La slavina diventata la valanga che ha ucciso la piccola e fragile Sarah ha cominciato a slittare con l’sms di Ivano: “Ma perché ti sei innamorata di me? Se vuoi del sesso va bene, ma io non mi innamoro!”. Confesso che alla lettura di questo sms mi sono sentito in colpa come uomo. La slavina è diventata valanga, ma il lancio periodico dell’osso al cane sotto forma della parola “Amore” deve avere agito da martello pneumatico, che innesca lo smottamento e lo rende convulso frantumando la massa del sentimento che tutto spinge a valle alla disperata ricerca di un punto di arrivo certo, stabile, un traguardo fermo.
Non amo espressioni come “l’avevo detto, io!” o “l’avevamo detto, noi!”, però in questo caso il fatto è che noi – di Blitzquotidiano – lo avevamo davvero detto. E da un bel pezzo. Alla versione dello zio Michele non ho mai creduto, e l’ho scritto a botta calda. Così come mi è sempre parso strano, e l’ho pure scritto senza giri di parole, che nei momenti della furia omicida in casa sua la signora Cosima se ne stessa beata a schiacciare il pisolino pomeridiano, la siesta della “controra” del solleone agostano pugliese. Appena due o tre giorni dopo la notizia del delitto, nel mio blog personale – www.pinonicotri.it , che avevo già prima di iniziare quello recente su Blitzquotidiano chiamato “Il punto di Pino” – scrissi che era più che evidente come Sabrina mentisse. E che quindi sapeva cosa fosse in realtà successo a Sarah. E infatti…. Il titolo del primo articolo sulla sorte di Sarah scritto per Blitzquotidiano lo scorso 9 ottobre è molto chiaro: “Il martirio di Sarah Scazzi e la confessione dello zio assassino, Michele Misseri. Per Pino Nicotri non è attendibile”. E nell’articolo spiego perché non è attendibile.
Nel pezzo del 28 ottobre il titolo è molto più esplicito, oltre che profetico: “Zio Michele, un burattino bugiardo (e innocente) agli ordini delle donne Misseri”. Per capire gli sviluppi di queste ultime ore e come fosse evidente che Sabrina ai magistrati mentiva è interessante rileggere il contenuto dell’articolo.
Per scriverlo, e per capire cosa bollisse in realtà nel ventre del delitto di Avetrana, ho passato nottetempo ore e ore ad ascoltare i nastri con le registrazioni degli interrogatori di Michele e di Sabrina: se si ascoltano le loro parole, il tono della voce, le reticenze e i silenzi la verità risulta evidente, si può assistere in presa diretta al suo materializzarsi. Riporto qui di seguito le parole che utilizzai per Michele Misseri: “L’impressione globale che mi viene dalle ore di ascolto dei racconti di Misseri è di una specie di automa parlante, un pupazzo di segatura che lascia fuoriuscire sempre prontamente, senza indugio alcuno, un po’ di segatura dalla bocca. Segatura della quale era già imbottito”. E a imbottirlo di quella segatura – ora si scopre – era stata la moglie, Cosima. Vale a dire, quella “zia Mimina” che a quanto pare è la causa principale della tragedia, visto che sarebbe stata lei ad agguantare non è ancora chiaro se in strada o in casa la nipotina per lasciarla strangolare, con una cintura, a sua figlia Sabrina inferocita dalla gelosia.
Non dimentichiamo comunque mai che nei processi – e tanto più se le accuse sono gravi come in questo caso – le prove devono formarsi in aula nel corso del dibattimento, cioè del pubblico contradditorio tra le parti, e non sui giornali.
In un’Italia dove i bambini crepano cotti nelle automobili perché i padri se li dimenticano, cioè di fatto ve li abbandonano, e dove invece il delitto è abbandonare i cani, questo orrore targato Avetrana aggiunge orrore alla banalità del male.
