ROMA – Il regista Roberto Faenza sta girando un film sul mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi, ma, da quel che si capisce dalla intervista con Gloria Satta pubblicata dal Messaggero di Roma, di Emanuela Orlandi si vedrà poco. Sarà piuttosto un film che cercherà di cavalcare il macabro fascino esercitato sul pubblico dalle imprese della banda della Magliana, un nome capace di causare più forti emozioni di altre organizzazioni criminali anche più serie come la mafia del Brenta o le imprese di Vallanzasca.
Comunque le buone intenzioni programmatiche ci sono:
“È venuto il momento in cui il cinema faccia luce su uno dei misteri più sconcertanti della storia recente”
ha dichiarato il regista Roberto Faenza alla giornalista Gloria Satta parlando del mistero Orlandi, o meglio, parlando del film che lui sta girando sulla scomparsa di Emanuela Orlandi avvenuta ormai più di 32 anni fa . L’affermazione è decisamente impegnativa, ma il regista inciampa subito su una vistosa imprecisione quando spiega che Emanuela si vedrà pochissimo, per l’esattezza
“Giusto nella prima scena, quando fa l’ultima telefonata a casa appena uscita dalla lezione di musica e prima di sparire per sempre nel nulla”.
A smentire Faenza è proprio Federica Orlandi, sorella di Emanuela, che ricevette la telefonata in questione. Nel video con un pezzo della puntata del 30 giugno 2008 di “Chi l’ha visto?” Federica spiega infatti senza tentennamenti che la telefonata fu fatta da Emanuela PRIMA di entrare nella scuola di musica Ludovico Da Victoria e NON DOPO. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha cercato di metterci una pezza spiegando che Federica s’è sbagliata perché “emozionata d’essere in tv”. Ma allora non si capisce perché non sia stata corretta né da Federica Sciarelli, conduttrice di “Chi l’ha visto?” che certi particolari conosce molto bene, né dagli altri ospiti presenti con Federica.
Quando Emanuela abbia fatto quella telefonata, se prima o dopo le lezioni di musica, non è un particolare da poco, visto anche che non è affatto chiaro come la ragazza alla scuola di musica ci sia arrivata. Si usa infatti credere che c’è andata prendendo un autobus, il 64, fino alla fermata più vicina a piazza S. Andrea Della Valle per poi proseguire a piedi lungo corso del Rinascimento fino al palazzo di piazza di S. Apollinare che ospitava il Da Victoria. E che quindi passando davanti a Palazzo Madama, sede del Senato, sia stata vista dal poliziotto Bruno Bosco e dal vigile Alfredo Sambuco di servizio davanti al Senato. Ma – altra sorpresa – è un’altra sorella di Emanuela, Natalina Orlandi, ad avere messo a verbale pochi giorni dopo la scomparsa che quel giorno a Roma
“c’è stato uno sciopero dei mezzi pubblici”.
Motivo per cui è assurdo pensare che Emanuela si sia fatta oltre due chilometri e mezzo di strada a piedi anziché tagliare per via dei Coronari, come a volte usava fare, o meglio ancora, accorciando la strada di quasi un chilometro e mezzo, per via Zanardelli: tragitti che comunque non passano affatto davanti al Senato.
Dall’articolo de Il Messaggero apprendiamo inoltre che
“Greta Scarano, un’attrice romana di cui sta emergendo sempre più il talento esplosivo (l’abbiamo appena vista in Suburra, è bravissima anche nella serie Sky In Treatment), interpreta invece Sabrina Minardi, la bella e spregiudicata compagna di [Renato] De Pedis”.
Peccato però che è ormai più che assodato che la Minardi NON è mai stata la compagna di De Pedis. Forse Gloria Satta ha interpretato male le parole di Faenza? Trattandosi di una professionista di valore e esperienza sembra molto difficile. Sta di fatto però che anche Faenza nel suo film vuole far vestire a tutti i costi i panni del “boss della banda della Magliana” quando invece le sentenze lo hanno assolto in via definitiva anche dall’accusa di esserne stato un semplice gregario.
Il problema più grosso però è che la recente sentenza di archiviazione e proscioglimento di tutti gli indiziati disposta dal giudice Giovanni Giorgianni fa uscire di scena anche la stessa banda della Magliana. Come si giustifica quindi la scelta di fare della figura di De Pedis il protagonista di fatto principale del film, come dimostra la scelta di farne interpretare la parte a un attore di grido come Riccardo Scamarcio?
È vero che, come pubblicato da Blitz lo scorso 20 ottobre, Faenza il 3 giugno 2012 mi ha spiegato che
“il film al quale sto lavorando non è a tesi, è costruito un po’ come Rashomon, dove le varie ipotesi sul caso Orlandi vengono esaminate tutte”.
Esaminare tutte le ipotesi richiede un film di durata molto superiore alla normale e forse è per questo che a quanto pare sarà trasmesso dalla Rai in almeno due puntate. Come che sia, non si vede come si possa prendere in considerazione una tesi, anzi due – De Pedis “boss della banda della Magliana” e De Pedis rapitore della Orlandi – entrambe cestinate dalla magistratura. Il tutto, si noti bene, senza mai neppure avere mai ascoltato i due fratelli e la vedova di De Pedis. La quale ci ha anche rimesso gravemente la salute a causa dei falsi montati per anni e anni su suo marito, che certo non era uno stinco di santo, ma certo neppure il boss della vulgata diventata Verità ora anche filmico televisiva.
Inevitabile e legittimo quindi il sospetto che il film di Faenza più che un far “luce su uno dei misteri più sconcertanti della storia recente” sia invece solo un’operazione di marketing, anche fin troppo disinvolta e sulla pelle quanto meno dei De Pedis calpestati allegramente. Un voler cioè lucrare, da parte anche della Rai che trasmetterà il film, su un argomento diventato di moda grazie ai dieci anni di continue accuse lanciate da “Chi l’ha visto?”, programma della stessa Rai. Accuse, come è noto, demolite in blocco dalla magistratura. Che per seguire la scombiccherata “pista De Pedis” di “Chi l’ha visto?” non ha esitato a devastare l’antico cimitero sotterraneo della basilica di S. Apollinare e a far spendere qualche milione di euro delle nostre tasse per controllare i DNA di migliaia di ossa vecchie di qualche secolo.
Come è noto, il tormentone De Pedis nasce con la messa in onda in una puntata del settembre 2005 di “Chi l’ha visto?” di quella che è sempre stata definita una “telefonata anonima arrivata l’11 luglio alla segreteria telefonica della redazione del programma”, telefonata peraltro accorciata e manipolata per essere resa almeno un po’ credibile. La magistratura però ha assodato che NON si è trattato di una telefonata: la “telefonata” infatti NON è passata né per il centralino della Rai né per quello di “Chi l’ha visto?”. E quindi? E quindi evidentemente non si tratta di una telefonata. Di che si tratta allora? Altrettanto evidentemente non può trattarsi che di una registrazione fabbricata a bella posta e messa o fatta arrivare su una qualche scrivania della redazione della Sciarelli.
Vale la pena ricordare cosa ha scritto a questo proposito la Procura della Repubblica nella requisitoria con la quale lo scorso 5 giugno ha chiesto, e poi ottenuto, l’archiviazione:
““Le indagini inizialmente si sono indirizzate alla identificazione dell’autore della telefonata [….]. Venivano acquisiti e analizzati i tabulati del centralino della trasmissione [….]. Tali verifiche non hanno sortito alcun esito. In particolare l’analisi dei tabulati relativi all’utenza 068262, centralino della redazione [di “Chi l’ha visto?”], non ha evidenziato alcuna telefonata corrispondente a quella mandata in onda in trasmissione. L’escussione di Dessì Leonardo direttore di Produzione Rai circa il funzionamento del centralino e di Passerini Stefano tecnico Audio presso la Rai, non ha permesso di chiarire le motivazioni per le quali la telefonata dell’11 luglio 2005 non figura nel tabulato telefonico acquisito”
Chissà se Faenza nel film dirà anche questo… Francamente, appare difficile: Mamma Rai infatti si guarderebbe bene dall’acquistargli il film.