibilitร di filmare in ambienti scenograficamente ecclesiali. Attraverso questo sacerdote ebbi , tra il โ71 e โ72 la possibilitร di conoscere altri ecclesiastici, generalmente di origine lituana e francese. Ed รจ per questa comunanza che nel โ72 mi recai ad una manifestazione per la libertร religiosa in Lituania, davanti al Liceo Torquato Tasso di Roma. Ma questa era organizzata dal Fronte della Gioventรน, realtร politica a me sconosciuta per i tanti anni in collegio e conseguente separazione dalla societร civile. Gli attivisti incendiarono e distrussero quanto trovarono innanzi. Arrivรฒ il reparto Celere della p.s. , tutti fuggirono ed io rimasi basito e perplesso con i volantini in mano. Fui arrestato e processato. I miei amici sacerdoti stigmatizzarono lโessermi accomunato ad una realtร di destra, ma riconobbero il mio idealismo, la partecipazione, il mio โoffrirmiโ. Ecco, credo che tutto quel che seguirร , pricipi da qui, da questi apprezzamenti a me rivolti.
Cominciai a frequentare i cineclubs, le proiezioni dโessai, ed รจ in questi millieu , che scoprii il mio essere naturale โdi sinistraโ, che ben si coniugava con le mie radici di educazione sinceramente cristiana. Questi sacerdoti appartenevano allโarea di monsignor . Bakis, lituano vissuto in Francia, che entrรฒ intorno al โ73 โ โ74 nel Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa. Approssimativamente, verso il โ76 โ โ77, uno dei suddetti sacerdoti diplomatici, sapendo della mia ininterrotta attivitร cinefotografica mi chiese se, in virtรน di queste mie capacitร , e vista la conoscenza e fiducia che riponeva in me, potessi aiutarlo a cine – foto riprendere alcuni esponenti del clero che avevano il โvezzoโ di riferire notizie delle attivitร del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa a non meglio identificate persone riferibili a certi circoli dโinteresse โoccidentaleโ. Mi si fornรฌ unโattrezzatura maggiormente sofisticata e nei mesi a venire mi trovai a fotografare un qualcuno che usciva da un portone e si poteva incontrare con un qualcun altro, ed altre situazioni simili, operando anche attraverso lโinterno camuffato dโun autovettura. (โฆ) Spesso ci trovavamo ad operare nei pressi del Club di Roma. Attenzionavamo i colloqui che intercorrevano tra il Segretario del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa, monsignor Silvestrini, ed i capi delegazione stranieri, che avvenivano il giovedรฌ ed il sabto pomeriggio. Facevo capo solo alla sopraddetta persona e non ero contraccambiato se non con lโottenere lโuso di attrezzatura cinematografica per le mie creativitร : cineprese 16mm. con pellicola ed altro.
Vediamo ora come Accetti descrive, anno per anno a partire dal 1978, lโasserita e mai provata attivitร della โfazione vaticanaโ, la cui esistenza non รจ stata mai provata e alla quale Accetti afferma di avere fatto riferimento. Accetti descrive anche le asserite sue azioni allโinterno della โfazioneโ:
Nel 1978, con lโavvento del nuovo Pontefice Giovanni Paolo II, i nostri intenti erano di smascherare e neutralizzare le realtร diplomatiche e politiche della Cittร Stato del Vaticano che volessero danneggiare la cultura dialogica diplomatica con le nazioni del Patto di Varsavia, ed estensivamente ogni operazione di propaganda a nocumento delle suddette nazioni.
1979
Con la morte del Card. Villot e il nuovo governo della Chiesa, monsignor Bakis venne nominato sottosegretario del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa. Nella sua autovettura, una Fiat, posizionammo una microspia funzionante quando questi recava con se una personalitร da monitorare. Diplomatici della sua area svolgevano funzioni tra gli Officiali Maggiori di 2ยฐ classe. Sono Consiglieri di Nunziatura, Uditori di Nunziatura e segretari. Ed รจ in questa realtร che si viene a creare un interesse comune di intenti diciamo โprogressistiโ. Si forma una sorta di ganglio interno che cerca di ispirare le scelte della Segreteria diretta da monsignor Silvestrini. Questo nucleo si avvale di pochi elementi, generalmente lituani e francesi, posti anche in altre entitร curiali quali persone vicine a monsignor Martin della Prefettura della Casa Pontificia ed altre vicine a monsignor Deskur nella Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali. Si avvantaggia dellโausilio di alcuni laici nella Giunta guidata dal Marchese Sacchetti nel Governatorato. Inoltre due elementi nella Congregazione De Propaganda Fide, altri vicini al Card. Vagnozzi nella Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede e nellโex- gendarmeria. Una realtร diplomatica che ha buone relazioni con gli ambienti della stampa interna, nelle amministrazioni Palatine.
Chiesi ausilio per la mia โattivitร โ ad un altro ex-compagno del Collegio San Giuseppe Istituto De Merode. Di costui potevamo avvantaggiarci in quanto aveva un parente in buoni rapporti con la diplomazia della Gran Bretagna e della Jugoslavia. Questโultima nazione, in quel momento storico, era lโunica tra le nazioni โoltrecortinaโ a mantenere rapporti diplomatici con lo Stato Cittร del Vaticano. Inoltre aveva una stretta amicizia con monsignor Silvestrini, Segretario del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa.
Nella primavera del โ79 il Pontefice, contravvenendo alla disposizione del suo predecessore Papa Montini, che per motivi di opportunitร aveva stabilito che nella Costituzione dellโAmministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, la stessa dovesse essere sempre posta sotto lโegida ed il controllo della Segreteria di Stato, decise contrariamente di affidare detta amministrazione alle cure del Card. Caprio. Noi interpretammo questo gesto come un sottrarre competenze alla Segreteria di Stato, nella considerazione inoltre che il Card. Caprio, giร Internunzio in Cina ed espulso dalla stessa per il suo accanimento anticomunista, avrebbe condotto una politica economica contraria alla nostra parte. Inoltre questa personalitร era Consultore della Pontificia Commissione per la Revisione del Codice di Diritto Canonico. Lo โattenzionammoโ anche con la presenza di microspie messe nel suo studio, sotto un bordo di moquette color giallo. In seguito ad operazioni di pressione il Pontefice decise di revocare la Sua stessa decisione, riconducendo lโApsa sotto il controllo della Segreteria di Stato e promuovendo il Card. Caprio a presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, la cui presidenza era vacante essendo deceduto, verso la fine del 1980, il Card. Vagnozzi.
Verso lโinizio dellโestate 1979 controllavo le uscite del Collegio Pangermanico su via Santa Maria dellโAnima, mentre il signor Alรฌ Giama controllava le altre uscite dello stesso collegio sulla piazza della Pace. Era questi un ingegnere somalo da me avvicinato mesi prima al Russicum, frequentato da ambedue. Mi raccontรฒ di un suo viaggio in Unione Sovietica. Aveva alcuni interessi che non rammento nel quartiere dello stesso Russicum. Gli chiesi di collaborare, senza metterlo al corrente piรน di tanto. Una certa sera di quellโestate ero presso la mia abitazione quando mi chiamarono dicendomi che il Giama era perito in un incendio. Avevo appuntamento con lui nel pomeriggio dellโindomani. Mi recai immediatamente sul posto e lo vidi sotto un telo nel colonnato del Tempietto della Pace, verso la mezzanotte ca. Notai che gli addetti al trasporto funebre, rimuovendolo lasciarono cadere in terra alcune parti dei grossi brandelli della giacca del Giama. Pensai che allโinterno potessero trovarsi degli appunti riferibili alla nostra attivitร comune. Sono tornato verso lโalba e ho recuperato le stoffe ripromettendomi di ispezionarle presso altra sede. Giorni dopo mi contattรฒ il commissario Paul Nash, il quale mi chiese di seguirlo presso la Questura Centrale, dove mi mostrรฒ alcune fotografie, scattatemi dallโalto del Collegio Pangermanico, mentre prelevavo le stoffe. Mentii raccontando che tale materiale mi serviva da esporre in Piazza Navona in una manifestazione per celebrare la memoria di Alรฌ Giama, le cui cause di morte non credo siano da ricondurre allโattivitร giร accennata. Seppi in seguito che quelle foto mi furono scattate da un sacerdote della Germania occidentale, da una delle finestre del Collegio Pangermanico.
Sospettai, ma senza alcuna prova, che dietro quelle fotografie ci potesse essere lโinteressamento del BundesNachrichten Dienst, il servizio dโinformazioni della Germania Federale. Comunque subodorai la possibilitร di essere negli interessi investigativi dellโallora dirigente del 1ยฐ distretto, dottor Pompรฒ, per cui cercai di dissimulare ulteriormente creando alcune coperture che giustificassero la mia presenza in quellโarea attraverso lโuso prezzolato di Mario Appignani. Costui era un personaggio esemplare per operare certe coperture come in futuro lโadottare da parte mia il travestimento da Roberto Benigni. Architettai di voler organizzare in piazza delle manifestazioni in omaggio di Alรฌ Giama e di denuncia delle sue condizioni di emarginazione. In seguito, con la complicitร di Mario Appignani creai del trambusto in piazza Navona, il cui risultato esulรฒ dalle mie aspettative, con alcune conseguenze legali, laddove Mario Appignani, io ed alcuni miei compagni fummo fermati dagli agenti del primo distretto di Pubblica Sicurezza, innanzi al portone del Senato.
La mia parte era a conoscenza che allโinterno di quel flusso in progresso che avrebbe portato alla costituzione definitiva del sindacato Solidarnosc, vi era un piccolo nucleo che si stava organizzando nella Germania Federale, il cui intento era organizzare una reazione di insurrezione popolare nel caso si fosse verificata unโinvasione da parte delle truppe del Patto di Varsavia. Il sospetto e il pericolo era che questo nucleo potesse o volesse compiere delle provocazioni tali da favorire la suddetta invasione ed ottenere il consenso internazionale e la stigmatizzazione estensivamente degli stati a carattere comunista. Il nostro problema era che avevamo notizia che alcuni finanziamenti verso questa suddetta entitร giร cominciavano a fluire da alcuni attori dello Stato Italiano e dallo Stato Cittร del Vaticano. Per contrastare questa realtร la mia parte operรฒ delle pressioni affinchรฉ la visita del Pontefice in Polonia potesse essere rimandata sine die.
Tra alcune attivitร vi fu quella di lasciare nel territorio della nazione francese (nazione scelta in quanto per tradizione si occupava della sicurezza al Pontefice) alcune โvociโ che riferivano di un possibile attentato al Pontefice da parte del KGB durante il soggiorno del Pontefice in terra polacca. Controllammo lโiter di consegna dellโinformativa presso la Cittร Stato del Vaticano e facemmo in modo che ad essere prescelto come terminale della stessa fosse lโabate dei Premonstratensi Calmels, che era persona molto vicina a monsignor Backis, sottosegretario al Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa, di cui la mia parte faceva riferimento diplomatico โ politico, senza che egli ne fosse stato mai coinvolto. Lโoperazione comunque fallรฌ e il viaggio fu realizzato. Fu operato un gesto a moโ di codice e monito attraverso lโadoperare certi esponenti della mala vita nel far loro compiere un furto, presso un Istituto religioso, di quadri appartenenti a monsignor Ausiello, che credo fosse in carica presso la Segreteria di Stato.
In novembre si tenne lโannuale riunione plenaria del Sacro Collegio dei Cardinali. Fu favorita la soluzione dei debiti della diocesi del Card. Hume in Inghilterra, altra notevole figura di riferimento della nostra parte. Una nuova contingenza nacque dal fatto che il pontificato di Montini aveva lasciato un notevole deficit finanziario nella Cittร del Vaticano, per cui la suddetta riunione affrontรฒ lโemergenza con un intervento da noi molto temuto del Card. Caprio. Per la sua area politica procurare nuovi fondi significava ottenerli demagogicamente attraverso una strategia di consenso popolare internazionale presso le varie diocesi basata sullโesasperazione dellโanticomunismo. Ed รจ in questa realtร che la Staatssicherheit , allarmata da quanto esposto, ci chiese di indagare. Tengo a precisare che i rapporti con la Staatssicherheit erano sempre e solo per boicottare qualunque possibile sfruttamento da parte di terzi nei confronti di ogni realtร ecclesiastica a fini di manipolazione e contraffazione. La Staatssicherheit era rappresentata da una sola persona laica, introdottaci da un diplomatico e da un religioso delle Amministrazioni Palatine.
Tra il โ79 e lโ80 monsignor Deskur fece un viaggio nella Germania Federale, dove la Staatssicherheit riuscรฌ a monitorarlo a sua insaputa riguardo la suddetta riunione plenaria di Novembre.
In questโanno vi era la necessitร assoluta di far cessare lโinfluenza del dottor Thomas Macioce e del Card. OโConnor nei confronti dellโIstituto Opere di Religione. Consideravamo monsignor Marcinkus un semplice esecutore della volontร delle suddette personalitร . Ma la sua defenestrazione avrebbe comportato comunque il cessare di quella politica economica ed anche dei finanziamenti alla cellula radicale polacca in territorio della Germania occidentale. Pensammo di coinvolgerlo in un fatto di false testimonianze in cui due signore di diversi ambienti, e non conoscenti tra loro, potessero accusarlo di fatti di molestia sessuale o altro. Considerammo alcune appartenenti al Sovrano Ordine dei Cavalieri di Malta, quali Dame dโOnore e Devozione, di Grazia e Devozione. La scelta dellโOrdine dei Cavalieri di Malta fu operata in quanto, in questa associazione vi erano iscritte persone appartenenti agli interessi a noi contrapposti, tali lโAvv. Umberto Ortolani , il dottor Thomas Macioce e il dottor Santovito, preposto al Servizio DโInformazioni della Sicurezza Militare.
Tra molte altre signore prese in considerazione ci si indirizzรฒ verso la baronessa Rothschild, in quanto la famiglia Rothschild era spesso consultata in ordine finanziario dallโAmministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. Inoltre la Baronessa era vicina a persone di nostro riferimento, tale il Delegato Apostolico Bruno Heim in Londra. Costui favorรฌ la nomina del Card. Hume, unโautoritร appartenente alla nostra parte culturale, presso la diocesi di Westminster nel 1976. Il delegato Heim e la baronessa frequentavano gli stessi ambienti di studio di araldica. Queste altolocate signore avrebbero dovuto riferire che nel corso della loro โliasonโ con il monsignor Marcinkus, costui aveva lasciato trapelare alcune informazioni particolarmente riservate riguardanti la materia dellโ Istituto Opere di Religione. Per questa operazione ci ispirammo ad una precedente strategia di alcuni giornalisti del โRudรจ Pravoโ che collaboravano con lโallora servizio dโinformazioni cecoslovacco, che irretirono un diplomatico italiano attraverso โlโusoโ di una signora per carpirgli informazioni riguardo lโattivitร della delegazione italiana. Costui fu poi considerato a sua volta un fiancheggiatore con il nomignolo di โArturโ.
1980
Nei primi mesi dellโ80, presso alcuni ecclesiastici vicini al Pontefice fu rinnovata lโinformazione di un possibile attentato da parte del KGB. Informazione come sempre posticcia e tendente ad ottenere attraverso la minaccia il blocco dei finanziamenti alla cellula radicale polacca.
Nellโestate del 1980 un membro della nunziatura in Turchia, appartenente allโarea cultural โ politica di monsignor Bakis, giร nunzio apostolico nella stessa nunziatura negli anni precedenti, fu contattato da un esponente del Pol โ Der (Sindacato di polizia con orientamento di sinistra) che lo mise al corrente dellโesistenza allโembrione di un progetto di attentato al Pontefice da parte degli idealisti turchi, come reazione ad un assalto contro le strutture della Mecca di un gruppo di fondamentalisti verificatosi nel novembre precedente del โ79, e i cui mandanti si riteneva fossero da ricercare in presunte intenzioni cristiano โ occidentali. Questo assalto era stato preceduto di pochi giorni dallโannuncio dellโintenzione di Papa Giovanni Paolo II di recarsi in visita nella stessa nazione turca.
Decidemmo di sfruttare questa informativa per i nostri fini di pressione, e la comunicammo ad uno dei membri della delegazione della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali, in quel momento presente in Turchia, facendo credere che allโorigine di tale progetto di attentato non vi fosse la reale motivazione di una reazione allโassalto contro la Mecca e concomitante visita del Pontefice, ma bensรฌ lโistituzione del KGB, che indirizzava gli idealisti turchi a compiere un attentato con la falsa motivazione che, come riferivano in quel tempo alcune fonti islamiche ed iraniane che, ad apparire a Fatima non fu la cattolica Vergine Maria, ma bensรฌ una delle figlie di Maometto. Questa nostra manipolazione fu eseguita anche per contrastare monsignor Hnilica, gesuita slovacco, che tra lโaltro scrisse un libro in cui raccontava lโattentato al Papa, tra Fatima e lโUnione Sovietica, la cui prima uscita fu in Germania, credo nel 1982 o 1983. Costui zelava per la consacrazione della Russia attraverso un continuo ispirarsi alla realtร di Fatima e massimamente indirizzava finanziamenti (attraverso la sua fondazione, ente morale, Pro Fratribus, con sede in Grotta Ferrata) al giร detto nucleo radicale polacco che si stava formando nel territorio della Germania Federale.
Presidente della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali era monsignor Deskur, intimo conoscente del Pontefice, con il quale sapevamo chโera spesso uso ad intrattenersi telefonicamente, specialmente la sera. Per il tramite di detto monsignor Deskur noi informavamo il Pontefice del predetto tentativo di attentato in germe. monsignor Deskur fu sostituito da un sacerdote scozzese, Andrew. Cercammo di controllarlo attraverso le conoscenze di monsignor Backis, il quale prima di essere nominato sottosegretario si occupava di fatti riguardanti la Gran Bretagna. Nellโautunno, durante la visita del Pontefice presso lโUniversitร Urbaniana al Gianicolo, una nostra persona della Congregazione De Propaganda Fide entrรฒ in contatto con esponenti vicini allโentourage papale rinnovando lโavviso dellโattentato. La scelta dellโuniversitร Urbaniana fu operata non tanto perchรฉ sede di una nostra persona della Congregazione De Propaganda Fide, ma per la vicinanza a Villa Abamelek, sede dellโambasciatore sovietico. Fu fatto credere che lโecclesiastico di De Propaganda Fide ricevesse informazioni da un addetto diplomatico della villa suddetta.
Stesso avviso lo facemmo pervenire attraverso alcuni membri dellโorganizzazione turca di sinistra Dev โ Sol, spacciatisi per appartenenti ai Focolari Idealisti, alle autoritร della Germania Federale durante la visita del Pontefice in questa nazione. Nel corso di questa occasione il Pontefice, rispondendo a delle domande giornalistiche dimostrรฒ di essere al corrente dellโinfluenza da noi esercitata nel creare un allarme e una suggestione attraverso il possibile attentato legato allโevento di Fatima.
Nel corso del 1980 il Segretario di Stato Card. Casaroli chiese al Pontefice lโopportuna rimozione di monsignor Marcinkus dalla presidenza dellโIstituto Opere di Religione. Ma gli fu risposto che stante la grave crisi politica in Polonia si sarebbe dovuto soprassedere.
Convertimmo il ruolo che sarebbe spettato alle due signore per le pressioni su Marcinkus nella scelta di due giovani ragazze ed un ancor piรน giovane ragazzo, per richiamare le figure dellโepisodio di Fatima. Lโuso di queste simbologie estreme avrebbe dovuto contribuire al condizionamento di monsignor Hnilica minacciandolo di rivelare la sua attivitร di finanziamento illecito ed al tempo stesso, occultandosi con fatti apparentemente inverosimili, deviando una qualunque possibile investigazione esterna.
Ci pervenne la notizia della scomparsa della Baronessa Rothschild. Noi pensammo trattavasi di responsabilitร dellโaltra parte e lโaltra parte sospettรฒ di noi. Ma certamente questa scomparsa fu un fatto a tutti noi estraneo. Uno dei miei sodali mi raccontรฒ in seguito di aver spedito dei telegrammi riportanti dei codici che giร contemplavano la possibilitร di scegliere una o due delle ragazze nella palazzina abitata dagli Orlandi: si citava il luogo 3, cosรฌ indicando la palazzina degli Orlandi ma non ne ricordo il motivo per cui questa palazzina fosse associata al Nยฐ3, e inoltre si citava lโanagramma parziale di Orlandi, Roland.
Ed ecco Agca, manovrato a piacimento tra servizi segreti vari, diplomatici e trame internazionali varie:
Come ho giร detto, in Turchia nellโestate dellโ 80, il Pol โ Der comunicรฒ a persona appartenente allโarea del giร nunzio apostolico monsignor Backis dellโintenzione da parte degli idealisti turchi di attentare al Pontefice. Una nostra persona contattรฒ detti idealisti qualificandosi come appartenente ad un gruppo cultista sudamericano in polemica con il Pontefice per la sua troppo flebile opposizione ai paesi del Patto di Varsavia. Si offriva loro un appoggio logistico nella cittร di Roma cercando di mitigare le loro intenzioni facendo presente che la morte del Pontefice altro non avrebbe ottenuto che il risultato di esaltare ancor piรน la sua stessa Figura ed il cristianesimo per esteso. Altresรฌ, con le semplici minacce, si poteva condizionare ed ottenere maggiori risultati nelle intenzioni anticomuniste. La presenza di Agca in Roma era finalizzata al farlo apparire in determinate udienze e convegni per essere fotografato al fianco di determinati personaggi ecclesiali, ai quali in seguito sarebbe stata fatta pervenire lโidentitร reale di quel semplice โstudenteโ. Questo era lo status con cui fu sempre presentato. Uno studente universitario in contatto con la Segreteria per i non cristiani. La minaccia consisteva nel far โcircolare la voceโ di poter essere dei fiancheggiatori del signor Agca, con le fotografie effettuate da un fotografo a noi contiguo dellโAgenzia Kappa.
Agli idealisti fu fatto credere che la presenza di Agca in queste occasioni ecclesiastiche fosse per il fine di esercitar pressione su alcuni prelati attestati su posizioni vicine allโeurocomunismo.
Personalmente procurai per lui lโalbergo Archimede in via dei Mille, che conoscevo per mia scienza personale in quanto cliente di un negozio di cine- fotografia nei pressi dello stesso, come anche lโalbergo Imca di piazza indipendenza, la cui palazzina frequentavo per via di una palestra di attrezzistica.
I nostri contatti tramite con il signor Agca furono condotti da 2 persone della Congregazione De Propaganda Fide. Costoro conducevano lineamenti fisici orientali, per confondere Agca. Si incontravano con lui presso un appartamento in via Belsiana, nelle pertinenze di una persona conosciuta presso il Collegio San Giuseppe Istituto De Merode.
Preciso che le โvociโ che arrivarono agli ambienti del Pontefice furono messe in circolazione prima del viaggio in Polonia del โ79, nei primi mesi dellโ 80 e nellโestate dellโ 80.
1981
Intensificammo le pressioni per ottenere benefici a favore della politica dialogica con i paesi dellโest, facendo credere che il progetto dellโattentato potesse manifestarsi proprio in questo momento storico, visto il verificarsi di una grande manifestazione di protesta avvenuta in marzo nella nazione polacca e il ritrovamento delle liste della Propaganda2 che di fatto mettevano in crisi la struttura di sicurezza dello Stato italiano, nonchรฉ la nuova politica militare del presidente statunitense Reagan dellโistallazione degli euromissili.
Verso la fine di aprile una detta societร โMariusโ operรฒ alcuni acquisti nel settore immobiliare e noi facemmo credere che Marcinkus potesse averne alcuni interessi.
La domenica precedente il mercoledรฌ dellโattentato facemmo credere che lo stesso si potesse verificare durante lโinaugurazione del Congresso Internazionale sulle Vocazioni.
Il giorno precedente lโattentato si operรฒ un ulteriore ultimo annuncio durante la visita del Pontefice presso una struttura della Sanitร Vaticana, credo in via Pio X. Lโultimo albergo, Isa, dove Agca soggiornรฒ, fu scelto per la stretta vicinanza alla sede di Osservatorio Politico dellโavvocato civilista Pecorelli, il quale era nei nostri interessi per il rapporto che costui aveva con monsignor Bruno, e come ulteriore codice per il nome dellโalbergo โIsaโ, che in lingua araba e turca significa โGesรนโ. monsignor Bruno era italoamericano, abitante come monsignor Marcinkus presso Villa Stritch ed Officiale Minore e capo dellโufficio inglese presso la Congregazione per il Clero, il cui prefetto era il Card. Oddi. Facemmo presente al signor Agca che in caso di suo arresto avremmo cercato di liberarlo con il sequestro di un diplomatico. Promessa che comunque non avremmo assolutamente mantenuto perchรจ che aveva lโunico scopo di tranquillizzarlo.
Gli idealisti non accettarono la nostra proposta di esprimere lโattentato con la sola presenza del volto noto di Agca in piazza, e che da noi sarebbe stato fotografato e la sua immagine diffusa a monito e minaccia, e facendo ritrovare sotto il furgone postale unโarma che riportava, oltre alle sue impronte, anche un origine riconducibile ad ambienti di destra. Inoltre in albergo avrebbe lasciato un foglio con riportati nostri codici. Allora si concertรฒ un solo colpo dโarma da fuoco da esplodere per aria, simulando di aver mancato il bersaglio. Il caricatore avrebbe dovuto montare 13 colpi ed il colpo esploso doveva essere il tredicesimo, come la data del giorno da noi scelto, per lโappunto il 13 maggio, anniversario del fatto di Fatima. Vi era una persona accanto a lui che doveva coprirne la fuga accendendo un fumogeno. Si sarebbero dovuti separare e raggiungere due autovetture in loro attesa lโuna innanzi al palazzo delle Congregazioni e lโaltra innanzi allโAuditorium in via della Conciliazione. Tutto ciรฒ non accadde ed abbiamo sempre pensato a due ipotesi: la prima che vede gli idealisti venir meno autonomamente al patto. La seconda, che possa esserci stato il suggerimento da parte di interessi terzi.
Compare lโespressione โ Chi di dovereโ, modo surrettizio per evitare di far nomi ed essere contraddetto:
Il 20 luglio 1981 Agca, durante il primo processo per lโattentato, dichiarรฒ che โse tra 5 mesi non mi consegnate al Papa farรฒ lo sciopero della fameโ. Noi interpretammo nel modo seguente: โse le persone ecclesiastiche non mi dovessero aiutare io parlerรฒโ. Infatti, dopo cinque mesi, nel dicembre 1981, cominciรฒ il primo contatto con esponenti dei Servizi italiani. Nello stesso mese, il 20 dicembre, usรฒ come extrema ratio lโannuncio dellโinizio di un suo sciopero della fame. Il โ5โ ed il โ20โ sono nostri codici a sua conoscenza.
Inoltre facemmo credere a chi di dovere che la frase โentro cinque mesi farรฒ โฆ โ, essendo stata pronunciata un 20 (luglio), quel โ20โ significasse e ricordasse la condanna del Presidente del Banco Ambrosiano, dottor Calvi, pronunciata un 20, credo del luglio โ82. Per cui ingannavamo alcuni nostri interlocutori portandoli a credere che Agca, da noi istruito, avrebbe dichiarato ufficialmente entro 5 mesi un โqualcosaโ riguardante il Presidente Calvi, il Banco Ambrosiano, LโIstituto Opere di Religione.
Nellโestate dellโ81 fu esercitata una grande pressione nei confronti dellโIstituto Opere di Religione per portare alle dimissioni del suo presidente monsignor Marcinkus.
Nel luglio vi fu il processo ad Agca ed interpretammo una sua frase โSe tra cinque mesi non mi consegnerete al Papa farรฒ lo sciopero della fameโ come una minaccia a rivelare un qualcosa. In effetti dopo cinque mesi, nel dicembre del โ81 cominciรฒ la sua collaborazione con i servizi dello Stato Italiano.
Avemmo notizia che nel mese di settembre monsignor Marcinkus, forse per allentare le pressioni che esercitavamo nei suoi confronti, cercรฒ un contatto con il Servizio dโInformazione della Sicurezza Militare Italiana, servizio che sapevamo aver avuto, nello stesso periodo, un incontro con il Servizio dโInformazione turco MIT. Pensammo che il Servizio della Sicurezza Militare, ammaestrato dalle notizie ricevute da monsignor Marcinkus, si indirizzasse a sua volta al signor Agca.
Nello stesso torno di tempo eravamo a conoscenza che allโinterno del Servizio dโInformazione della Sicurezza Militare sโera creato un nucleo particolare.
In questo periodo sollecitammo anche una pubblicazione su il โGiornale Nuovoโ, facendo riportare un discorso del Pontefice alla Cohors Elvetica, precedente lโattentato, in cui il Papa annunciava un imminente pericolo alla sua persona. Questa nostra iniziativa rientrava in una logica di critica generale sullโinadeguatezza organizzativa della vigilanza alla persona del Pontefice, cui monsignor Marcinkus non era estraneo.
Sapemmo che in ottobre il signor Agca aveva chiesto un primo contatto con i servizi dโinformazione italiana. Contemporaneamente fummo messi a conoscenza di un intensificarsi di finanziamenti alla cellula radicale polacca e di una maggiore conseguente attivitร di organizzazione della stessa nella Germania Federale.
Attraverso persone vicine a monsignor Celata sapemmo che un suo conoscente, un ex- seminarista ed ora ministeriale in rapporto con il Servizio dโInformazione della Sicurezza Militare, avesse redatto unโinformativa fasulla che indicava nellโUnione Sovietica il โmandanteโ dellโattentato al Papa. La mia parte fece sapere ad alcune persone vicine allโex- seminarista di essere a conoscenza del โfalsoโ, e costoro desistettero dallโusare tale informativa. Tra lโaltro questo ex- seminarista informava il suddetto servizio degli โsviluppiโ polacchi.
Marco Accetti comincia a tirare in ballo Enrico De Pedis, in ruoli sempre piรน improponibili perchรฉ sempre subordinati:
Nellโottobre sapemmo dellโomicidio dellโimprenditore Balducci, che da indiscrezioni si diceva perpetrato dal signor Enrico De Pedis. Sfruttammo tali dicerie per far credere allโarea di monsignor Marcinkus che lโomicidio fosse stato effettivamente commesso dal signor De Pedis su mandato di Mario Aglialoro (Pippo Calรฒ), che avrebbe potuto raggiungere nello stesso modo le persone vicino a monsignor Marcinkus, se non la sua stessa persona, per motivi di carattere pecuniario (in futuro usammo come codice, per il fatto che lโimprenditore Balducci aveva una sede in Campo deโ Fiori, il far dire ad un telefonista che la Orlandi fu avvistata proprio in Campo deโ Fiori, e lo pseudonimo Mario Aglialoro conferรฌ ad un altro telefonista il nome di โMarioโ). Nei giorni a seguire fu adoperata la chiesa di Santa Barbara deโ Librari, sita in una traversa della stessa piazza di Campo deโ Fiori, per convocarvi una persona vicina agli interessi del signor Agca, esercitando sulla stessa una pressione affinchรฉ contattando il detenuto Agca lo si convincesse a non intraprendere alcun rapporto con i servizi come egli allโinizio di ottobre aveva annunciato di voler fare.
Quando il signor Agca, durante il primo processo per lโattentato, dichiarรฒ che โse entro 5 mesi non sarรฒ consegnato al Papa farรฒ uno sciopero della fameโ, noi lo interpretammo come un messaggio minaccioso di aiuto: se entro 5 mesi non dovessimo intervenire lui racconterร . Infatti, al termine di quei cinque mesi cominciรฒ a collaborare con i servizi (dicembre โ81). Comunque noi, dopo questo suo appello, producemmo dei finti pedinamenti nei confronti delle figlie del dottor Gugel e del dottor Cibin. A seguire la prima fu un membro dei Focolari Idealisti, mentre per la seconda se ne occupรฒ un membro della Staatssicherheit. Questi pedinamenti dovevano necessariamente essere โnotatiโ dalle due ragazze. Lโintento era dimostrativo, per creare allarme e mettere a conoscenza che si andava organizzando un sequestro nei confronti di cittadini vaticani e conseguentemente rassicurare il signor Agca. Nella documentazione che avrebbe dovuto accertare questa operazione si accostava la fotografia delle suddette ragazze durante la piรน recente udienza presso il Pontefice che le stesse avevano presenziato con la loro famiglia, a delle fotografie da noi effettuate alle ragazze che escono dalla porta sita presso il Palazzo San Carlo.
Sapemmo che Agca intraprese uno sciopero della fame il 20 dicembre. Lo interpretammo come un comunicarci che si accingeva a raccontare ai Servizi, come infatti fece dopo pochi giorni. Il 20 era un codice stabilito con Agca e riconduceva cronologicamente al 20 novembre 1979, giorno dellโassalto alla Mecca.
Alla fine di dicembre i servizi dโinformazione italiani fecero presente al detenuto Agca che, in cambio di una collaborazione e con il perdono del Pontefice giร avuto, avrebbe ottenuto la grazia presidenziale entro i due anni. Da questa informazione in futuro avremmo trasformato lโidea di due ragazze dello Stato Cittร del Vaticano in una sola ragazza vaticana, mentre lโaltra sarebbe dovuta appartenere allo Stato italiano (Gregori). Questo fatto lo apprendemmo da nostra persona del Servizio di Informazioni della Sicurezza Democratica, nei primi mesi dellโanno 1982. Agca lo confermerร credo negli anni โ90. Infatti prima del dicembre 1981 i pedinamenti furono effettuati solo nei confronti di cittadine vaticane; dopo la suddetta promessa la seconda ragazza doveva essere italiana. Il lasso di tempo dei due anni conduce al 1983. Avremmo fatto credere, che il sequestro poteva essere stato concepito dai servizi italiani, che in questo modo corrispondevano Agca per le sue โconfessioniโ.
1982
Febbraio
Abbiamo conoscenza da nostro unico contatto nel Servizio dโinformazione della Sicurezza Democratica che probabilmente Agca ha un accordo con i Servizi Italiani dโInformazione per accusare la delegazione della Repubblica Popolare Bulgara in Italia.
Eravamo al corrente dei rapporti tra una giornalista statunitense ed il vicequestore dottor Pompรฒ, dirigente del I Distretto in piazza del Collegio Romano, dove la giornalista soggiornava. La donna aveva rapporti, tra lโaltro, con lโavvocato del detenuto Agca, Pietro DโOvidio. Per quanto ci riguarda noi ritenevamo che le false accuse alla delegazione bulgara avessero avuto origine proprio nei contatti intercorsi tra le persone sopracitate, ed escludevamo la tanto sospettata da molti giornalista Claire Sterling.
Nei primi dellโaprile dellโ82, o forse era nellโ aprile โ83, al Segretario di Stato, Card. Casaroli, furono fatte presenti, in Piacenza, alcuni gravi emergenze da affrontare riguardanti lโIstituto Opere di Religione. Ed Egli dimostrรฒ di voler usare estrema, generica prudenza.
Ci fu detto, con beneficio dโinventario, che lโattentato al dottor Rosone fu effettuato in quanto lo stesso era a conoscenza che nei due mesi precedenti il Presidente dellโAmbrosiano, Calvi, avesse erogato un cospicuo finanziamento nei confronti della cellula radicale del Sindacato Solidarnosc, ed intendeva, per il futuro, opporsi a nuovi siffatti finanziamenti. Lโattentato per gambizzarlo, a detta di chi ce lo raccontรฒ, era da interpretare come una specie di avvertimento a non ostacolare nuove iniziative finanziarie.
Ai primi di maggio Agca comincia la sua collaborazione, indicando solo nei โFocolari Idealistiโ i mandanti dellโattentato. Nello stesso mese fomentiamo dissensi interni dei dipendenti laici della Cittร del Vaticano, che culmineranno con una manifestazione silenziosa che raggiungerร il giornale โLโOsservatore Romanoโ. โColtivavamoโ il malessere dei dipendenti laici, che generalmente non avevano contratto, pensione, ferie, riportavano stipendi bassi e possedevano solo la tredicesima. Gli stipendi variavano tra le 300.000 e le 800.000 lire. Un Principe della Chiesa prendeva intorno al milione e quattrocentomila lire.
In questo periodo creammo dei filmati fittizi rappresentanti delle torture ad una ragazza e, alternativamente, ad una donna, per mostrare secondo necessitร queste videocassette a personalitร allโinterno dei fatti dellโAmbrosiano, facendo credere che fossero sevizie reali e che eventuali figlie e mogli avrebbero potuto subire la medesima sorte.
Il presidente Usa Ronald Reagan e papa Wojtyla si incontrano il giorno 7, ed ecco che Accetti e la sua โ azioneโ prendono il numero 7 come ennesimo โcodiceโ… Questa volta per lโโoperazione Gregori”:
7 giugno
Incontro tra il Pontefice ed il Presidente statunitense Reagan, nel quale sappiamo stabilirsi intese per maggiori finanziamenti al Sindacato Solidarnosc. Il โ7โ sarร scelto ed usato come codice per il giorno in cui principierร lโoperazione della Gregori (7 maggio โ83).
Inoltre in questo incontro elessero Bruxelles come luogo deputato ad ogni operazione di sostegno nei confronti del suddetto sindacato. Allโuopo la mia parte cercava di arginare lโingerenza della Cittร del Vaticano, condizionando lโallora Nunzio Apostolico in Belgio, Arcivescovo Eugenio Cardinale, intervenendo particolarmente nelle pertinenze del suo co-consacratore, Sua Eminenza Sergio Pignedoli.
Allโinizio dellโestate 1982 sappiamo da indiscrezioni che Agca intende nominare anche membri diplomatici bulgari.
Verso lโautunno โriconoscimentoโ giudiziario del signor Agca di membri della Delegazione Bulgara. Nostro sospetto nel contemporaneo avvicendamento dei direttori preposti alla guida del Service de Documentation Exterieur francese per ben due volte.
Nel novembre โ82, durante riunione del Sacro Collegio dei Cardinali, la nostra parte appoggia interventi di critica sostanziale nei confronti della conduzione dellโIstituto Opere di Religione, particolarmente lโintervento del Card. Hoeffner.
โLโImprenditore” in piena azione:
Imprenditore
Sapemmo che si sospettava il signor De Pedis come mandante dellโomicidio dellโavvocato civilista Pecorelli. Facemmo credere che il signor De Pedis fece eseguire questo omicidio per corrispondere gli interessi di monsignor Marcinkus, in quanto lโavvocato, in una sua pubblicazione presso la rivista Osservatorio Politico, aveva inserito il nome del Monsignore in una presunta lista di ecclesiastici iscritti alla massoneria. In seguito sapemmo che lโimprenditore era tra i finanziatori della cellula di Solidarnosc.
Dopo la morte del Presidente dellโAmbrosiano, Calvi, venne meno la compattezza di quellโ insieme di persone che a lui prestava fondi, e fu quindi agevole convincere il signor De Pedis a collaborare limitativamente con noi. Lโinteresse del signor De Pedis sarebbe stato quello di recuperare quanto prestato al Calvi, ma a questa operazione si sarebbe opposto monsignor Marcinkus. Si fece presente allโimprenditore che era necessaria la rimozione del Monsignore o la sconfitta della sua linea politica. Inoltre si vociferava che lโimprenditore avesse operato anche nellโomicidio del signor Balducci, il quale, sempre si diceva, fu assassinato per non aver restituito ingenti somme prestategli. Per cui, nei confronti di persone vicine a monsignor Marcinkus, fu fatta presente questa similitudine della situazione del Monsignore con il signor Balducci.
La partecipazione dellโimprenditore fu compartimentata da ogni ambiente che lo stesso fosse uso frequentare. Gli chiedemmo di usare un numero esiguo di persone a lui vicine.
Allโambiente di Monsignor Marcinkus fu fatto credere che il primo organizzatore del finto sequestro fosse lโimprenditore De Pedis, che inoltre minacciava di assassinarlo per conto di entitร mafiose: da qui la scelta del nome โMarioโ(Mario Aglialoro, alias Pippo Calรฒ) e la telefonata di Pierluigi dal ristorante (ristorante di Torvaianica frequentato, come lโambiente di Marcinkus era a conoscenza, da persone dellโambiente del signor De Pedis). La nostra parte, facemmo credere alla nostra controparte, poteva gestire il signor De Pedis e fermarlo nelle sue intenzioni criminali se fossero state accolte le richieste. Inoltre il signor De Pedis era vicino ad ambienti neo-fascisti italiani e ciรฒ si prestava come ulteriore copertura nelle azioni miranti a far ritrattare le calunnie di Agca nei confronti della delegazione bulgara. Il signor Agca, per i suoi rapporti con la destra, forniva un tipo dโinterpretazione dellโattentato al Papa. Il signor De Pedis, per i suoi rapporti neo-fascisti ne forniva un altro per il finto sequestro. Fu per questo motivo che vennero mostrati in pubblico, con il loro volto e senza infingimenti. La scelta della piazza di Campo Deโ Fiori come luogo fittizio in cui fu avvistata la Orlandi era un codice per ricordare lโomicidio Balducci, in quanto lo stesso aveva un esercizio posto nella stessa piazza. Come anche il nome โBarbarellaโ riconduceva alla chiesa di Santa Barbara deโ Librari, posta nellโimmediata adiacenza della piazza.signorsignorsignorsignorsignor
Come e perchรฉ nasce lโidea dei due asseriti finti sequestri:
Idea finto sequestro
Il finto sequestro, fin dalla sua concezione, doveva restare una mera minaccia, che si manifestava attraverso palesi pedinamenti, che avrebbero dovuto creare un allarme.
Lโidea iniziale del finto sequestro venne con la promessa ad Agca di liberarlo con il sequestro di un diplomatico vicino agli ambienti della Cittร del Vaticano. Prima di questo, nellโ80, cโera solo lโintenzione di minacciare monsignor Marcinkus con la fittizia testimonianza di due donne adulte.
Il finto sequestro sarebbe diventato operativo solo in caso il signor Agca avesse manifestato lโintenzione di raccontare la sua partecipazione al finto attentato. Infatti non ci adoperiamo fino al maggio โ82, mese in cui lo stesso comincia a calunniare la Delegazione bulgara. Poi si aspettรฒ lโ83 per ispirarci alla promessa dei Servizi dellโ81, che entro due anni sarebbe stato graziato se avesse collaborato.
1983
Nei primi mesi del โ83 ci si chiede di creare unโazione che faccia comprendere come non meglio identificati Servizi occidentali cerchino dโinfluire sulle indagini per lโattentato al Pontefice.
Sappiamo di ispezione giudiziale nella dimora di Antonov.
Verso Marzo dellโ83 persone vicine alla Staatssicherheit sono a conoscenza del prossimo incontro, la cui data รจ da definirsi, tra il Pontefice e il detenuto Agca, che potrebbe essere strumentalizzato in chiave anticomunista. In veritร , oltre che neutralizzare tale rischio si deve rendere tale incontro in valenza positiva, per cui cominciamo ad adoperarci ad organizzare quello che sarร il finto sequestro della Orlandi e lโuso di un ragazzino per fittizie accuse di pedofilia. Nei mesi dopo sceglieremo tale โStefanoโdi dodici anni, di Corso Vittorio Emanuele II. Al tempo stesso sono necessarie alcune misure per contrastare lโuso politico che il Giudice Martella sta adoperando nei confronti delle sue stesse indagini.
Nel corso di questi mesi operammo una grande pressione per far revocare il titolo di Gentiluomo di Sua Santitร allโavvocato Ortolani.
Operammo altra pressione su monsignor Tucci affinchรฉ lasciasse la sua carica di membro del Consiglio Direttivo della Universitร di Georgetown, in quanto la stessa era incompatibile con la presenza di alcune personalitร .
Verso Marzo la Costituzione Apostolica โUt Sitโ diventรฒ esecutiva. Vi contribuรฌ massimamente il Nunzio Apostolico presso lo Stato Italiano monsignor Carboni (e in seguito, nelle pressioni operate per ottenere lโappello del Presidente della Repubblica Italiana Pertini, furono compiute delle rappresaglie per il suddetto comportamento del Monsignore).
Nel corso degli stessi mesi avemmo lโimpressione che il Pontefice si apprestasse a sostituire monsignor Marcinkus alla guida dellโIstituto Opere di Religione con il dottor Stoppa della Sezione Ordinaria della Prefettura per gli Affari Pubblici della Chiesa.
Prima si pensa a Mirella Gregori, procurandole anche il ragazzo del quale doveva innamorarsi:
7 maggio
Gregori.
Ricordando che alla fine di dicembre 1981 i Servizi dโInformazione italiani fecero presente al detenuto Agca che, in cambio di una collaborazione con la Magistratura, con il perdono del Pontefice giร avuto, avrebbe ottenuto la grazia presidenziale entro i due anni. Per cui serviva una ragazza โvaticanaโ ed una ragazza italiana. Quindi cercammo una ragazza italiana, che non conoscesse la Orlandi nรฉ frequentasse lo stesso ambiente, per evitare che si pensasse che tra le ragazze si potesse essere verificata una collusione. Ma per dare un senso di unitร tra le due persone la cercammo con le stesse caratteristiche fisiche e la stessa etร . Questa adolescente doveva inoltre abitare nei pressi della casa del sovrastante Bonarelli, e che al tempo stesso potesse servire della linea dโautobus che allโepoca conduceva dalla Nomentana alla piazza della Stazione di San Pietro. Tra molte ragazze individuate scegliemmo la Gregori per lโaspetto finanziario del padre e la temperatura caratteriale della stessa. Una persona vicina allโimprenditore De Pedis si occupรฒ autonomamente di soddisfare i bisogni economici del signor Gregori.
Noi non avremmo voluto che le due storie, Orlandi e Gregori, potessero assomigliarsi, per cui lโuna โscappaโ per una storia dโamore (Gregori) e lโaltra deve aiutare il padre ricattato (Orlandi).
La Gregori il giorno dopo la litigata con il ragazzo scappava, sia per vendicarsi dello stesso, sia per un incipiente amore verso un altro ragazzo conosciuto lโestate prima allโestero, e che, chiamato al telefono dalla Mirella il 6 maggio, viene in Italia a prenderla. Lei vuole stare un poโ di tempo come in vacanza e poi tornare. Tutto ciรฒ lo scrive in una lettera, che consegna ad unโamica da fare avere ai suoi genitori, ma lโamica per timore e pudore non la consegna ( In veritร allโinizio lโamica realmente avrebbe dovuto consegnare la lettera di Mirella ai genitori, per avvalorare la scappatella, cosรฌ come faranno Pierluigi e Mario in seguito con la Orlandi. Ma noi considerammo che le due storie non dovessero troppo assomigliarsi e preferimmo per la Gregori una semplice scomparsa, senza alcun indizio di possibile โscappatellaโ. Sempre nella realtร noi avevamo giร presentato un bel ragazzo alla Mirella tempo prima. Costei si era innamorata al punto che voleva lasciare il precedente ragazzo, ma noi glielo impedimmo perchรฉ ci serviva la litigata da verificarsi al bar come pretesto per il tutto. Questo ragazzo straniero, la incontra โcasualmenteโ in via Nomentana, dicendole di averla vista nel paese di vacanza dellโestate prima, e le chiede di non raccontare a nessuno della sua presenza in quanto lui non รจ con i documenti in regola.
Nella pensione โPorta Piaโ dove soggiorna รจ in conoscenza con il proprietario che lo ospita tralasciando il problema dei documenti. Nella nostra finzione sarร questo ragazzo a citofonarle. Lei fa credere alla madre che si tratta di un innocuo compagno di scuola, (in veritร chi citofona รจ lโamica, da noi ripresa filmicamente anche con sonoro, come accadrร , solo fotograficamente, con la compagna di scuola del Convitto della Orlandi alla fermata del bus alle 19). Questi filmati e fotografie servivano per avvalorare la presenza di testimoni e al tempo stesso per far sentire le ragazze come coinvolte, compromesse, vincolandole al silenzio. Ambedue le ragazze, amica Gregori e compagna Orlandi, non devono essere presenti agli appuntamenti principali per non vedere il volto dellโimprenditore, questo per sua sicurezza, e anche per la sicurezza delle ragazze, in quanto in seguito non temeranno del fatto di essere state testimoni di un evento in cui era presente un personaggio della malavita (quando un giorno avrebbero forse appreso dellโidentitร dello stesso).
La Gregori prima dโandare allโappuntamento si reca presso lโamica dove si cambia dโabito, in quanto gli stessi che indossava erano conosciuti dalla madre, che li avrebbe descritti agli inquirenti. (In realtร la cambiata nuova era giร stata portata dalla Gregori allโamica il giorno prima e dalla stessa occultati). I vestiti furono concordati tra noi e la Gregori tempo prima, dovevano essere identificabili e contrassegnati da etichette. Se la Gregori fosse tornata dopo chโera divenuto pubblico il finto โsequestroโ avrebbe raccontato che qualcuno conosceva la storia della sua โscappatellaโ ed aveva inventato il finto sequestro. Lei era allโestero e non ne aveva mai saputo niente.
Noi volevamo dare lโimpressione che qualcuno (sovrastante Bonarelli) conoscente della Gregori e della sua amica potesse aver architettato il โfinto sequestroโ.
Per esercitare la nostra pressione su alcune persone vicine allโex-gendarmeria, noi dovevamo minacciare costoro di rivelare pubblicamente il fatto di questo finto sequestro, e per farlo avevamo due possibilitร :
1) – Lโamica viene intercettata dagli inquirenti mentre parla con la Gregori e le esterna il dubbio che sia stato un loro conoscente comune ad inventare il finto sequestro ma senza farne il nome.
2) – Nostra lettera anonima che recita: qualcuno (Bonarelli) ha saputo dallโamica della Gregori che la stessa aveva avuto una litigata al bar con il ragazzo. Lโindomani questo qualcuno, seduto al bar sul marciapiede, sโincuriosisce vedendo la Gregori entrare nel posto dellโamica con un abito ed uscirne indossando altri vestiti. Quando lโindomani, il 7 maggio saprร , sempre dallโamica, che la Gregori รจ scomparsa si insospettisce e, non visto, entra nel luogo dellโamica e cercando trova e porta via i vestiti della Gregori che erano stati nascosti. In seguito costui avrebbe inventato il finto sequestro facendo fare la telefonata nella quale si elencano con precisione i vestiti. (In veritร i vestiti non furono mai occultati, ma lo stesso pomeriggio del 7 maggio, dopo che la Gregori andรฒ allโappuntamento indossando la nuova cambiata, lโamica consegnรฒ alla ragazza tedesca una busta con allโinterno i vecchi abiti).
Noi quindi mettevamo sotto pressione alcune persone dellโex-gendarmeria per far credere che questi avessero un rapporto di connivenza con il dottor Gugel. La pressione era di poter rivelare il nome della persona dellโex-gendarmeria (Bonarelli), uno scandalo che noi ci riservavamo di creare, (ma non lo avremmo mai messo in atto, era solo una spada di Damocle sospesa). Una concatenazione che passava dal sovrastante Bonarelli, arrivava a Gugel, addetto di Anticamera Papale, che aveva buoni rapporti con lโex-gendarmeria, ed attraverso questi poteva influire su monsignor Heimo, sempre dellโAnticamera Papale, appartenente alla Consulta Pastorale Peregrinatio ad Petri Sedem e responsabile delle udienze papali degli ecclesiastici polacchi. Volevamo essere a conoscenza dellโidentitร degli ecclesiastici venuti dalla Polonia per le udienze e volevamo, al tempo stesso, inserire alcuni nostri ecclesiastici polacchi nelle stesse udienze. Tra lโaltro monsignor Heimo si occupava dei passaggi finanziari presso il territorio della Germania Federale dei finanziamenti alla cellula radicale del sindacato Solidarnosc.
La Gregori, quando tornerร dalla โscappatellaโ, non dovrร rivelare il nome del vero ragazzo che le avevamo fatto incontrare precedentemente.
Noi facciamo sapere allโecclesiastico vicino monsignor Marcinkus: la Gregori, dopo essere tornata alla propria abitazione e raccontata la versione della scappatella sopra esposta, potrebbe dire dโaver mentito, e cioรจ: che un ragazzo della Avon lโaveva fermata proponendole di lavorare per la stessa ditta, e la conduce, per mostrarle del materiale nella solita villetta, dove monsignor Marcinkus, essendo a conoscenza di una pressione a carattere economico adoperata da uomini dellโimprenditore De Pedis nei confronti del di lei padre per debiti precedentemente contratti, le fa la proposta di partecipare ad un finto sequestro (in veritร noi facciamo capire allโecclesiastico vicino a monsignor Marcinkus che รจ stato il Monsignore a mandare gli uomini dellโimprenditore che giร lo aiutarono nellโomicidio dellโavvocato Pecorelli, in quanto lo stesso aveva pubblicato nella nota lista di presunti massonici il nome di monsignor Marcinkus).
Alcuni dei motivi, per cui gli uomini dellโimprenditore entrano nel bar il giorno della inaugurazione, sono:
1) – La loro truce apparizione conferma alla Mirella che il padre รจ realmente in pericolo per i debiti contratti.
2) – Per produrre testimonianza presso gli astanti, che confermerebbe, nel caso la ragazza in futuro dovesse raccontare su monsignor Marcinkus, come gli stessi figuri apparsi siano proprio uomini vicini allโimprenditore, il quale agirebbe in appoggio a monsignor Marcinkus.
3) – Come trait de union con il futuro evento della Orlandi, in quanto sono gli stessi uomini che lโhanno โpedinataโ.
La Gregori potrebbe, istigata da noi, che dopo aver visto โcasualmenteโ una foto di monsignor Marcinkus su di un giornale, e avendone compreso lโidentitร , volerlo denunciare. Mentre la Orlandi, sapendo di questa denuncia della Gregori, conseguentemente riconosce trattarsi dello stesso Monsignore da lei conosciuto, e delibera a sua volta di โraccontareโ.
Nella nostra accusa verso monsignor Marcinkus di aver architettato il finto sequestro della Gregori, ecco come lo stesso si sarebbe dovuto svolgere : lโuomo โAvonโ si spaccia al citofono per Alessandro, lโex-compagno di scuola della Gregori, e allโappuntamento a Porta Pia le dice di essere un amico di Alessandro e che la deve condurre da lui. Una volta in macchina la obbligano a salire su di un camper che in seguito sosterร presso un luogo riconducibile al dottor Macioce.
Approccio reale da noi operato nei confronti di Mirella Gregori.
Un fittizio sacerdote della parrocchia di San Giuseppe, insieme alla ragazza tedesca fintasi ragazza dellโAzione Cattolica che aiuta il sacerdote, fermano la Gregori mentre costei รจ in compagnia del suo – nostro โragazzoโ e dicendole dei debiti contratti dal padre e della conseguente pressione operata da certi malavitosi. Il โsacerdoteโ le fa presente di volervi porre un rimedio e le racconta la storia per converso: per fermare il ricatto di questi usurai vicini allโimprenditore nei confronti del padre bisogna aiutare un prelato vicino monsignor Marcinkus, che deve anche lui adoperarsi contro di loro in quanto gli stessi usurai pretendono la restituzione di denaro anche dalla sua persona.
Per far โsparireโ la ragazza fu scelto il giorno dopo lโinaugurazione, in modo di far suggestionare โcomprendere che, dopo aver prestato i fondi al padre, ora si passava ad โincassareโ il favore che lui avrebbe dovuto ricambiare, e cioรจ il consentire che si โusasseโ la figlia per lโoperazione del finto sequestro. Suggestionare il padre, la stessa figlia e i nostri reali interlocutori.
I vestiti.
Furono presi, come detto, dalla ragazza tedesca, che aveva occultato i propri capelli biondi dentro una parrucca castana, e le furono consegnati in una busta dallโamica della Gregori.
Era nelle nostre ipotesi poterli nascondere nella sede o abitazione di un qualcuno presso il quale operavamo pressioni, e minacciare lo stesso di far rintracciare gli abiti dagli inquirenti dopo una nostra segnalazione anonima. Ogni singolo capo poteva essere nascosto presso dimore diverse. Per questo i vestiti furono scelti dalla Gregori, dietro nostra indicazione, con etichetta facilmente identificabile. La ragazza ci diede in anticipo la lista degli stessi abiti. Per questo motivo, in seguito, rendemmo pubblica la lista dei vestiti.
Note: โUomo Avonโ: abbiamo creato un โpersonaggioโ inesistente ma con riferimenti verso una persona reale, ma estranea ai fatti. Facendo credere che questo personaggio fosse stato gestito da monsignor Marcinkus e da alcuni elementi del Servizio DโInformazione della Sicurezza Militare, dallo stesso monsignore conosciuti nellโautunno del 1981.
La ballata dei โcodiciโ, una vera sarabanda:
Quindi la Gregori si indirizzรฒ da sola verso il piazzale di Porta Pia. Io e la ragazza tedesca la seguimmo in macchina fino al piazzale, dove parcheggiammo. Lโora precisa doveva essere le 15:30, la data di Fatima sotto anagramma – sciarada, e cioรจ 13-5, e in seguito, la Orlandi, con lโappuntamento alle ore 7 della sera avrebbe completato la data con il 7 del 1917. Quindi 13-5-1917.
Giunta nella piazza, la Mirella si posizionerร al segno concordato giorni prima. Arriva la BMW verde con lโimprenditore ed eseguivamo le fotografie, senza alcuna simulazione per eventuali testimoni. Lโimprenditore si allontanava e veniva sostituito per le riprese da un idealista. Furono eseguite altre fotografie, dopo di che la Mirella si allontanรฒ per raggiungere decine di metri piรน in lร il ragazzo svizzero, con il quale si accompagnรฒ presso lโabitazione di via di Santa Teresa, dove la coppia era ospite di un altro ragazzo locatario dellโappartamento. Alla ragazza attribuimmo un nome che avrebbe dovuto ricordare come codice il nome della moglie del signor Antonov, Rossitza.
(Pongo una riflessione: La madre di Mirella riferisce che la figlia le disse di aver ricevuto una citofonata da parte di un ex-compagno di scuola di sedici anni, tale Alessandro. Ora, non si puรฒ pensare che un sequestratore possa conoscere lโesatta voce di costui, nรจ tantomeno saperla riprodurre, e semmai lo avesse sperimentato, sperare che la ragazza cada nellโinganno, riconoscendo nella sua la voce quella del compagno. Tenendo inoltre conto della difficoltร che sperimenterebbe un adulto nel riprodurre la voce di un adolescente di sedici anni. E perchรฉ mai un sequestratore avrebbe dovuto adottare una tecnica tanto contorta ed aleatoria, nel qual caso la ragazza non avesse riconosciuto la voce si sarebbe potuta insospettire ed allarmare, ed il primo tentativo del sequestratore vanificato ed in parte bruciato. Ma anche se la ragazza, imprevedibilmente, avesse riconosciuto la voce del compagno, avrebbe anche potuto declinare lโinvito perchรฉ giร impegnata o chiedergli di salire in casa. Ma se comunque si fosse recata nel piazzale di Porta Pia, luogo dellโappuntamento, non avrebbe trovato alcun Alessandro, ma degli adulti che comunque avrebbero dovuto giustificare lโassenza di Alessandro e infine sequestrarla. Per cui tanto conveniva non produrre alcuna citofonata ed attendere il momento in cui la ragazza si sarebbe recata in strada. Tra lโaltro, per chi ne ha conoscenza, sia il luogo di Corso Rinascimento dinanzi al Senato che il piazzale di Porta Pia, sono luoghi aperti e frequentati, non certo idonei ad operare un qualunque sia sequestro. In conclusione si arguisce che Mirella Gregori, a torto o a ragione, avesse una intesa con le persone con cui si accompagnรฒ quel 7 maggio 1983).
Poi si passa a Emanuela, ma solo dopo avere scartato sua sorella Cristina. Accetti โrivelaโ di avere incontrato due volte Emanuela:
Orlandi.
La ricerca di una o due ragazze nellโambiente della Cittร del Vaticano principiรฒ intorno allโ81, con una lunga e difficoltosa selezione, per il fatto che doveva comportare la partecipazione delle stesse. Le ragazze della famiglia Gugel erano da privilegiarsi, in quanto il padre, dottor Gugel era addetto dellโanticamera papale. Ma le figlie non erano idonee a tale operazione per le proprie attitudini caratteriali. Chi svolgeva il compito di vagliarle era una giovane laica che lavorava nella Cittร del Vaticano, e che si presentava loro sotto mentite spoglie.
Furono attenzionate anche le sorelle Orlandi. Nellโ83 si pensรฒ alla Cristina, per poter comporre anagraficamente come codice lโinsieme delle figure dei tre pastorelli di Fatima: la Mirella, Cristina e Stefano. Ma costei, per la giovanissima etร era da escludersi in quanto non sarebbe stato possibile interloquire con lei. Del resto la Emanuela recava in sรฉ un particolare valore: il frequentare un corso presso la scuola di musica Ludovico Da Victoria. E noi eravamo coscienti lโessere il palazzo di SantโApollinare un feudo storico del Card. Caprio, nostra controparte. Questo lโelemento principale per cui fu scelta Emanuela. Allโinterno della scuola fu attenzionata tale Giuliana, che credo fosse nel Consiglio Direttivo. Rilevanti i rapporti del maestro Miserachs con โambientiโ francesi. Chiedemmo il giorno prima alla Orlandi di recare seco la tessera personale della scuola, per far attenzionare ulteriormente dagli inquirenti italiani e dagli organi di stampa il suddetto palazzo. Chi avvicinรฒ la Orlandi fu la solita lavoratrice laica che in piรน tempi e piรน riprese cominciรฒ una graduale conoscenza โ sondaggio. Le fece presente, dopo essere venuta a conoscenza dalla ragazza delle sue personali attitudini musicali, di avere delle aderenze allโinterno della Prefettura della Casa Pontificia per quanto concerne le attivitร della Cappella Musicale e su quelle della Cappella Giulia. In questโultima operava proprio il Maestro Miserachs. La donna chiese ad Emanuela di non mettere al corrente nessuno di questo suo interessarsi presso le suddette entitร per non vanificare le sue iniziative nel favorirla. Con la Orlandi mi incontrai nel giardinetto limitrofo alla sua scuola del convitto, ed una seconda volta nellโipogeo della chiesa di SantโAgnese in Agone, luogo da preferire per gli incontri, in quanto munita di una seconda uscita che poteva dare lโidea ad eventuali pedinatori che per lโappunto si fosse usciti dal retro.
ED ECCO IL MOMENTO CRUCIALE:
22 giugno
Cercavamo lungo il tragitto che la Orlandi avrebbe percorso da Porta SantโAnna alla scuola di musica, un luogo rappresentativo per โambientarviโ lโincontro con โlโuomo Avonโ. Fra i tanti siti avevamo prescelto lโistituto scolastico di una delle figlie del dottor Gugel, sito in Corso Vittorio Emanuele. Questa scelta era dettata per evidenziare come lo stesso fosse posto nei nostri interessi. Per cui la Orlandi avrebbe dovuto muovere pervenendo da Corso Vittorio Emanuele II. Solo quando avemmo a disposizione, tempo prima, il programma della prossima visita papale in Polonia, e notammo di un incontro del Pontefice con il Senato Accademico polacco che avrebbe avuto luogo il 22 giugno, optammo per la scelta della sede del Senato della Repubblica Italiana posto in Corso Rinascimento. Non ricordo esattamente se ci premunimmo affinchรฉ le telecamere non fossero in funzione o semplicemente fummo informati della loro disattivazione, in quanto non era mio compito. Ma posso confermare del fatto chโeravamo comunque a conoscenza del loro non funzionamento. Tra lโaltro il numero 22 del giorno prescelto poteva rammentare come codice la sezione 22 di antiterrorismo della Staatssicherheit. Questo in quanto, quella cellula radicale di Solidarnosc che riceveva finanziamenti ed altro, era considerata dalla forza governativa della DDR come forma di terrorismo. Inoltre il 22 era anche il numero di tessera dellโAvvocato Ortolani presso la Loggia Propaganda Due. In questa nuova prospettiva la Orlandi sarebbe dovuta pervenire dal Palazzo di Giustizia, cosa che sorprendentemente non fece, imbattendosi nella compagna dellโIstituto Convitto Nazionale, che stazionava in Corso Rinascimento, e la quale la corresse indirizzandola a percorrere lโinterno di piazza Navona per poi riprendere Corso Rinascimento dalla parte opposta.
La Orlandi si fermรฒ alcuni metri prima del punto prefissato giorni prima per lโappuntamento, al centro della strada che mette in comunicazione Corso Rinascimento con piazza Navona. La Bmw (altro codice che doveva ricordare la Germania Federale), parcheggiata in doppia fila nel tratto che va dal Senato a Corso Vittorio Emanuele II, al vedere la ragazza, avanza e sterzando a sinistra va ad accostarsi in contromano ed in doppia fila al centro della suddetta stradina. Questa manovra, con unโautovettura inconsueta e dal colore sgargiante (colore che avrebbe dovuto ricordare lo stesso colore appartenente allโautovettura dentro la quale lโavvocato civilista Pecorelli fu assassinato, e il cui mandante si diceva fosse il signor Enrico De Pedis) serviva ad attirare lโattenzione di quanti stazionavano innanzi al Senato. La nostra intenzione era che si potesse produrre un identikit al fine di far credere che il sequestro fosse opera della criminalitร romana. Lโimprenditore scende dalla macchina, indirizzandosi verso il marciapiede, e contestualmente la ragazza avanza sul marciapiede verso di lui, ed entrambi simulano un incontro su appuntamento. Lโimprenditore le mostra, estraendo dallโinterno di un tascapane alcuni prodotti cosmetici avvolti nella loro confezione.
[Qui di seguito Accetti, come ha notato anche lโanonimo che mi ha inviato il memoriale, ha copiato di sana pianta dal mio libro del 2008, dove dimostro che nessuno dei due โtestimoniโ, il vigile Alfredo Sambuco e il poliziotto Bruno Bosco, puรฒ avere letto la parola Avon sul tascapane dellโโadescatore Avonโ, e che risulta che il poliziotto ha visto solo una A maiuscola. Viene in oltre ripresa la mia idea che quella A, se mai รจ esistiva, potesse essere un delle due lettere iniziale di Aeronautica Militare]:
Il tascapane azzurro doveva ricordare lโaeronautica italiana, in quanto alcuni membri della stessa collaboravano con la parte a noi avversa. La โAโ posta sul tascapane, oltre a ricordare per lโappunto lโAeronautica, doveva rammentare la societร Avon, in quanto la stessa, oltre a essere unโindustria statunitense con sede a New York (cittร deputata in quanto diocesi gestita dal Card. OโConnor, che con il dottor Macioce influiva sulla scelta della politica da esercitarsi presso lโIstituto Opere di Religione). La Avon possedeva inoltre stabilimenti in Polonia ed in Russia. Poi Avon in celtico significa โfiumeโ, deve ricordare, nei codici interni, la testimonianza della ragazza del convitto, istituto che risiede per lโappunto lungo le sponde del fiume Tevere. La โAโ avrebbe dovuto inoltre rappresentare lโagenzia A, un opuscolo a carattere sociopolitico, che lavorava anche negli interessi della DDR, e che in vari precedenti numeri si era giร occupato di criticare la gestione dellโIstituto Opere di Religione.
Io ero giร posizionato nei pressi di un vestigio โ piedritto dello Stadio di Domiziano, e al momento del suddetto incontro fuoriuscii e, simulando di fotografare la ragazza tedesca innanzi a me, ripresi in realtร la Orlandi e lโimprenditore, che mi apparivano in posizione โparatatticaโ con sul fondo il palazzo del Senato e le persone che vi stazionavano. Io e la ragazza tedesca eravamo vestiti in guisa di turisti, ma io, sotto un leggero giubbotto, recavo gli stessi abiti indossati dallโimprenditore, ed anche sotto un leggero cappellino a visiera riportavo i capelli con lo stesso taglio e pettinatura del signor De Pedis. Questo per sostituirmi rapidamente a lui nella eventuale necessitร che la sua persona potesse essere stata individuata ed in pericolo. Nella stessa misura precauzionale, un motociclista era posizionato circa 50 metri nella direzione di Corso Vittorio Emanuele II e si sarebbe azionato per prelevare lโimprenditore in caso di estrema necessitร .
Al termine del breve colloquio la ragazza si indirizzรฒ verso la scuola ed anche lโimprenditore percorse la stessa direzione, andandosi a parcheggiare innanzi allโaltra piccola strada che collega piazza Navona e la via che conduce verso Palazzo di Giustizia. Consegno il rullino non interamente utilizzato allโimprenditore, che sale a bordo della moto, condotta da colui che in caso di necessitร estrema lo avrebbe dovuto prelevare e si allontana. La macchina viene posizionata al centro della strada e la Orlandi simula un incontro con un esponente dei Focolari Idealisti, a noi politicamente vicino. Il momento scelto per la presenza della Orlandi in questo frangente doveva coincidere con lโinizio inoltrato del corso nella scuola di musica per permettere a tutti i frequentanti dello stesso di essere giร allโinterno, evitando che gli studenti potessero avvistare la ragazza durante questโultima operazione. Scattai delle fotografie, sempre simulando di fotografare la ragazza tedesca, e cercando di far risaltare sul fondo la piazza Navona, che sarebbe dovuta apparire riconoscibile. Usai una seconda macchina fotografica giร carica. Una di queste fotografie sarebbe stata mostrata al signor Agca da un agente di custodia corrotto da persona vicina allโimprenditore. Agca avrebbe dovuto riconoscere lโidealista turco e credere che il โsequestroโ fosse stato organizzato con lโausilio di questa organizzazione idealista turca in Europa.
La Orlandi entrรฒ nella scuola e tutti noi ci allontanammo.
Nellโabitazione della Orlandi non doveva trovarsi alcun membro della famiglia, ma ci arrivรฒ la segnalazione della ragazza dellโAssociazione Cattolica la quale ci avvertiva dellโimprevista presenza nella casa di una delle sorelle. Lโassenza dei genitori avrebbe dovuto significare che il padre Ercole aveva accettato la nostra proposta, e non si faceva trovare nellโabitazione per non dover opporre il diniego ad Emanuela quando costei, telefonando, avrebbe fatto presente della sua possibile collaborazione con la Avon. Riuscimmo a comunicare alla Orlandi tramite una compagna di scuola di musica, giร in rapporto con noi, di dire alla sorella, che avrebbe risposto al telefono i codici โAvonโ e โ375โ. Il progetto originale, prevedeva che in casa non vi fosse nessuno e la Emanuela dopo la telefonata avrebbe dovuto comunicare alle compagne che essendo i genitori assenti chiedeva consiglio alle stesse riguardo lโaccettare o meno la proposta di lavoro. Per cui i codici sarebbero stati comunicati alle compagne attraverso il racconto dellโincontro con lโuomo Avon. La Orlandi avrebbe dovuto dire alle ragazze di aver giร conosciuto nel passato lโuomo Avon presso un defilรจe tenutosi nella Sala Borromini. E che lโincontro avuto con lui nelle ore precedenti era concordato con appuntamento. La cifra di 375000 lire, che per la sua esagerazione doveva generare un senso di allarme e improbabilitร , era, anagrammandola, la data della prima apparizione della Madonna di Fatima: 13-5-1917.
Lโaccostare lโindustria commerciale Avon allโattivitร di un atelier di Alta Moda come quello condotto dalle sorella Fontana, era per dare un maggior senso di โimprobabilitร โ, di posticcio, come la cifra spropositata offerta. Il codice โSorelle Fontanaโ significava lโabitazione di monsignor Celata posta un portone prima della sede dellโatelier, presso il Collegio San Giuseppe Istituto De Merode. Questo Monsignore era stato incaricato, con altri, di svolgere alcune iniziative tese ad ottenere lโallontanamento di monsignor Marcinkus dal compito che svolgeva come presidente dellโIstituto Opere di Religione. Tra tali iniziative intraprese vi fu anche quella di ottenere tale risultato attraverso una collaborazione con il Servizio dโInformazione della Sicurezza Militare, condotto dallโallora dottor Santovito, con lโausilio del dottor Francesco Pazienza. โSala Borrominiโ significava lโabitazione del Pazienza posta nellโimmediata vicinanza di piazza dellโOrologio, laddove si diceva che costui incontrasse persone vicine al signor De Pedis. Per cui il codice composito significava: una sfilata โ azione di monsignor Celata con il Pazienza, nel senso che da questo connubio si otterrร un risultato contro la politica dellโIstituto Opere di Religione.
Si insiste sui codici. Come se chi, a detta di Accetti, doveva capire fosse molto duro di comprendonio. E si arriva al momento clou:
Lโappuntamento era per le ore 7 pomeridiane, per cui lโora in cui fu fermata la Gregori, 15:30, e la nuova ora della Orlandi (le 7), ricomponevano nuovamente 13-5-1917, data di Fatima.
Lโappuntamento era nuovamente di fronte al Senato e ci sarebbe dovuto essere lโimprenditore, ma sapevamo a priori della presenza a quellโora a piazza Navona del commissario Stella, del primo distretto, che ben conosceva il volto del signor De Pedis, per averlo visto, questo a noi risultava ma con beneficio dโinventario, in tempi precedenti a colloquio con lโallora dirigente dello stesso distretto, vicequestore Pompรฒ. Per cui a prendere la Orlandi si avvicina la sua compagna dโistituto del Convitto, che nel primo incontro del pomeriggio tra la Orlandi e lโimprenditore, doveva mantenersi distante per non vedere in viso lโimprenditore, in quanto sarebbe stata una ulteriore testimone contro il signor De Pedis ed al tempo stesso, nel caso in futuro avesse preso conoscenza della reale identitร di quella persona, avrebbe potuto temere per la propria incolumitร in quanto testimone. La Orlandi e la compagna si avviano, attraversando Corso Rinascimento, in direzione Corso Vittorio Emanuele II, e si fermano allโimboccatura di una stretta via che immette in piazza Navona. E da questa ne esce una Mercedes, non ricordo se blu scura o nera, con targa posticcia riconducente allo Stato Cittร del Vaticano, con alla guida un autista ed a fianco il sosia di un monsignore appartenente alla fazione a noi avversa. Costui era segretario del Comitato Organizzativo per lโAnno Giubilare della Redenzione del 1983. Verso di lui esercitammo notevoli pressioni, in quanto nella diocesi di Tarquinia si era occupato di innumerevoli realtร edilizie compiendo varie scorrettezze legali.
Le ragazze salgono a bordo nel sedile posteriore e la macchina si avvia molto lentamente, sfilando innanzi al Senato, con la Orlandi ben visibile al finestrino posteriore, nella speranza che possa essere notata, dal personale che ivi stazionavano. Lโautovettura arriva davanti a Porta SantโAnna, le due ragazze scendono. La Orlandi entra allโinterno e la ragazza del Convitto la aspetta allโesterno della stessa porta. La testimonianza a posteriori del Card. Oddi, che riferisce di aver appreso da alcune persone che, stazionando allโingresso della stessa Porta SantโAnna, videro entrarvi la Orlandi e poi riuscirne, la ritengo non veritiera, in quanto la ragazza era sempre accompagnata dallโaltra compagna del Convitto e di questo non vi รจ traccia nel resoconto di Sua Eminenza. Comunque il Cardinale era quindi a conoscenza del reale episodio, e lo avrร menzionato per un suo qualche motivo personale di cui non sono a conoscenza. La Orlandi doveva avvicinarsi al cortile Sisto V, cercando di chiedere a quanti testimoni potesse incontrare, su dove potesse rintracciare quellโecclesiastico vicino a monsignor Marcinkus che, nella nostra โinvenzioneโ lโaveva fermata precedentemente nei pressi del Convitto Nazionale. Ciรฒ serviva a creare testimoni che potessero โraccontareโ che lโecclesiastico vicino al Monsignore era forse coinvolto in questa โscomparsaโ della ragazza. E sempre in una nostra futura simulazione usammo la voce dello stesso, registrata precedentemente per โmontarlaโ con la voce della Orlandi nel noto nastro recante una situazione di โmaltrattamento e sevizieโ.
La voce del Monsignore montata ad arte fu esclusa dalla copia resa pubblica alla stampa ed inquirenti italiani, mentre la copia originale con la voce del prelato fu usata ed audita esclusivamente per pressioni โinterneโ. Contestualmente allโentrata e allโuscita della Orlandi dalla porta io mi trovavo in una macchina parcheggiata lungo il marciapiede prospiciente, dal cui interno fotografavo la suddetta operazione. La funzione della ragazza del convitto era quella di cercare di distrarre e fermare dallโesterno, sulla porta, eventuali parenti della Orlandi che si potessero recare allโinterno. Stesso compito svolgeva la ragazza dellโAssociazione Cattolica che si era posta nei pressi della piazza di SantโEgidio, e che avrebbe dovuto a sua volta distrarre e fermare la sorella Federica nel caso la stessa fosse uscita dalla propria abitazione. Le ragazze risalgono a bordo dellโautovettura, che le conduce nei pressi di Villa Lante della Rovere, dove la Orlandi entra, e la ragazza del convitto ritorna alla sua abitazione.
Quella notte a noi serviva un rilevante ritardo della ragazza presso la propria famiglia per ottenere indispensabilmente in seguito una copia della denuncia di scomparsa, che un agente del primo distretto, vicino agli interessi del signor De Pedis, ci avrebbe procurato nei giorni a venire. La copia serviva per essere visionata dal signor Agca, insieme alla fotografia che recava la Orlandi insieme al membro dei Focolari Idealisti, nonchรฉ la fotocopia della tessera della scuola di musica (quando poi lโazione fu protratta per altri giorni inserimmo anche in questa lista il trafiletto pubblicato su di un giornale che ne annunciava la scomparsa). Quella sera non fu fatta alcuna denuncia per cui non potemmo far rientrare la ragazza da Villa Lante e la facemmo pernottare in una stanza in compagnia di unโaltra giovane donna maggiorenne.
Lโindomani, pur essendo giร in possesso della copia della denuncia, ci giunse notizia che la Commissione Bilaterale, voluta dal Segretario di Stato Card. Casaroli, e composta anche da personalitร appartenenti alla Repubblica Italiana per indagare sulle gravi discrasie economiche verificatesi allโinterno dellโIstituto Opere di religione, non avrebbe consegnato, cosรฌ come da impegno preso, il proprio parere il 30 giugno 1983. E non si conoscevano le reali motivazioni di tale rinvio. A talโuopo si decise di trattenere la ragazza, la cui โscomparsaโ si poteva โgestireโ anche in rapporto a tale possibile necessitร .
Si controllava, in relazione alle attivitร di questa commissione, un alto dirigente del Banco di Roma che abitava in un palazzo prospiciente la sede romana del liceo Chateaubriand nei pressi di viale Regina Margherita. Costui era membro della suddetta commissione nella frazione di parte vaticana, e si temeva potesse influenzarne le decisioni in quanto appartenente alla corrente democristiana dellโonorevole De Mita.
Quello stesso 22 giugno si spedirono ad alcuni sostenitori della colpevolezza della delegazione bulgara, alcune copie del quotidiano โLa Nazione di Firenzeโ, che esattamente un mese prima, il 22 maggio, vergรฒ un articolo di sostegno a tale assunto, proponendo alcune conclusioni credo del Servizio dโInformazioni della Sicurezza Militare.
Iniziano i mercanteggiamenti e la competizione tra le due โ azioniโ, ma sempre con la fissazione dei โcodici”:
Il 23 ci fu un primo incontro interlocutorio tra le parti, in cui fu mostrata la documentazione sui โsequestriโ della Orlandi e della Gregori. Si stabilรฌ che il 25 corrente mese, sabato, avrebbe avuto luogo la trattativa. Dal 23 ebbe inizio una sorta di โcompetizioneโ tra le due parti, e particolarmente nellโambito dellโ โOsservatore Romanoโ. Sempre il 23 sapemmo dellโintenzione della famiglia di far pubblicare un trafiletto annunciante la scomparsa della ragazza, e noi facemmo pubblicare, credo nella stessa pagina, lโepisodio della 127 nel fiume, che riportava come codici il ponte della Magliana (riferito allโimprenditore) e inoltre il fiume e il ponte rammentavano il โsuicidioโ del Presidente del Banco Ambrosiano, dottor Calvi. Era una forma di minaccia di morte a chi di dovere, di โfar la fine di Calviโ. Lโepisodio fu realizzato alle ore 17:30, parziale data di Fatima 13- 1917.
Il 25 giugno facemmo pubblicare la lettera che Agca scrisse un anno prima indirizzata al Card. Oddi, e riportante la frase โspero che qualcosa accadrร in futuro, che qualcuno mi risponda dal Vaticanoโ. La lettera di Agca fu pubblicata sullo stesso giornale, โIl Tempoโ, dove fu pubblicato lโarticolo della Orlandi e della 127 nel fiume, per dare un senso di unitร e continuitร . Chi si occupava di collocare gli articoli era una persona vicina alla Staatssicherheit, dal nome fittizio โEcce Homoโ. Quel sabato era la giornata indicata dalla Orlandi per la โsfilataโ. In questo giorno della trattativa compiamo un gesto di volontร verso lโaltra parte, dichiarando essere il finto sequestro una semplice โscappatellaโ. Facciamo chiamare da un presunto โPierluigiโ (monsignor Pierluigi Celata). Cercavamo una voce adolescenziale, e non avendo a disposizione tali giovani usammo la voce โbassaโdi una ragazza che poteva apparire come quella di un ragazzo dellโetร di 17 anni. Era una mia consuetudine, nei miei vari lavori cinematografici, usare delle ragazze per prestar la voce a personaggi di adolescenti maschili. Essendo il riferimento monsignor Pierluigi Celata, lโeloquio dovrร apparire forbito e controllato. Costui dice di chiamare da un ristorante (il noto ristorante di Torvaianica frequentato da vari protagonisti di questi fatti). Fui io personalmente a registrare il rumore di sottofondo al ristorante โPippo lโAbruzzeseโ di Tor Vaianica.
Nel caso la telefonata potesse essere registrata e sottoposta allโesame di un possibile analista esperto, le caratteristiche specifiche di alcuni rumori potevano far risalire proprio allโambiente del suddetto ristorante. Questo, certo, per chi conoscesse la materia che noi esprimevamo. Pierlugi dice che deve compiere 17 anni (1917), che la ragazza si fa chiamare Barbarella (Chiesa Santa Barbara deโ Librari presso Campo deโ Fiori). Dicendo di essere in compagnia della propria ragazza sottintende del ruolo di unโaltra testimone (la compagna del Convitto). โDovrebbe tornare a settembre per il matrimonio della sorellaโ (nel senso che, accettando le richieste, la ragazza puรฒ tornare). Quando Pierluigi dice: โDeve suonare al matrimonio della sorella a settembreโ, intende che la ragazza deve tornare e che entro settembre si accettino le proposte.
In seguito chiamerร certo โMarioโ (sapevamo dellโesistenza di un latitante appartenente alla criminalitร di origine mafiosa, e identificabile con lo pseudonimo di โMario Aglialoroโ. Di costui si vociferava potesse essere il mandante dellโomicidio del Presidente del Banco Ambrosiano, dottor Calvi). Questo riferimento avrebbe dovuto contribuire ulteriormente ad allarmare le persone vicino a monsignor Marcinkus. Essendo il riferimento, in senso lato, quello di un โmalavitosoโ, il parlare dovrร apparire โsporcoโ ed illetterato. Costui dichiara di avere 35 anni, e questa etร posta assieme allโetร dichiarata dal sedicente Pierluigi, ricompone ulteriormente la nota data di Fatima, 13-5-17.
Il loro comune raccontare che si trattasse di una โscappatellaโ era per mostrare allโaltra parte la volontร di non compiere alcuno โscandaloโ, purchรฉ si fossero accettate le richieste. Inoltre il racconto della scappatella โpreparavaโ la famiglia e gli inquirenti a credere al racconto che la Orlandi avrebbe prodotto in sede di rientro.
โMarioโ parla di โragazza franceseโ, amica di un qualcuno vicino piazza Navona. Intende che la โragazza franceseโ รจ un codice per far riferimento ai servizi di sicurezza francesi (in rapporto con Francesco Pazienza, che abitava nei pressi di piazza Navona, vicino a piazza dellโOrologio).
Mario dichiara di essere proprietario di un bar, riferimento al bar dei Gregori. E questo bar lui lo colloca accanto a Ponte Vittorio Emanuele II, nei cui pressi si trova il negozio del padre di Stefano Coccia, il cui figlio avevamo giร identificato e ci riservavamo di fermare, ciรฒ si verificรฒ alla fine del novembre seguente. Per cui Mario , nella stessa telefonata cita la Orlandi, la Gregori e Stefano Coccia. โMarioโ inoltre cita il quartiere di Monteverde, scelto per la relativa vicinanza con via della Nocetta, dove si trovava Villa Stricht, residenza di molti prelati statunitensi tra cui monsignor Bruno; della Congregazione per il Clero, il cui prefetto era il Card. Oddi; nonchรฉ monsignor Marcinkus. Per cui, cercando unโabitazione giร nelle nostre disponibilitร , il piรน vicino possibile a Villa Stricht, trovammo nello stesso quartiere di Monteverde un appartamento per utilizzarlo allโinterno dei nostri interessi.
In ultimo, nella lunga telefonata di โMarioโ, si possono rintracciare innumerevoli altri codici.
Sia Pierluigi che Mario accennano che la ragazza si trovi in compagnia di altre ragazze. Si vuole intendere che queste ragazze sono delle testimoni che confermeranno le โaccuseโ della Orlandi.
Emanuela viene trasferita da Villa Lante a un appartamento non meglio specificato di Tor Vaianica:
26 giugno
La Orlandi trasferita dallโistituto religioso Villa Lante ad un appartamento che avevamo nelle nostre pertinenze presso la cittadina Tor Vaianica.
Tra le pressioni per ottenere il proscioglimento del signor Antonov, vi era anche una particolare operazione in cui la Orlandi doveva apparire nei pressi dellโabitazione del giudice Santiapichi. Giudice che si sapeva essere in predicato per presiedere la prossima Corte dโAssise per i fatti del cosiddetto attentato al Papa. Contemporaneamente, attraverso la corruzione di un agente di custodia ad opera di persona vicina al signor Enrico De Pedis, furono mostrati al signor Agca i documenti che attestavano che si trattava ufficialmente di una fittizia scomparsa o scappatella, ma in veritร reale sequestro e che solo alcune autoritร massime dovevano esserne a conoscenza. Si fece credere al signor Agca che il Pontefice, per liberare la Orlandi, avrebbe chiesto riservatamente al Presidente della Repubblica Pertini la cortesia di conferire la grazia al signor Agca, del resto giร perdonato dal Pontefice. Il Presidente Pertini era inoltre sensibilizzato dalla presenza nel sequestro di una cittadina italiana, la Gregori.
28 giugno
Il detenuto Agca comincia la ritrattazione su uno dei diplomatici bulgari che aveva coinvolto. Ritrattazione parziale per conservarsi ambedue le proposte, la nostra e quella fattagli dai servizi. Quindi, per quanto riguarda la pressione per far ritrattare il signor Agca, la si puรฒ considerare espletata, e le ragazze possono rientrare dalla loro โscappatellaโ. Per noi Agca ha inficiato la sua credibilitร .
Prima telefonata di Mario a rafforzare la trattativa in corso allโinterno, fornendo nuovi codici di pressione.
30 giugno
Il parere finale- risultato dei lavori della Commissione per lโIstituto Opere di Religione, che sarebbe dovuto essere consegnato in questa data, viene rinviato sine die. Tale decisione procura alcuni sospetti, per cui le due ragazze vengono ulteriormente trattenute in attesa di comprendere le reali ragioni del suddetto rinvio.
2 luglio
Incontro di alcuni membri dellโEpiscopato polacco con il Pontefice. Siamo a conoscenza che uno di questi membri conferma in questo incontro la necessitร di ulteriori finanziamenti al sindacato Solidarnosc.
3 luglio
Appello del Pontefice sulla scomparsa della Orlandi. Noi riteniamo che il Papa non sia stato realmente informato compiutamente delle effettive circostanze riguardanti la cittadina vaticana, ma sia stato piuttosto portato su piste confondenti, quale unโoperazione di terrorismo ordito da un paese oltrecortina. Coloro che hanno prodotto lโappello intendevano, a nostro avviso, sottrarsi alla nostra minaccia di rivelare pubblicamente la โrealtร โ relativa al โsequestroโ, rendendolo a loro volta pubblico. Ci anticipano nella nostra intenzione, sia pur virtuale, rendendolo di pubblico dominio. Dichiarano in questo modo che trattasi di un qualcosa di โesternoโ, un rapimento qualunque, cosicchรฉ la Cittร del Vaticano risulta esserne estranea, senza responsabilitร alcuna. ร anche un modo di dichiarare che non accettano le nostre istanze.
La Orlandi trasferita dalla casa sul litorale in un appartamento sito nel quartiere di Monteverde. Poi, tra un โcodiceโ e lโaltro, addirittura in una roulotte della pineta di Ostia. La Guardia Forestale doveva quindi essere cieca…
5 luglio
Noi fummo costretti ad ufficializzare il finto sequestro, ma lo facemmo gradualmente, avvisando lโaltra parte. A questo punto il nostro intervento si esprimeva con tre livelli di minaccia di rendere pubblico il finto sequestro. Se non avessero accettato le richieste nel primo grado, si passava al secondo. Il primo grado consisteva nel riferirlo solo alla Sala Stampa Vaticana, e chi di dovere era al corrente che se si fosse promesso di accettare anche solo una parte delle richieste non si sarebbe avvisata la famiglia. Ciรฒ non avvenne, per cui fu effettuata la telefonata presso casa Orlandi. La nuova minaccia, anche in questo caso, fu respinta, e si passรฒ al comunicarlo alla stampa italiana.
Il telefonista incaricato di effettuare questi tre tentativi sโispirava con la voce al dottor Thomas Macioce. Noi avremmo fatto sapere allโinterno del nostro riferirci a questo personaggio. Alla Sala Stampa Vaticana dicemmo semplicemente che il sequestro era per ottenere la liberazione di Agca. Presso la famiglia Orlandi facemmo sentire un nastro con la voce della ragazza che citando la scuola Convitto Nazionale faceva presente dellโaltra compagna โ testimone dello stesso Convitto. Ed inoltre, dicendo โil prossimo anno dovrei fare il liceoโ, si intendeva: accettate le richieste che devo tornare alla mia vita civile.
Quando nei comunicati dichiariamo che la Orlandi รจ fuori del territorio italiano รจ per alludere che possa trovarsi in territorio della Cittร del Vaticano.
Nel primo comunicato, che lasciammo in un cestino, usammo due codici: il primo era il luogo scelto, il Parlamento Italiano. Il secondo lโorario nel quale fu depositato, le 4 pm (soluzione cruenta dellโassalto alla Meca).
8 luglio.
Agca, nel cortile della questura, forse perchรฉ a conoscenza del fatto che la trattativa non รจ piรน occulta per cui non puรฒ avere possibilitร di successo, rilancia le accuse nei confronti dei diplomatici bulgari. Motivo in piรน per trattenere ulteriormente le ragazze, ed usarle, non potendo noi piรน fidarsi di lui, come extrema ratio per influire in un possibile processo al signor Antonov sui giudici popolari, che avrebbero dovuto comprendere come la vita e la restituzione della Orlandi fossero legate ad unโopportuna assoluzione del bulgaro.
4 agosto.
Attendevamo da giorni lโelezione del nuovo Ministro di Grazia e Giustizia per promuovere pressioni per ottenere proscioglimento nei confronti del signor Antonov. Lo stesso giorno dellโelezione del nuovo Ministro, Martinazzoli, comparve il primo comunicato del fantomatico gruppo โTurkeshโ, la cui analisi ci portรฒ a ritenere che fosse espressione โdellโaltra parteโ. Il fatto che chiedessero informazioni riguardo la cittadina italiana Mirella Gregori, lo interpretammo che, se non avessimo piรน coinvolto attraverso la cittadina vaticana Orlandi lo Stato del Vaticano, ma ci fossimo occupati solo di trattare rendendo pubblico il โsequestroโ di Mirella Gregori, cittadina italiana, ci avrebbero favorito per quanto riguarda la condizione del detenuto Antonov. Ecco quindi spiegarsi lโaver reso pubblico il loro comunicato lo stesso giorno dellโelezione del Ministro di Grazia e Giustizia Martinazzoli. Per cui ci ripromettemmo di render pubblico il finto sequestro della Gregori, ma non lo potevamo fare nellโimmediatezza del 4 agosto per non permettere agli inquirenti dello Stato Italiano il comprenderne i suddetti rapporti.
Nei mesi dellโestate โ83 fu creata una pressione nei confronti di monsignor Marcinkus e dei suoi rapporti con lโex-gendarmeria. Una pressione che riguardava la critica verso la sicurezza effettuata nei confronti del Pontefice. monsignor Marcinkus, avvedendosi di questo, si rivolse, verso lโautunno, ai Servizi della Sicurezza Militare italiana, cercando generica protezione. Noi riteniamo che forse il Monsignore abbia edotto i servizi di notizie riguardantici ed inerenti al signor Agca, al punto che lo stesso cercรฒ, proprio in quellโautunno un contatto con il detto servizio. Tra lโaltro eravamo al corrente che, contestualmente, il Servizio Militare stava creando dei particolari uffici per particolari compiti. Ricordo dellโuso da parte di questi agenti di un residence situato in via Panama, in Roma; di un ufficio presso vicolo del Cinque a Trastevere e di un appartamento in via del Governo Vecchio.
Come costruire i falsi comunicati Boston:
Settembre โ83.
Sappiamo che la Guardia di Finanza Italiana รจ prossima ad arrestare nella nazione brasiliana lโavv. Umberto Ortolani. Per noi questo fatto significa il termine della sua influenza nei confronti di certe realtร italiane. Per cui il 4 settembre cominciammo una politica di maggior pressione nei confronti del Ministero di Grazia e Giustizia per ottenere il proscioglimento nei confronti del detenuto Sergej Antonov. Lasciammo un comunicato lo stesso giorno, innanzi alla Porta SantโAnna, che ha delle caratteristiche di grave minaccia. Si usa il codice 4, che รจ un codice di minaccia di morte, in quanto riprende la soluzione sanguinaria adottata dalle forze dellโordine saudite per liberare le strutture religiose della Mecca, assaltate da alcuni ribelli islamici il 4 novembre 1979. La scelta della porta fu operata per ricordare una fondazione legata alla Cohors Elvetica (Guardia Svizzera, la cui caserma rimane nei pressi della porta), di cui alcuni rappresentanti erano notori per il loro adottare โsoluzioni violenteโ. Inoltre nominiamo la basilica di Santa Francesca Romana, per richiamare lโordine benedettino, in quanto il nostro referente โ contatto con la Staatssicherheit era un benedettino allโinterno delle Amministrazioni Palatine Vaticane. In tutte queste minacce acclusi, per il circuito interno, il filmato di un suicidio, ed ispirandoci al finto suicidio del dottor Calvi, scrivemmo: โvolete che vostra figlia venga suicidata?โ.
A fine settembre โ83 compilammo dei comunicati, facendoli scrivere ad una ragazza. Unโaltra ragazza li spedรฌ da Boston. Lโintento era di spostare lโattenzione dalla Repubblica Bulgara al territorio statunitense. Alcuni elementi del Servizio dโInformazione della Sicurezza Democratica sono a conoscenza di questo nostro interesse di suggestionare con gli Stati Uniti, e crearono a loro volta un fantomatico gruppo denominato โPhoenixโ, minacciandoci usando il codice 158, citando la โpinetaโ ed il โristoranteโ.
La scelta del giornalista Roth fu dettata da alcuni elementi, tra i quali essere costui caposervizio presso la CBS, per lโappunto statunitense, con sede in via Condotti, dove aveva lo studio lโavv. Ortolani e vi era la sede del Sovrano Ordine dei Cavalieri di Malta. Inoltre, costui aveva da poco fatto un viaggio in una nazione oltrecortina, e noi volevamo far credere che fosse stato โagganciatoโ dal servizio di sicurezza della nazione nella quale il giornalista si era recato.
Serviva una nuova donna per influire sui lavori della Commissione riguardante i fatti dellโIstituto Opere di Religione, che avrebbero dovuto consegnare i loro risultati il 30 settembre 1983. Fermammo tale Paola Diener, per il fatto che costei aveva un parente che lavorava presso la Cittร del Vaticano e che abitava in via Gregorio VII, chโera la via che conduce al luogo dove avevamo situato la virtuale โvillettaโ prestata a monsignor Marcinkus. E la Diener avrebbe dovuto essere una โtestimoneโ dei fatti occorsi presso la predetta villetta, proprio per la vicinanza della sua abitazione con la stessa. Per comprendere se la ragazza avesse edotto i propri genitori dellโiniziale parziale proposta fattale, posizionammo una microspia presso la sua abitazione. E per accedere al palazzo ci fingemmo clienti di uno studio di agopuntura cinese posto al primo piano. Allโinterno dellโabitazione, sita al piano terra, riscontrammo la presenza di un piccolo cane che ci intralciรฒ nel nostro lavoro, che comunque portammo a termine. La ragazza non fece cenno alcuno alla famiglia, ma comunque non si dimostrรฒ idonea alle nostre aspettative. Sorprendentemente, leggendo i quotidiani, ne riscontrammo lโimprovvisa morte dovuta a una folgorazione per elettricitร mentre la stessa era allโinterno della vasca da bagno. Ritenemmo il fatto assolutamente incidentale, ma lo sfruttammo per far credere che fosse nostra opera, citandolo per lโappunto in uno dei nostri comunicati. Lโincidente si era verificato durante il Sinodo dei Vescovi, ed anche di questa coincidenza se ne fece un uso. Fotografammo il viso presso la camera ardente e lo mostrammo a chi di dovere.
Cercavamo anche di monitorare il dottor Capaldo, nella Commissione Bilaterale di nomina di parte vaticana che, appartenendo alla corrente democristiana dellโOnorevole De Mita, poteva influenzare in maniera a noi contraria i lavori della predetta Commissione. Si attenzionรฒ il suo appartamento sito in una traversa di viale Regina Margherita, nei pressi del Liceo francese Chateaubriand e del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Porta Pia.
Il detenuto Agca continua a non ritrattare, per cui lโelemento della Staatssicherheit ci chiede di far credere a lui che ci siano in atto altri sequestri, e che la morte della Diener sia un omicidio teso a minacciarlo; che anche la sorella Fatma possa subire la medesima sorte.
Verso il 10 settembre comincia unโoperazione di pressioni diplomatiche per ottenere lโappello del Presidente Pertini nei confronti della Gregori. Vi sono vari e notevoli impedimenti da parte di alcune persone per ostacolare il suddetto appello, per cui si gira un video nella pineta di Castel Porziano, mettendo in evidenza che il luogo รจ prospiciente lโentrata della tenuta presidenziale italiana. Il video mostra la Gregori minacciata da unโarma calibro 357.
27 settembre
Alcuni elementi del Servizio DโInformazione della Sicurezza Democratica ci minacciarono di morte con un comunicato Phoenix, citando la suddetta pineta. Noi rispondemmo usando lo stesso 27, ma di ottobre, con una telefonata allโavvocato Egidio, annunciando la โmorteโ della Gregori. Loro replicarono usando il โ13โ di novembre e lasciando proiettili Magnum calibro 357 in unโedicola nei pressi del Collegio San Giuseppe Istituto De Merode, abitazione di monsignor Celata, e con accanto la Maison delle Sorelle Fontana.
20 ottobre
Ottenemmo comunque lโappello presidenziale attraverso una pressione nei confronti di monsignor Calamoneri, che lavorava nella Nunziatura Apostolica presso il Quirinale. Lโappello significava far comprendere ad Agca che vi fosse una persona che, essendo riuscita a promuovere lโappello il giorno 20, per cui usando il codice โ20โ, nello stesso modo poteva influire per far lui ottenere la grazia. Vi รจ anche un rapporto, che non รจ opportuno rivelare, tra il cercare lโappello e lโiniziativa della Congregazione per la Dottrina della Fede, nel redarre la lettera che stigmatizzava la massoneria. Questโultima realtร fu posta a conoscenza del detenuto Agca, il quale scrisse varie volte ad un autorevole membro della predetta Congregazione per ottenere la grazia. Contemporaneamente uno dei due giudici bulgari in rogatoria presso il carcere di Rebibbia, fece presente che se avesse ritrattato le calunnie sarebbero stati eseguiti per lui altri sequestri. Altrimenti sarebbe stata assassinata sua sorella Fatma, cosรฌ come โaccaduto con la Dienerโ, di cui negli stessi giorni furono prodotti i documenti attestanti il finto โomicidioโ.
In una delle lettere da Boston facemmo presente che tutte le richieste dovevano essere accolte non oltre il maggio 1984, e cosรฌ fu. Lโultima richiesta, proprio nel maggio โ84, fu la domanda di risarcimento, almeno parziale, dei debiti contratti dal Banco Ambrosiano.
Verso la fine di ottobre il detenuto Agca doveva essere sottoposto ad unโispezione giudiziale per verificare la sua conoscenza di una pertinenza diplomatica bulgara, e avrebbe, nelle nostre intenzioni, dovuto non riconoscerla. Per cui in relazione alla minaccia di morte nei confronti di sua sorella Fatma, gli fu mostratServizio dโInformazioni della Sicurezza Militare.a la foto del corpo della Diener, esposta nella camera ardente, con allegato lโarticolo che ne annunciava la morte attraverso la corrente elettrica.
Come adescare e usare strumentalmente un dodicenne, naturalmente facendo attenzione ai soliti โcodiciโ:
Fine novembre fermiamo Stefano Coccia come risposta alla suddetta lettera.
Inizialmente Stefano serviva per influire, con una sua fittizia testimonianza da noi prodotta e concordata, sullโAnticamera Papale, in quanto nella stessa si vociferava vi potessero essere due prelati con tendenze di pedofilia. Fu fermato in Corso Vittorio Emanuele II per ricordare lโaltra โtestimonianzaโ della ragazza del Convitto Vittorio Emanuele II. Cercavamo un giovinetto, fu quindi scelto nei palazzi che prospettavano sul Corso ma il piรน possibile vicino al Ponte, che rammentava il โsuicidioโ del Presidente del Banco Ambrosiano, Calvi, nonchรฉ vicino alla Cittร del Vaticano. Nella scelta del giovane fu determinante il numero civico del negozio del padre, che componeva nuovamente la data dellโapparizione di Fatima. Inoltre era importante che nella finzione lui potesse prendere lo stesso autobus che avrebbero potuto prendere la Orlandi, la Gregori e la Caterina Ghillespie, e che li avrebbe condotti alla stazione ferroviaria di San Pietro, nei cui pressi avevamo collocato la presunta villetta prestata a monsignor Marcinkus. Non si poteva usare con questo dodicenne lo stesso sistema di persuasione adottato con le altre ragazze, in quanto lo stesso era troppo giovane. Ci limitammo a filmarlo nascostamente, facendogli dire lโora dellโincontro – le 7 di sera, che avrebbe dovuto ricordare il 1917, data di Fatima- e il nome della strada. Gli chiedemmo se voleva girare un provino con alcune frasi che alludevano alla suddetta โvillettaโ, e avremmo fatto credere ai nostri interlocutori dellโaltra parte che ci riservavamo di convincere il ragazzo a produrre una falsa testimonianza di adescamento nei confronti dei due predetti prelati dellโAnticamera Papale. La nostra pressione e minaccia era che con la possibilitร di far circolare alcune voci che avrebbero โraccontatoโ come il Presidente monsignor Marcinkus avesse โprestatoโ la sua villetta ad uno dei due prelati in questione.
Il ragazzo serviva a fare pressione su alcune gerarchie vaticane affinchรฉ non sfruttassero in chiave anticomunista ed estensivamente con ostilitร nei confronti dei paesi dellโest il prossimo incontro tra il detenuto Agca ed il Pontefice. Inoltre โStefanoโ prende il posto nelle trattative della Orlandi e della Gregori, in quanto, con la possibilitร che il detenuto Antonov potesse ottenere gli arresti domiciliari era opportuno che non vi fosse piรน alcuna tensione mediatica, ma solo trattative occulte. Inoltre, nellโinsieme di queste pressioni usammo anche una composizione musicale del Maestro Miserachs intitolata per lโappunto โStephanusโ.
Dicembre โ83, alla fine di dicembre fermo tale Caterina Gillespie, di etร di 16 anni. Costei servirร , nel qual caso la si possa convincere, a dire di essersi anche lei recata presso la nota โvillettaโ in quanto irretita dal solito ecclesiastico, vicino al Presidente Marcinkus, e dichiarare di essersi presentata alle autoritร dopo aver visto il trafiletto della scomparsa della Gregori, per averla incontrata nella predetta villetta e sullโautobus che dalla Nomentana conduce alla Stazione di San Pietro. A talโuopo la fermammo nei pressi di una abitazione situata vicino alla via Nomentana. Nella selezione, oltre allโetร , fu determinante il fatto che costei era di padre canadese (nel codice rammentava lโambasciata del Canada presso la Santa Sede, sita in via della Conciliazione, presso la quale il signor Agca colloca lโappuntamento che avrebbe avuto, dopo lโattentato al Papa, con i membri della delegazione bulgara), e di madre dโorigine statunitense (che coinvolge ulteriormente, a livello di codice, le responsabilitร statunitensi). La ragazza era quindi unโulteriore pressione, che avrebbe dovuto continuare e dare un maggior senso alle scomparse Orlandi โ Gregori. Tale intenzione nei confronti della Gillespie fu annullata e la ragazza non fu edotta di quanto sopra, per i gravi fatti che seguirono.
Veniamo a conoscenza che il detenuto Antonov sta per ottenere gli arresti domiciliari e li dovrebbe ottenere il 21 dicembre 1983, per cui, per evitare che tale beneficio possa essere revocato, si decide che ogni attivitร di pressione va momentaneamente sospesa. Decidiamo quindi che venga anche fermata la pressione sul giudice Santiapichi, per cui il 20 dicembre la Orlandi deve lasciare la localitร della Villa di Plinio dove, posta in un camper, partecipava inconsapevolmente alle pressioni nei confronti del suddetto giudice, abitante nella vicina localitร , detta Infernetto, per tornare presso lโabitazione di Monteverde. Nostra preoccupazione รจ il prossimo incontro del Pontefice con il detenuto Agca. Costui potrebbe rivelargli qualcosa riguardante la nostra esistenza ed altro. Per cui รจ necessario approfittare dellโopportuna assenza di Antonov presso il carcere di Rebibbia, per cercare di far una notevole pressione ad Agca allโinterno dello stesso carcere.
Come sorvolare disinvoltamente e cinicamente sullโuccisione di Josรจ Garramon nella pineta di Ostia:
Pineta.
Le pressioni su monsignor Cheli, oltre che per i fatti inerenti al Banco Ambrosiano, costui era anche stato nel Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa negli anni โ70, in qualitร di collaboratore dellโallora monsignor Casaroli, con il compito di trattare diplomaticamente con i paesi oltrecortina. Era anche professore di francese.
Vedendomi giร arrestato, forse avrebbero fermato lโintenzione di produrre indizi fasulli nei miei confronti. Bisognava che mi facessi arrestare prima che ciรฒ si verificasse dietro impulso di altri. Necessitavo di unโimmediata imputazione di omicidio colposo, ed รจ per questo che non tolsi i frammenti della ventola.
1984
In Olanda fu albergata in pertinenza Cardinal Felici, che in Francia operava in modo reazionario contro i prelati โindipendentiโ francesi.
Credo che giร un anno prima sapessimo della data del maggio 1984. Contrari alla restituzione erano monsignor Marcinkus, De Bonis e quasi tutti i dirigenti.
Alla mia parte non interessava tanto si restituissero i debiti contratti con il Banco Ambrosiano, ma che sรฌ facendo si verificasse una sconfitta di quella linea politica facente capo allโattuale dirigenza, a noi avversa.
1985
Backis riceve Silloge ed รจ nunzio in Olanda.
Il capitolo dedicato interamente alla madonna di Fatima:
Fatima
Sapevamo che monsignor Hnilica, oltre a presiedere unโ associazione โ fondazione morale chiamata Pro Fratribus, con sede legale in Grottaferrata, costui zelava anche per ottenere la cosiddetta โconsacrazione della Russiaโ attraverso i riferimenti storici e religiosi dei fatti occorsi in Fatima nel 1917. Per cui cercammo di influenzarlo sul fatto che lโattentato del 1981 andasse interpretato in questa ottica religiosa. Usavamo testimonianze storiche raccolte dallโarchivista ufficiale dei fatti di Fatima, che ci indica come il testo inerenti i misteri faccia riferimento a โlotte intestine nel seno della Chiesaโ, e di gravi negligenze pastorali della gerarchia superiore. Mettevamo in luce alcuni passaggi dei primi misteri, quali: โUn castigo cadrร nella seconda metร del secolo ventesimo. Cardinali si opporranno a Cardinali, Vescovi a Vescovi, e a Roma ci saranno cambiamenti. La Russia sarร lo strumento del castigo scelto dal cielo per punire il mondoโ.
Disseminammo nelle nostre azioni vari e molti riferimenti allโevento di Fatima.
1) – Lโattentato era il 13 maggio, ed eseguito alle 17:17; la pensione scelta per il soggiorno del signor Agca si chiamava โIsaโ, che in arabo e turco significa โGesรนโ.
2) – La somma offerta alla Orlandi, 375000 lire, anagramma del 13-5-1917.
3) – Ora dellโappuntamento con la Gregori, h. 15,30 e ora dellโappuntamento con la Orlandi, 7 pomeridiane, compongono sempre la data 13-5-1917
4) – Il codice 158, anagramma di 5 โ 1981
5) – Etร di Mario ( 35 anni) e di Pierluigi (devo fare 17 anni), vanno a comporre insieme: 13 โ 5 โ 1917
6) – 351 – Numero civico dellโesercizio commerciale appartenente al padre di Stefano, il minorenne da noi fermato nei pressi dello stesso civico in Corso Vittorio Emanuele II alle ore 7 p.m. Il civico e lโorario compongono nuovamente 13-5-17.
7) – Anche il presunto gruppo โPhoenixโ ci minaccerร ponendo proiettili 357 Magnum in un tabernacolo nei pressi del collegio San Giuseppe Istituto De Merode. 357, come la data di Fatima 13-5-1917.
8) – Il signor Agca, โrovinerร โ il processo del โ85 per lโattentato, con un comportamento apparentemente folle, citando la โcrocifissioneโ (elemento portante del terzo segreto di Fatima, non ancora rivelato) e dichiarando le seguenti frasi: โLโattentato al Papa รจ collegato con il terzo segreto di Fatima. Al Papa ho detto che Dio mi ha fatto vedere la Crocefissioneโ.
Vi era una nostra persona ecclesiastica che conosceva il testo del terzo segreto di Fatima, non ancora rivelato, per averlo appreso da un altro prelato allโinterno della Congregazione per la Dottrina della Fede. Fummo noi a raccontare al signor Agca esclusivamente lโelemento della crocefissione, facendo poi presente ai nostri interlocutori che se non avessero accettato le nostre richieste avremmo potuto disvelargli il testo nella sua interezza e questi certo lo avrebbe dichiarato pubblicamente con prevedibile scandalo e turbamento. Il mostrare che avevamo svelato solo una frazione di segreto significava estensivamente il poter raccontare e pubblicare ogni altra informazione, al momento riservata. Inoltre facemmo presente durante le nostre pressioni che avremmo potuto far conoscere allโopinione pubblica quanto avessimo โsforzatoโ lโinterpretazione religiosa dellโattentato, avendo noi prodotto i suddetti elementi suggestivi, che esteriormente apparivano come naturali e genuini.
In ultimo, questo ammantare le nostre operazioni con โelementi goticiโ poteva anche porci al riparo da eventuali indagini, proprio per lโinverosimiglianza apparente di tutto ciรฒ. Per cui era una nostra ulteriore copertura confondente e depistante.
Facemmo credere che fu attraverso lโambiente di Ratzinger, che conosceva il terzo mistero, che il signor Agca lo apprese.
Lโelenco maniacale dei maniacali โcodiciโ: che sono addirittura 31! Sรฌ, โchi di dovereโ doveva essere particolarmente ottuso:
1) – Pierluigi : codici โ matrimonio โ occhiali.
2) – Mario : lunga telefonata con codici e quartiere Monteverde e Torvaianica (Minardi) โ parla dellโAvon. Durante la comunicazione telefonica di Mario si percepisce la presenza di altra persona, e ciรฒ confligge con lโipotesi che tutto possa essere opera di un mitomane isolato.
3) – Pedinamenti. โ Entrata di due individui nel bar Gregori durante festa dโinaugurazione, con fattezze riconducibili a presunti pedinatori della Orlandi. La Minardi riconosce nei volti dellโidentikit delle persone presenti allโinaugurazione al bar Gregori alcuni personaggi della malavita, ora identificati e raggiunti da avviso di garanzia.
4) – Americano : conosce telefonisti precedenti. โ Nastro voce Emanuela โ Tesserino scuola musica โ scritte autografe Emanuela โ Conoscenza di litigata della Mirella Gregori con il proprio ragazzo durante inaugurazione bar. – Lista vestiti Mirella Gregori.
5) – Mia conoscenza ubicazione cabine telefoniche ed elementi di dialogo con avv. Egidio.
6) – Il 20 luglio 1981 Agca, durante il primo processo per lโattentato, dichiarรฒ che โse tra 5 mesi non mi consegnate al Papa farรฒ lo sciopero della fameโ. Noi interpretammo nel modo seguente: โse le persone ecclesiastiche non mi dovessero aiutare io parlerรฒโ. Infatti, dopo cinque mesi, nel dicembre 1981, cominciรฒ il primo contatto con esponenti dei Servizi italiani. Nello stesso mese, il 20 dicembre, usรฒ come extrema ratio lโannuncio dellโinizio di un suo sciopero della fame. Il โ5โ ed il โ20โ sono nostri codici a sua conoscenza.
7) – Lettera Agca 1982 indirizzata a Card. Oddi e pubblicata il 25 giugno โ83, giorno indicato dalla Orlandi come essere quello in cui sarebbe avvenuta la sfilata di moda. Nella lettera Agca esprime le seguenti frasi: โspero che qualcosa accadrร in futuro, che qualcuno mi risponda dal Vaticanoโ, fatta pubblicare sul giornale Il Tempo, lo stesso quotidiano dove apparve il giorno precedente, il primo trafiletto che annunciava la scomparsa della Orlandi. 28 giugno 1983 comincia a ritrattare calunnie nei confronti dโun diplomatico bulgaro.
8) – Dicembre 1981: esponenti dei servizi dโinformazione italiani fanno presente ad Agca che se dovesse collaborare otterrร il perdono del Papa e la grazia presidenziale entro 2 anni. La scadenza dei 2 anni รจ proprio il 1983. Perdono del Papa: cittadina vaticana โ Grazia presidenziale: cittadina italiana (questo fatto lo apprendemmo da nostra persona del Servizio di Informazioni della Sicurezza Democratica, nei primi mesi dellโanno 1982. Agca lo confermerร credo negli anni โ90. Infatti prima del dicembre 1981 i pedinamenti furono effettuati solo nei confronti di cittadine vaticane; dopo la suddetta promessa la seconda ragazza doveva essere italiana).
9) – 15 ottobre 1983: lettera da Boston che annuncia nuovi sequestri- – 20 ottobre 1983 Rogatoria dei giudici bulgari, dove a detta di Agca uno dei due magistrati gli farร presente che saranno effettuati altri sequestri in cambio della sua ritrattazione.
10) – Nella stessa lettera del 15-10-83 noi indichiamo, come scadenza di ogni trattativa il 5-84, data in cui poi si verificherร la corresponsione economica in Ginevra di parte dei debiti contratti dallโ Istituto Opere di Religione nei confronti del Banco Ambrosiano.
11) – Noi disseminiamo innumerevoli codici riportanti lโevento del 3ยฐ segreto di Fatima. Durante il processo del โ85 per lโattentato Agca โrovinaโlo stesso con un comportamento apparentemente folle e citando la โcrocifissioneโ (elemento portante del terzo segreto di Fatima, non ancora rivelato) e dichiarando le seguenti frasi: โLโattentato al Papa รจ collegato con il terzo segreto di Fatima. Al Papa ho detto che Dio mi ha fatto vedere la Crocefissioneโ – โAspetto una risposta dal Vaticano. Se rimarrร in silenzio io continuerรฒ a collaborareโ (nel senso che se non continuiamo a cercare di liberarlo lui continuerร con le calunnie) โSe invece il Vaticano mi smentirร io non parlerรฒ, non potrรฒ piรน parlareโ (nel senso: se le persone del Vaticano mi aiuteranno io non parlerรฒ piรน). –
12) – Signora Minardi โ Riferimento ad un fatto del โ83 โ โ84 verificatosi nella pineta con minorenne nomade. Mio investimento nella pineta di un bambino uruguayano ma riportante allโapparenza una bellezza nomade, gitana. โ 1997 Mio fittizio coinvolgimento nella scomparsa di un nomade.
13) – Minardi: cita quartiere Monteverde come giร il telefonista Mario ebbe a citare lo stesso in una sua telefonata.
14) – Intercettazione del โ97: per un possibile soggetto che soffra di turbe riconducibili a manifestazioni mitomaniache, il lasso di tempo di ben 16 anni tra la telefonata ed il presentarsi ai giudici, sono eccessivi. Come anche lo sono gli anni intercorsi dal 1987 (telefonata alla trasmissione Telefono Giallo) ad oggi.
15) – Scelta della basilica di Santa Francesca Romana per lโassonanza con il nome della nipote del Giudice Martella.
16) – Le mie opere dโarte, per il loro contenuto di rigore sociale, politico e pedagogico non sono riconducibili ad espressione di persona affetta da sindrome mitomaniacale. Un soggetto disturbato si esprimerebbe con dei lavori a carattere gratuitamente spettacolare e privi di profonditร autorale.
17) – Collegio San Giuseppe con monsignor Pierluigi Celata (monsignore che ebbe rapporti con il Servizio dโInformazione della Sicurezza Militare, Francesco Pazienza, nellโambito di azioni riguardanti il defenestra mento di monsignor Marcinkus) โ Sorelle Fontana (la loro maison รจ incorporata nello stesso edificio del collegio San Giuseppe).
Sala Borromini con alle sue spalle lโabitazione del dottor Francesco Pazienza.
18) – Flauto: la marca, il modello. Se io avessi voluto procurarmi un flauto usato e fittizio avrei dovuto poi ricostruire uno stato di usura riconducibile ai molti anni trascorsi e avrei dovuto calcolare e comunque rischiare che vi si trovasse altro Dna riconducibile al reale proprietario. Il flauto non รจ stato ripulito internamente, per cui quelle tracce biologiche potevano condurre al DNA del proprietario. Inoltre ho consegnato il flauto con la matricola e la famiglia poteva ancora avere il certificato dello strumento con il suddetto Nยฐ. Anche gli strumenti usati possono essere venduti con il loro documento originale.
19) – Mia conoscenza che la Orlandi versava il 22 giugno in condizioni di periodo mestruale.
20) – Scegliemmo come luogo del finto incontro la sede del Senato in quanto in quello stesso giorno il Pontefice riceveva in Polonia gli esponenti del Senato Accademico.
21) – Lโutenza telefonica da cui partรฌ la telefonata allโavvocato Egidio, il quale non era presente in studio e a cui rispose un suo collaboratore, era in un bar di piazza San Silvestro (per chi guarda la piazza rivolto al palazzo della posta con orologio, il bar รจ sito sul destro). Seguรฌ un immediato intervento di forze dellโordine in borghese con macchina cosiddetta โcivettaโ nel giro di pochi minuti. Nello stesso pomeriggio fu effettuata da altra utenza telefonica (una cabina) una seconda telefonata dove si usarono le note frasi quali โpossiamo lanciare una granataโ.
22) – Maria Antonietta Gregori, rispondendo presso il suo bar ad una nostra telefonata, scambiรฒ la voce del cosiddetto โAmerikanoโ con quella di un collaboratore dellโavvocato Egidio, anche lui probabilmente straniero. LโAmerikano si rivolse alla Gregori dicendo: โlei sa chi sonoโ, e lei rispose: โsi, lei รจ il collaboratore dellโavvocatoโ. Al chรฉ lโAmerikano le chiarรฌ lโequivoco qualificandosi.
23) – Lโautobus che partendo dalla casa di Catherina Skerl raccoglie Caterina Gillespie, la Gregori e Stefano, conducendo alla stazione ferroviaria di San Pietro.
24) – Telefonata con avvocato Egidio: – Egidio: โEโ una sfida tra intelligenzeโ.
25) – 21 dicembre uscita di Antonov dal carcere per i domiciliari e mio arresto. Ambedue articoli dei due fatti apparsi accanto su stesso numero del giornale โLโUnitร โ e mostrati a chi di dovere.
26) – Decodificazione dei nomi Pierluigi (monsignor Pierluigi Celata) e Mario (Mario Aglialoro, alias Pippo Calรฒ)
27) – Appena uscito dai domiciliari nel 1986, mi recai nella scuola frequentata da Caterina Skerl per cercare di conoscere unโaltra studentessa della stessa scuola, per coinvolgerla nei nostri interessi.
28) – Il 27 ottobre 1983 telefonata allโavvocato Egidio che annuncia la morte della Gregori. Questa presunta morte serviva a minacciare il detenuto Agca, che si sarebbe assassinata la di lui sorella, Fatma, se non avesse โsbagliatoโ ai primi di novembre unโispezione giudiziale, che sarebbe stata effettuata in una pertinenza della delegazione bulgara in Roma.
29) –
– 1987 Flaminia Cruciani in Campidoglio per Macioce.
– 1988 Priscilla Morini per Macioce davanti al Collegio e per Cassazione Bulgari in traversa via Veneto.
– 1990 Ornella in Collegio SantโEugenio per Garramรฒn.
30- Informativa Sdece consegnata a Backis e scelta Calmels in quanto vicino a Backis.
31) – Il 1983 era lโAnno Santo della Redenzione.
Come ti istruisco la giovanissima Emanuela per farle raccontar balle ai genitori , alle sorelle e al fratello:
Versione che la Orlandi avrebbe dovuto produrre presso la propria famiglia prima del 3 luglio 1983.
Presentandola come la โscappatellaโ.
Ad averla fermata alle 15:30 del 22 giugno รจ stato un giovane uomo che le parla del lavoro โAvonโ. Allโappuntamento alle 19 le manda una ragazza francese, Catherine, che le dice di essere unโamica di sua sorella Natalina Orlandi e le chiede di recarsi, sul momento, presso la sua abitazione situata nei vicoli prospicienti la chiesa di Santa Barbara dei Librari, per prendere in visione dei prodotti Avon ed anche bigiotteria dโartigianato. Una volta nellโabitazione, la Catherine avrebbe telefonato, da unโaltra stanza e non vista da Emanuela, a Natalina, chiedendole se la famiglia avrebbe acconsentito che lโEmanuela per una sera potesse dormire presso la sua abitazione in modo da poter vendere lโindomani mattina la bigiotteria innanzi alla chiesa di S. Barbara dei Librari. Catherine riferรฌ che la famiglia aveva acconsentito e lโEmanuela dormรฌ in questa abitazione. Lโindomani, nel pomeriggio, si sarebbe verificata, a detta di Catherine, unโaltra telefonata della stessa presso la famiglia, che lโavrebbe autorizzata a rimanere per altri giorni. A detta della ragazza francese la sfilata delle Sorelle Fontana del sabato 25 giugno sarebbe stata rinviata sine die.
Lโecclesiastico vicino a monsignor Marcinkus, verso il quale operiamo la pressione, deve sapere che noi facciamo credere che questa figura dellโuomo dellโAvon possa essere una sua invenzione in combutta con alcuni membri del Servizio dโInformazione della Sicurezza Militare, e che la Orlandi, una volta ritornata presso la sua abitazione, e dopo aver saputo della denuncia della Gregori, potrebbe dire di aver mentito riguardo questa scappatella e raccontare la โveritร โ: e cioรจ che il prelato vicino a monsignor Marcinkus lโavrebbe fermata vicino alla scuola Vittorio Emanuele II, e sapendo delle sue attitudini alla musica le avrebbe parlato di una possibilitร di suonare nella cappella musicale della Prefettura della Casa Pontificia. In seguito, il monsignore condusse la Orlandi in una villetta, dove era presente monsignor Marcinkus, il quale le fece velate e gentili avances da lei respinte e comunque le propose di aiutare il padre, ricattato da certe persone e per certi motivi, e che per questo rischiava di perdere il lavoro e la casa.
Il prelato farร presente alla ragazza, mentendo, di aver giร chiesto al di lei padre riguardo alla possibile partecipazione della stessa a questa azione e che il padre autorizzรฒ. E lei, in seguito, lasciata la propria casa e giร coinvolta nella stessa azione non avrebbe dovuto mai chiamare lโutenza telefonica famigliare in quanto, a detta del monsignor la stessa utenza poteva essere sotto controllo.
Nella nostra accusa โposticciaโ verso il Presidente dellโIstituto Opere di Religione, di aver creato questo finto sequestro, facciamo credere che lโimprenditore De Pedis lo stia aiutando in quanto lo stesso De Pedis desidera la restituzione di quanto โprestatoโ in epoca precedente al presidente del Banco Ambrosiano Roberto Calvi.
Rientro della Orlandi dopo il 3 luglio โ Finto sequestro.
La ragazza avrebbe riferito la seguente versione: Lโuomo dellโAvon e Catherine lโaccompagnano alle 19 in macchina dai genitori, per chiedere loro lโautorizzazione per poter farla lavorare. In macchina viene minacciata e in parte immobilizzata. La obbligano a salire in un luogo isolato su di un camper, allโinterno del quale si trovano un ragazzo ed una ragazza incappucciati, con accento statunitense. Riferisce che il camper si sposta, nei giorni a venire di qualche strada rispetto alla posizione iniziale, (nella realtร noi veramente posizionammo un camper presso via della Nocetta con una coppia dai tratti nordici riconducibili allโaspetto somatico di uno statunitense. Questo per lasciar traccia presso gli abitanti del luogo).
La Orlandi riferisce che la ragazza e il ragazzo dellโ Avon, allโappuntamento alle 19, recavano accento statunitense e a loro detta provenivano dalla sede Avon negli States per lavorare in Italia.
La giovane Emanuela Orlandi, in seguito, rimasta sola nel camper riesce ad aprire un finestrino e a calarsi allโesterno. Riconosce il luogo (via delle Fornaci) in quanto nei pressi aveva avuto in passato un interesse (per questo motivo scegliemmo specificatamente questa strada). La ragazza osserva il camper che riporta sui lati delle biciclette appese, e vede la targa riferibile alla Germania occidentale (nella realtร anche in questa via noi posizioniamo il camper per farlo notare agli abitanti del luogo, che avrebbero confermato il racconto della Orlandi. Sempre nella realtร si trattava invece di due tedeschi della Germania occidentale con falso passaporto degli Stati Uniti). Il camper riportava un colore sgargiante per meglio essere notato, come fu con la BMW il 22 giugno, e lโarmamentario da noi attribuitogli doveva ricondurre ad unโimmagine turistica.
Emanuela Orlandi in entrambe le versioni, quella della โscappatellaโ prima del 3 luglio e quella del successivo โfinto sequestroโ, avrebbe nascosto la veritร per non coinvolgere i suddetti monsignori. La nostra pressione nei confronti dei monsignori consisteva nel nostro riservarci, in caso non avessero accettato le richieste, di far ritrattare la Orlandi da queste versioni posticce e farle riferire la โveritร โ, che accusava gli stessi.