Il ritardo con il quale la Chiesa è intervenuta contro la cloaca massima berlusconiana non è certo causale. Bagnasco – ma, si noti, NON Bertone – è intervenuto ora solo perché la Chiesa s’è decisa a fare uscire di scena Berlusconi per sostituirlo con Pierferdinando Casini. Non a caso anche lo stesso Bagnasco, oltre ad altri membri della gerarchia cattolica compreso perfino Bertone, parla di accelerazione nella creazione di un nuovo partito politico dei cattolici, una sorta di erede della defunta Democrazia Cristiana. Beh, ma tutto ciò questo significa NON rispettare la Costituzione italiana e calpestare la laicità della nostra repubblica. Cosa diremmo se la Francia o Israele o la Germania o la Cina o il Kenia si dessero pubblicamente da fare per fondare in Italia un proprio partito?
Nei giorni scorsi esponenti della Chiesa hanno giustificato il silenzio verso Berlusconi con il principio della “non ingerenza”. Lo stesso principio lo si accampa ora per giustificare il fatto che Bagnasco NON ha nominato Berlusconi, tant’è che molti lacchè di costui hanno buon gioco a sostenere che gli starli di Bagnasco sono erga omnes e non contro il Cavaliere che s’è rivelato un Puttaniere. Per sostenere che la Chiesa nei confronti della Repubblica italiana si attiene alla “non ingerenza” ci vuole una grande faccia di bronzo. Degna di Berlusconi!
Si dirà: meglio tardi che mai. Certo, siamo tutti contenti se la Chiesa e qualunque altra istituzione di peso contribuisce a far pulizia, preferibilmente evitando di nascondere la sporcizia, ormai davvero troppa, sotto il tappeto o a concordarne trasferimenti a pagamento. Ma se pensiamo che sia un bene che la Chiesa riesca a fare quello che non riusciamo a fare noi cittadini italiani con l’azione politica, con i partiti e il parlamento, allora ci illudiamo. Ci illudiamo malamente. E passiamo dalla soggezione al Sultano o al Principotto a una accresciuta soggezione al Pontefice. Soggezione, quest’ultima, che è poi molto più difficile scalfire. Liberarsene sarà impossibile.