Sabrina Misseri, cugina di Sarah, è davvero colpevole? O è innocente? L’ultima parola la diranno i giudici con la sentenza. Che, quale che essa sia, in un Paese civile va rispettata. Senza scorciatoie e derive forcaiole.
Se posso dare voce a un sentimento quasi inconfessabile, ma che credo condiviso nella pancia più profonda, devo dire che preferireiavesse fatto tutto da sola Sabrina, così che il ruolo di suo padre sarebbe solo quello di un povero disgraziato che si accolla la colpa della figlia. Eventualità, questa, più accettabile e meno brutale, meno paleo cavernicola e feroce della prima versione, quella dello zio che strangola, trasporta il cadavere e stupra la nipote dopo averla assassinata, per poi gettare tutto come immondizia in un pozzo d’acqua trasformato in pozzo nero.
Purtroppo, la versione che invece emerge è la peggiore: padre e figlia avrebbero agito d’amore e d’accordo per fare scempio della giovane parente. E non voglio pensare a quello che Misseri padre dice di avere fatto in seguito sul cadavere.
Sabrina colpevole o innocente? Lo dirà il tribunale, certo. Ma stanotte non riuscivo a chiudere occhio e ho commesso l’errore di guardarmi i video rintracciabili online delle interviste di Sabrina Misseri, la cugina “del cuore” di Sara. Con l’errore – orrore supplementare di guardarli e riguardarli senza il sonoro: sole le immagini, il viso, i primi piani, l’espressione, lo sguardo, il sorriso, gli occhi…. È un “trucco”, quello di togliere il sonoro, che mi è venuto in mente anni fa per capire se una attrice o un attore sappia recitare o no. Senza il sonoro si scopre per esempio facilmente che la grande star Liz Taylor non sa recitare.
Dio santo! Guardando quei video m’è parso di rivedere Anna Maria Franzoni, la madre che ha ucciso il proprio bambino Samuele. In tv aveva sempre quello sguardo, quegli occhi, quel sorriso. Dico: ma che c’era da sorridere per il massacro del piccolo Samuele e cosa c’è da sorridere per lo scempio di Sara? Non ho mai visto in vita mia una persona schiantata dal dolore ridere o sorridere, per giunta spesso, nel parlare della disgrazia che quel dolore le ha provocato. A dire il vero, le persone che soffrono sul serio non danno neppure interviste: “Al dolore si addice il silenzio”, ho scritto in Vicolo Skandenberg, finora l’unico mio romanzo. E non l’ho scritto per sentito dire…
Forse Sabrina sorride perché la spettacolirazzazione televisiva dei delitti, anche i più efferati, per fare audience, cioè in definitiva quattrini, oltre a trascinare sulla cattiva strada anche la stampa, anche noi, ha disumanizzato quello che dovrebbe essere il dolore, il lutto, il silenzio, il funerale, il pianto, la tristezza, trasformando tutto in “evento” e in “puntata televisiva”. In occasione per diventare famosi. E famose. Magari Veline. O Letterine. O Meteorine. O Grandi Fratelli.
Perciò l’imperativo è: sorridere, prego. “Cheese!”.
Torniamo ad Avetrana. Mi consento una nota marginale ma indicativa del sistema approssimativo, abborracciato in cui viviamo. Ancora questa mattina per la distanza tra la casa della vittima, Sara Scazzi, e quella dei carnefici, i Misseri, si sparano le misure più disparate: si è partiti con 400, 600, 450, 500, 800, 700, 650 metri, come se fosse una variante del gioco della tombola, ora siamo scesi a soli 300 metri.
E mi consento anche, sempre a margine di questa orribile storia, un piccolo punto di orgoglio professionale, ricordando il mio intervento del 9 ottobre su Blitquotidiano: “Il martirio di Sarah Scazzi e la confessione dello zio assassino, Michele Misseri. Per Pino Nicotri non è attendibile”.
La soddisfazione è molto amara, però voglio anche dare atto agli investigatori che hanno evitato i facili entusiasmi, per dire il caso è chiuso e hanno continuato a indagare. Non è che gli abbia voluto rubare il mestiere, però ricordo quanto scrissi una settimana fa: “Per questa volta voglio fare il pubblico ministero e rivedere il caso con la logica dell’inquisitore che non si accontenta mai della prima evidenza. Per prima cosa devo dire che la versione dello zio e assassino di Sarah Scazzi, Michele Misseri, a me non pare attendibile, pare invece mirata a cercare di sottrarsi alle sue reali responsabilità. L’assassino Misseri ha posto infatti le basi, con la sua versione, per uscire pressoché indenne dal processo che lo attende. Di tempo per elucubrare sulle possibili conseguenze del suo crimine ne ha avuto.
[…]Sono convinto che questa orribile vicenda di Avetrana ci procurerà ancora molta amarezza. Non sparirà in tempi brevi dalle cronache giornalistiche prima di arrivare a una ricostruzione dei fatti credibile. Siamo in presenza di un caso giudiziario e di una personalità che potrebbe fare impallidire sia Perry Mason che Gogol o Dostoevskij.
[….]La versione fornita con la confessione resa agli inquirenti permette inoltre a Misseri di tenere fuori dai guai la famiglia. Se si appurasse che i fatti sono diversi da quelli raccontati da Misseri e cioè che in realtà lui ha prima tentato di violentere la nipote e che questa si è difesa al punto che lui per reazione l’ha uccisa, diventa impossibile credere che qualche familiare non finisca coinvolto, magari a causa dell’incubo del padre e marito padrone, magari sua figlia, presente in casa durante il tempo del tentato stupro, con inevitabile colluttazione e grida di Sarah, e dello strangolamento. Scatterebbe l’imputazione quanto meno di omissione di soccorso, se non di concorso, compreso il sequestro di persona.
[….]Mi pare anche poco chiara la tempistica degli eventi. Misseri infatti ha raccontato che, dopo che lui aveva già ucciso la nipote, sua figlia ha avuto il tempo di affacciarsi al garage e parlargli “mentre Sarah era a fianco a me, cadavere”. Dopodiché lui ha impiegato del tempo ad avvolgere la sua vittima in una coperta, caricarla in macchina, guidare fino al suo podere, compiere le varie manovre per scaricare il cadavere senza farsi notare da nessuno, bruciare i vestiti e disperderne le ceneri. E poi, alla fine di tutto, anche il rapporto sessuale. Siamo sicuri che sia andata proprio così?”.
Esattamente quello che hanno fatto gli inquirenti, che hanno cercato di rispondere a queste e altre domande emerse nel corso delle indagini. E continueranno a cercare, perché il caso non è ancora chiuso. Resta infatti ancora senza chiara risposta l’interrogativo più angosciante, quello che ho posto all’inizio di questo articolo: Sabrina è davvero colpevole? O è innocente?