Procedimenti giudiziari.
Il 5 agosto 2011 รจ stato condannato in primo grado, insieme ad altre venti persone, dalla Corte dei conti della Toscana per danno erariale e al pagamento di 14.000 euro. Il procedimento si riferisce a quando era presidente della Provincia di Firenze. Alla condanna Renzi ha reagito richiedendo il giudizio dโappello. Le contestazioni riguardano la categoria di inquadramento di quattro persone nello staff, assunte a tempo determinato in categoria D anzichรฉ C, in violazione delle norme sullโaccesso alle carriere pubbliche. Una โquisquigliaโ se si volge attorno lo sguardo giudiziario.
Via le correnti.
Rivolgendosi al segretario Guglielmo Epifani, Renzi ha detto: ยซSe vogliamo chiamarci Partito democratico bisogna rispettare le regole. Lo statuto dice che entro il 7 novembre bisogna fare il congresso. Chiediamo agli altri di rispettare le regole e poi non le rispettiamo le scadenze? Se divento segretario la prima cosa che rottamiamo sono le correnti di questo partito, rivalitร inutiliยป. E chi mai non gli darebbe ragione! Sembra di ascoltare il primo Di Pietro che invocava una politica di legalitร e trasparenza.
Matteo non fa quasi mai ricorso alla trasparenza, indica perรฒ nelle correnti i mali del PD. E soprattutto va in una direzione finora ritenuta non ortodossa: parlare a tutti cercando di intercettare non solo gli scontenti ma anche chi con convinzione ha votato a destra. Unโeresia per lโortodossia ex comunista che cercava in se stessa la forza per governare. In questo Renzi รจ molto vicino a DโAlema che ha sempre cercato appoggio politico nelle destre. A differenza di Renzi , la strategia era rivolta alla dirigenza ed i contatti politici erano tenuti al massimo livello. Renzi si rivolge alla base, per ora della sinistra ma il suo fine รจ il coinvolgimento della base scontenta della destra. Discorsi accattivanti privi di orpelli, mai impregnati di fraseologia incomprensibile e tanto meno ideologizzata. Parla alla gente comune da uomo comune o โcomunizzatoโ. Vuol dare lโidea di farsi capire ed usa modi, gesti e abbigliamenti del โbravo ragazzoโ che tutti vorrebbero in casa da accudire. Manca lโaggressivitร dipietresca ed il suo linguaggio robesperriano, non induce lโinterlocutore a prendere subito posizione ยซo con me o contro di meยป come era nello stile di Di Pietro, tende a convincere anzichรฉ ad impaurire.
Infuria la battaglia congressuale.
Nel novembre 2013, la battaglia per leadership del PD รจ in mano a due uomini, Renzi e Gianni Cuperlo, dalemiano diย stretta osservanza che, di fronte allโinflazione del tesseramento, scopre un nervo scoperto. Il tesseramento รจ il reclutamento di iscritti che sono il nerbo del partito. Un concetto da tradizione partitica che perรฒ deve fare i conti con la nuova realtร delle primarie aperte a tutti. ร il colpo di coda dellโomologazione partitica: esisti solo se sei iscritto. Un concetto identitario che sa di conventio ad excludendum. E da questo punto di vista Cuperlo, anche se perdente, cercherร di fare ilโฆ Massimo.
Il suo competitor Renzi, di tuttโaltra opinione, vuole aprire a tutti i costi, diluendo lโidentificazione del partito proprio per annullarne lโefficacia e renderlo ancora piรน liquido. Ed รจ nelle sue parole, tratte da una lettera aperta inviata agli iscritti, che troviamo il core del concetto: un partito senza confini e pregiudiziali che, aprendosi a tutti, finisce per perdere il filo delle proposte. Renzi scrive:
ยซLโItalia deve cambiare. Deve cambiare profondamente la burocrazia, la giustizia, il fisco, il sistema di scuola universitร ricerca. Solo cosรฌ cresceranno le occasioni di lavoro per i nostri giovani e per chi รจ rimasto coinvolto โ magari a cinquantโanni โ in una delle tante crisi aziendali in corso. E solo cosรฌ torneremo a essere degni di noi stessi. La Costituzione dice che siamo una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Ma in questi anni lโhanno spesso avuta vinta quelli che campano di rendita, non chi vive di lavoro. LโItalia puรฒ cambiare. Non รจ vero che siamo spacciati, che decidono tutto in Europa, che possiamo solo seguire la tecnocrazia. Tocca a noi provarci. Tocca a noi cambiare verso. Tocca a noi: straordinaria, angosciante, magnifica responsabilitร . Il destino del nostro Paese รจ nelle mani di chi legge questa lettera, di chi va a votare, di chi fa delle proposte. Non tutto รจ spacciato, anzi. Dare unโopportunitร allโItalia dipende da noiยป.
Piรน politica.
Le lettera di Renzi prosegue: ยซPerรฒ servono idee chiare, servono donne e uomini capaci di realizzarle. Serve la politica, insomma. In tanti dicono che dobbiamo diminuire il tasso di politica. No. Cโรจ bisogno di piรน politica. Piรน politica, ma meno politici, meno costi e posti di un sistema che in questi anni ha moltiplicato le poltrone, ma ha diminuito i voti. Ma non si fa di tutta lโerba un fascio. E io difendo la dignitร delle centinaia di migliaia di persone perbene che vanno a votare al congresso prima (solo i tesserati) e alle primarie dopo (tutti). Difendo in particolar modo la dignitร di chi non vota per me: cosรฌ deve fare il responsabile di una comunitร . Molti ironizzano sul fatto che noi facciamo le primarie, sui nostri confronti e talvolta anche sui nostri scontri. Ma noi siamo gli unici in Italia che invitano centinaia di migliaia di persone a uscire di casa e mettersi in gioco. A provarci davvero. A essere cittadini, non solo utenti. Giochiamo a carte scoperte, noi. Perchรฉ ce lo possiamo permettere: siamo un Partito Democratico, di nome e di fattoยป.
Tuttavia nella lettera Renzi non spiega come e con chi fare โpiรน politicaโ. La stessa fraseologia, priva di ogni riferimento identitario, la troviamo in ogni discussione politica che in questi ultimi anni, nel tentativo di salvare sรฉ stessa, dice quello che tutti vorrebbero sentire. Non spiega tuttavia motivazioni profonde, metodi e soprattutto non รจ illuminante circa le strategie vere da adottare. Se leggiamo le parole di Renzi ad un interlocutore che ne sconosce la provenienza, questi non potrร che condividere ma mai potrร verificare la fonte. Questa potrebbe essere ubiquiter, anche al bar sotto casa.
Nellโincontro televisivo alla trasmissione โChe tempo che faโ del 18 novembre scorso, quando giร incassa un 46% di consensi dai circoli, Renzi esprime finalmente qualche idea sulle riforme costituzionali. In primis, la riforma del Senato nel segno della sua trasformazione in Senato delle Autonomie che si concretizza anche con la riduzione dei parlamentari. Secondo Renzi, anzi, la vera riforma elettorale consisterebbe nel ridurre soltanto il numero dei parlamentari. Il che significa minimizzare le chances della societร cosiddetta civile di arrivare in parlamento; che sarร cosรฌ occupato solo dagli apparatniki di partito. Idee dunque incerte che porterebbero la Camera Alta ad essere Camera dei Sindaci o delle Autonomie. Una riedizione delle Cento Cittร o Cento padelle di rutelliana memoria. Spostare il budget del Senato sulla costruzioni di asili etc.
Insomma, quello che, al tempo delle ideologie, si chiamava demagogia spicciola.
Appare dunque con evidenza che il partito di massa, con le sue strutture residue, รจ uno strumento, non piรน di identificazione politica, come era un tempo, e neanche un volano di trasmissione delle necessitร e dei meriti, dalla societร verso le Istituzioni. ร stato ridotto a strumento di acquisizione e convogliamento del potere verso โun uomo solo al comandoโ, stravolgendo cosรฌ i termini della democrazia rappresentativa che non ha piรน il fine di organizzare e amministrare la societร , ma diviene essa stessa un mezzo per lโesercizio del potere e la sua occupazione.
In sintesi Renzi si appresta a raccogliere quello che resta dei partiti di massa italiani. Nel giugno del 1984, allโindomani della morte improvvisa e tragica di Enrico Berlinguer, alle elezioni per il Parlamento Europeo il PCI superรฒ con il 34% la DC che mantenne il suo 33%. La somma รจ 67%, ossia un italiano su tre era schierato, omologato, ideologizzato. Oggi di quel patrimonio resta poco o nulla. I due partiti maggiori, confluiti tramite i loro esecutori testamentari nel PD, contano a malapena il 28-30%. Un patrimonio svanito.
Le primarie dellโ8 dicembre 2013 hanno sancito la vittoria di Renzi con la definitiva messa in soffitta dellโapparato, rappresentato dallโidentitario Cuperlo. A ciรฒ si aggiunga che la stessa metodologia della votazione consente lโapporto di consenso anche da coloro che non appartengono al partito. Ossia una dimensione sovra o extra-partitica sancisce la definitiva scomparsa dei confini non solo ideologici ma anche statuali partitici. Si crea cosรฌ una maggioranza amorfa, priva di confini, suscettibile di ogni spinta e pressione esterna.
