C’era un volta il miracoloportoghese: Covid free. C’era una volta, or non c’è più. Dopo l’estate è iniziata anche nel Paese Lusitano la seconda ondata,
Lockdown. C’era un volta il miracolo. Il Portogallo era Covid free. C’era una volta, or non c’è più. E c’ìè il mini lockdown. Dopo l’estate è iniziata anche nel Paese lusitano la seconda ondata. Vale a dire l’aumento dei casi positivi. E il 24 ottobre si è arrivati a 3.669 casi, 1.686 dei quali con sintomi. 2.297 morti con un incremento di 21 rispetto il giorno prima. Per onorare i morti per la pandemia del Covid il 2 novembre sarà una giornata nazionale di lutto a loro dedicata. E torna il lockdown. All’italiana.
Stato di calamità
Intanto il Governo il 22 ottobre ha dichiarato nuovamente lo stato di calamità. Nonostante il nome decisamente preoccupante è meno severo dello stato di emergenza. Non porta a un vero e proprio lockdown ma quasi. Già dichiarato e rinnovato nel corso della prima ondata. Per limitare il più possibile gli spostamenti, dal 22 le persone che possono lavorare da casa devono farlo. Lavorando cioè, in smartworking. Espressione che sottintende come il lavoro fuori casa non fosse, e non sia, quindi smart. Non era quindi intelligente, ma tralasciamo.
Le visite ai familiari e parenti nelle case di cura sono sospese. Le attività commerciali devono chiudere entro e non oltre le 22. Le persone non possono incontrarsi in più di 5, regola disattesa ovunque. Specie quando si tratta di seguire in tv nei bar, ristoranti, pizzerie e trattorie le partite di calcio. Trasmesse pressocchè ogni sera.
Le feste universitarie sono vietate. E a matrimoni, battesimi e altre cerimonie possono partecipare al massimo 50 persone. L’uso della mascherina fuori casa è obbligatorio, cioè anche in strada e non solo nei locali, supermercati e negozi al chiuso. E contro tale obbligo hanno manifestato nel quartiere Rossio a Lisbona centinaia di persone senza mascherina e senza distanziamento fisico. Per fortuna non ci sono stati, a differenza che a Napoli, scontri con la polizia.
Il ministro della Salute Marta Temido ha precisato che “In alcune zone del Paese abbiamo una situazione epidemiologica complessa, che può essere minimizzata con alcune misure”.
Motivo per cui dal 22 è iniziato anche un nuovo lockdown parziale, dopo quello che durante la prima ondata ha riguardato i residenti di 19 quartieri nella periferia nord di Lisbona, dal 1 luglio confinati nuovamente per due settimane nelle loro case. Da dove potevano uscire solo per andare al lavoro, fare la spesa o comprare medicine, con riunioni limitate a cinque persone invece che 10 nella regione della capitale e 20 nel resto del Portogallo.
Questa volta il lockdown parziale riguarda tre comuni della zona settentrionale del Paese: Felgueiras, Lousada e Pacos de Ferreira. Tutti i loro 161.000 residenti potranno uscire dalla propria abitazione solo per lavoro, scuola o altre attività essenziali come per esempio l’acquisto di beni di prima necessità.
Il governo ha inoltre deciso una chiusura generalizzata di tutto il Portogallo per la festa nazionale di Ognissanti. Per la precisione, dal 30 ottobre al 3 novembre ci sarà il divieto di spostarsi tra un Comune e l’altro, decisione presa per ridurre il rischio di contagio in occasione della festa nazionale di Ognissanti.
Assalto a Halloween nel lockdown
Nessuno s’è scagliato contro la festa di Hallowen – coi bambini che vanno di casa in casa a chiedere dolci minacciando scherzosamente “dolcetti o scherzetti” – perché in Portogallo si tratta di una festività poco sentita. Nessuno quindi l’ha definita come l’ha definita il presidente della Campania Vincenzo De Luca: “una immensa idiozia”, “immensa e stupida americanata”, “un monumento alla imbecillità”.
Nessuno quindi ha finito con l’essere criticato e di fatto preso in giro dalla stampa britannica che ha voluto ricordare come Halloween sia legata alla festa di Ognissanti perché la parola deriva da “All Hallow’s Eve”, che in inglese antico significava appunto vigilia di Ognissanti. Così come la festa celtica di Semhain si lega, oltre che ad Halloween, a una serie di feste religiose e non religiose in onore dei morti.
Coi leghisti padani che si vantano delle loro (presunte) origini celtiche c’è poco da parlare di “immensa e stupida americanata”. Il 20 settembre 1998 l’allora “segretario nazionale della Lega Lombarda” Roberto Calderoli ha voluto sposarsi col rito celtico in una castello di Cremona, mentre Umberto Bossi suonava al pianoforte in onore degli sposi “Va pensiero” nonostante sia musica di Giuseppe Verdi e non dei celti.
Memorie celtiche
Poiché però nessuno sapeva né sa tuttoggi come fosse il rito celtico, dato che i celti non hanno lasciato nulla di scritto, la cerimonia voluta da Calderoli è rimasta senza imitatori. Anche perché troppo complicato. Non tanto il “giuramento davanti al fuoco che purifica”. Quanto il doversi arrampicare su un albero per procurarsi il “sacro vischio”. E il dover fondere assieme due monete in segno di unione matrimoniale.
E poi invece che festeggiare bevendo sidro è certo più piacevole bere vino, spumante, champagne e magari anche birra.
Tornando alle cifre della pandemia in Portogallo, teniamo presente che si tratta di una popolazione che è un sesto di quella italiana, 10 milioni di abitanti invece di 60. Ma anche moltiplicando per 6 i numeri della pandemia la situazione è comunque sempre migliore che in Italia. Per non parlare delle confinanti Francia a nord e Spagna a est. Dal cui lungo confine comune il Covid è inizialmente arrivato a Lisbona. Quando i casi giornalieri si contavano sulle dita di una mano, insieme con quello portato da chi era stato in vacanza in Lombardia.
Sant’Antonio da Lisbona o da Padova?
Speriamo che l’anno prossimo non debba ripetersi il bloccodelle affollatissime feste e “marchas populares”. Che durante l’intero mese di giugno ricordano allegramente la nascita di S. Antonio. Portoghese puro sangue, venuto alla luce e diventato frate e Lisbona anche se di lui in Italia si parla sempre e solo come “S. Antonio da Padova”. Dove in realtà ha vissuto solo gli ultimi due anni della sua vita.