La “gruccia di pappagallo” o “pau de arara”.
Domenica 28 agosto 1983 trapelò la notizia che l’Avvocato Gennaro Egidio aveva ricevuto una lettera dattiloscritta a firma di Emanuela Orlandi. Si specificava, peraltro, che il testo non era autografo, bensì redatto sotto dettatura essendo la giovane, da quel che si legge, legata su una sedia e bendata e, quindi, impossibilitata a scrivere. La missiva esponeva una sequela di atroci patimenti a cui la fanciulla era stata già sottoposta e annunziava le sofferenze ulteriori delle quali sarebbe stata oggetto se le condizioni imposte da i sequestratori non fossero state rispettate. Si trattava di un’ elencazione dei supplizi in uso in Brasile durante la dittatura tra cui anche la ruota e il tormento dei serpenti.
Tra le numerose pratiche disumane richiamate nel messaggio una colpisce in particolare l’attenzione del lettore accorto…..”sentivo che parlavano di una gruccia di pappagallo….”…
Ebbene, la “gruccia di pappagallo” è meglio nota con il nome di “pau de arara”.
Si tratta di uno strumento di costrizione e tortura ideato ed introdotto nel XVI secolo dai conquistatori portoghesi del Brasile nei confronti degli indigeni. Successivamente è stato utilizzato dalla polizia politica brasiliana (DOPS) durante la detenzione dei prigionieri politici. Questo strumento di tortura, soprattutto con la denominazione utilizzata, identifica in maniera univoca il Brasile. Allo stesso modo in cui il Colosseo identifica Roma e la Tour Eiffel evoca Parigi. Potrebbe obbiettarsi che l’estensore del testo conoscesse la pratica e l’abbia posta casualmente tra le altre, ma non può trascurarsi che anche gli altri elementi illustrati inducono e indirizzano la ricerca verso il Paese sudamericano.
Contatti tra il Comitato Brasileiro pela Anistia (CBA) e il Presidente Pertini.
Il Comité Brasileiro pela Anistia, al quale i sequestratori ispirarono, secondo lo scrivente, la loro azione criminosa, ebbe più di un’occasione di incontro con i rappresentanti del governo italiano dell’epoca e con il Presidente della Repubblica Pertini per l’approfondimento degli obbiettivi esposti nel Programa Minimo de Açao.
In particolare, il Comitato ottenne l’organizzazione a Roma della II Conferenza Internazionale per l’Amnistia ampia, generale e senza restrizioni e per le libertà democratiche in Brasile che si tenne dal 28 al 30 giugno 1979 nell’Auletta di Montecitorio della Camera dei Deputati grazie anche all’impegno del deputato Lelio Basso, scomparso improvvisamente, compagno fraterno del Presidente Pertini. Alla Conferenza parteciparono tutti i Comitati brasiliani attivi in Europa e 15 parlamentari del Movimento Democratico Brasiliano.
L’impegno del deputato Lelio Basso, compagno fedele del Presidente Pertini, per il sostegno alle ragioni del movimento brasiliano per l’amnistia fu assoluto. Una ragione di vita. Il movimento brasiliano per l’amnistia era saldamente radicato ed appoggiato in Italia.
http://theotoniodossantos.blogspot.it/2009/03/lelio-basso-e-america-latina.html
Anche la Lega Internazionale per il Diritto e la Liberazione dei Popoli partecipò attivamente alla battaglia per l’amnistia e il 28 ottobre si costituì a Roma il Comitato italiano per l’Amnistia con lo scopo di appoggiare la rivendicazione di un’amnistia generale senza restrizioni per tutti i prigionieri ed i perseguitati politici brasiliani dal 1964 (anno del colpo di Stato). Del Comitato facevano parte esponenti di forze politiche, movimenti giovanili, la federazione sindacale unitaria, le Acli, i gruppi parlamentari radicale, sinistra indipendente, Democrazia Proletaria e Partito di Unità Proletaria. Tra i parlamentari aderirono all’iniziativa promossa da Basso, Gian Carlo Pajetta e Dario Valori (Pci), Gaetano Arfè e Mario Zagari (Psi), Aldo Bozzi
(Pli), Giovanni Spadolini (Pri), Egidio Ariosto (Psdi).
L’ultimatum del 20 luglio 1983- Propaganda- Richard Roth (CBS).
Nel messaggio telefonico del giorno dell’ultimatum, 20 luglio 1983, i sequestratori ribadirono in maniera chiara che il fine ultimo dell’azione criminosa che stavano conducendo era la propaganda che sarebbe derivata dall’adozione di un atto di clemenza nei confronti di Ali Agca e dei suoi complici, detenuti politici.
….”possesso di uno strumento di propaganda quale il detenuto Alì Agca è stato trasformato dallo stato di isolamento e della promessa di agevolazioni”….
La fondamentale rilevanza e risonanza, politica e mediatica, che avrebbe avuto la rinunzia dello Stato italiano a perseguire il detenuto politico Ali Agca ed i suoi complici. Questo lo scopo.
In Brasile, dalla fine degli anni settanta, erano nati diversi comitati e movimenti per l’abolizione della tortura e finalizzati all’ottenimento di un’amnistia ampia,generale e senza restrizioni. Tuttavia, il risultato raggiunto da queste organizzazioni spontanee di comuni cittadini, soprattutto avvocati degli scomparsi, religiosi in gran numero, sindacalisti era insoddisfacente. Infatti, nel 1979, il regime militare inviò al congresso nazionale un progetto di legge di amnistia che non realizzava le aspettative e gli obbiettivi della campagna: non era ampio, prevedeva un’amnistia ristretta e non proclamava alcuna avversione nei confronti della tortura e dei trattamenti disumani.
La lotta continuò durante i primi anni ottanta divenendo particolarmente accesa proprio nel corso dei primi mesi del 1983. La popolazione era esasperata essendo sottoposta ad ogni sorta di ingiustizia, affamata, privata dei più elementari diritti. Il culmine della tensione e delle opportunità per ottenere l’amnistia generale e l’abolizione della tortura fu raggiunta sul finire della primavera del 1983 quando fu proclamato il primo sciopero generale dal 1964, dall’inizio della dittatura.
Si trattava di un evento epocale ricordato e celebrato ancora oggi.
La data dello sciopero generale per l’amnistia senza restrizioni e per l’abolizione della tortura era quella del 21 luglio 1983!
Se in occasione di questo storico evento si fosse potuta ottenere la grazia e, quindi, la scarcerazione del più noto dei prigionieri politici,colui che aveva attentato alla vita del Pontefice, la spinta propagandistica alla causa dell’amnistia sarebbe stata enorme
L’idea di realizzare questo ambizioso, quanto scellerato, piano nacque quando lo sciopero generale era oramai nell’aria; così la cellula eversiva, ispirata al programma del Comité Brasileiro pela Anistia (CBA), decise prima il sequestro della giovane italiana Mirella Gregori, nel maggio 1983, e di altre due cittadine statunitensi (nota inviata all’Avvocato Egidio in data 27 ottobre 1983). Non riuscendo nello scopo i sequestratori alzarono il tiro pianificando il “prelevamento” della “cittadina vaticana” e fissando l’ultimatum per il rilascio del turco “strumento di propaganda” alle 24 del 20 luglio.
Se tutto fosse andato secondo i piani Richard Roth, il corrispondente da Roma della Columbia Broadcasting System (CBS) che trasmetteva nelle Americhe un notiziario quotidiano, avrebbe annunciato la notizia in Brasile in tempo per la grande, storica, manifestazione.
Nota di coordinamento temporale.
L’”Operazione Agca, come sono definiti in più di un’occasione dagli stessi operatori il sequestro di Mirella Gregori e di Emanuela Orlandi, dura fino al 20 luglio 1983, con il messaggio conclusivo del 21 luglio e la conferma con l’Ansa del 22 luglio. Tuttavia, quale che sia stata la sorte di Emanuela, non essendovi dubbi su quella di Mirella, alcuni degli elementi che avevano partecipato all’operazione fanno successivamente pervenire i messaggi di cui si è detto in precedenza che attengono al tema della tortura, telefonate del 4 e del 6 settembre e lettera del 28 agosto all’ Avvocato Egidio, che consentono di comprendere, insieme al tema dell’atto di clemenza per il detenuto politico Agca, il senso delle richieste dei rapitori ed il movente del sequestro.
Anche la richiesta del gruppo “Turkesh”, disconosciuto dai veri sequestratori (messaggio ritrovato in un furgone del TG2 a Castelgandolfo il 4 settembre 1983), contenuta nel Komunicato n. 3 del 13 agosto, con la quale si invita il Pontefice a pronunziarsi sulla qualità di prigioniero e sulla dignità di essere umano di Ali Agca conferma la corretta interpretazione degli obbiettivi della “non meglio identificata cellula eversiva brasiliana.
Conclusione
I rilievi esposti in queste pagine costituiscono solo una parte, quella maggiormente pregnante, degli indizi che sostengono la “pista brasiliana”, ma ogni particolare del carteggio inerente i sequestri trova in essa ricostruzione una spiegazione plausibile.
Tanto dovevo per dovere di cittadino, animato da desiderio di verità e da amore per la ricerca storica”.
