Riguardo il futuro della Libia, e forse non solo della Libia, c’è un precedente che può aiutarci a intuirlo: è il caso dell’ex Jugoslavia. A suo tempo la Jugoslavia è stata fatta saltare ed è stata frantumata per iniziativa e interesse economico della Germania, che tramite l’Austria cominciò ad armare i primi rivoltosi. Una Libia frantumata in almeno due Stati per iniziativa e interesse dei francesi e degli inglesi è al momento l’ipotesi più probabile, specie se Gheddafi e le tribù che lo sostengono dovessero restare dove sono. Gli Usa si aggregano, pur tentennando, cercano di barcamenarsi perché non è affatto chiaro dove andranno a finire le varie rivolte che investono il mondo arabo, dal Marocco allo Yemen, dall’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti: non è affatto certo che gli attuali regimi filo occidentali verranno sostituiti da altri regimi altrettanto filo occidentali, per giunta, si spera, decisamente più democratici.
Gli Usa tentennano anche perché l’appoggio concesso subito alla rivolta egiziana ha indispettito e preoccupato la monarchia retriva al potere in Arabia Saudita, timorosa che la Casa Bianca possa appoggiare il “vento arabo” anche a Riad. Sono vari i motivi per cui gli Usa non possono certo rischiare di perdere l’alleanza con il regno saudita: 1) si tratta del centro della cassaforte petrolifera mediorientale, che è la più ricca del mondo; 2) è il bastione sul quale si appoggia la formidabile presenza militare statunitense in Medio Oriente, bastione con un occhio verso la Cina; 3) permette il controllo marittimo dello stretto di Hormuz, vale a dire del flusso continuo di petroliere che partono dagli Emirati Arabi Uniti e dall’Iran per alimentare l’Occidente: 4) si tratta, infine, di un alleato da qualche tempo pericolosamente in bilico già di suo.
Questo stallo minaccioso, puzzle di non facile soluzione, spiega lo strano silenzio sul libro di El Baradei. Ma spiega anche perché sulla “rivoluzione libica” è circolata subito – e circola ancora – una informazione giornalistica molto condizionata, vettore più di desideri scambiati per realtà che di notizie.
