Mancini infatti da tempo si sgola a dire che Emanuela “l’abbiamo rapita noi della banda della Magliana”. Facile a dirsi, ma impossibile da dimostrare: peccato infatti che l’Accattone non sappia indicare i nomi di altri complici né la dinamica dei fatti e che si dimentichi come a suo tempo i “rapitori” non siano riusciti a esibire neppure mezzo straccio di prova di avere davvero in mano la povera ragazzina, tant’è che è andata avanti per anni la montatura del rapimento per essere scambiata con Alì Agca, il terrorista turco condannato all’ergastolo per avere sparato nell’81 a papa Wojyla ferendolo gravemente. La montatura è poi proseguita nonostante il 13 giugno 2000 Agca sia stato graziato dal nostro presidente della Repubblica ed estradato in Turchia per scontarvi la condanna per un omicidio commesso in patria e sia infine stato scarcerato il 20 gennaio 2006 grazie a una amnistia.
Nel mio libro “Cronaca criminale. La storia definitiva della banda della Magliana” ci sono gli elementi per capire questo sbracciarsi di Mancini: ho pubblicato infatti parte delle intercettazioni telefoniche nelle quali lo si sente supplicare la sua donna, Fabiola Moretti, di inventarsi qualunque cosa pur di accontentare quelli che volevano incastrare Enrico De Pedis e Giulio Andreotti in un colpo solo. Alla Moretti Mancini spiega che, oltre allo stipendio da “pentita” che faceva comodo, lui avrebbe confermato tutto per uscire finalmente di galera e andare a vivere assieme.
Ma c’è del metodo anche nella apparente follia del volersi accusare del “sequestro Orlandi”. Oltre al farsi pubblicità per vendere il proprio libro, “Con il sangue agli occhi”, anche Mancini come molti altri spera che prima o poi si realizzi un film o meglio ancora su una serie televisiva dedicata al mistero Orlandi, per guadagnare un po’ di quattrini facendo da consulente, interprete o autore della sceneggiatura. In fondo si trova in nobile compagnia. Sempre nel mio “Cronaca criminale” ricordo che l’ex magistrato del tribunale di Roma Ferdinando Imposimato, diventato avvocato dalla fine del 1983, preparò una sceneggiatura, nella quale il principale interprete è “il commissario Sammataro”, secondo me chiaramente lo stesso Imposimato in panni polizieschi.
Una delle tante piccole o grandi incongruenze del caso Orlandi è che Imposimato per qualche mese è stato il legale di Agca quando era rinchiuso nel carcere di Ancona, per poi diventare legale della madre di Emanuela nelle indagini per la scomparsa della figlia (mi chiedo se abbia pesato il fatto che fosse buon amico del dirigente della Segreteria di Stato vaticana don Giovanni D’Ercole). Ovvero: da avvocato dell’asserito beneficiario del “rapimento” di Emanuela ad avvocato della donna più danneggiata dal “rapimento” stesso. “Ha tanto insistito”, mi ha spiegato il padre di Emanuela, Ercole Orlandi, come ho del resto riportato nel mio libro.
In attesa di sapere come procedono la navigazione e le imprese in terra turca dell'”imprenditore sorianese” Maurizio Giorgetti, è ovvio che l’Emanuela Orlandi Show continuerà a gonfie vele anche dopo l’approdo del barcone a Istanbul. Se sapevo, mi ci imbarcavo anch’io: un ottimo modo per farmi delle belle e lunghe ferie. Anche se, insisto, avrei preferito l’aereo.