Idem per Oriana Fallaci, giornalista dalle interviste grondanti il suo egocentrismo più che informazioni sui vari intervistati, per non dire della retorica quando per esempio si trattava di interviste a Gheddafi. Della Fallaci, quanto mai gratificata dal ruolo, si è voluto fare addirittura una Giovanna d’Arco dell’Occidente contro la pretesa barbarie dell’Islam e del mondo arabo in particolare. Il suo ripetere ossessivamente che di arabo di livello decente esisteva di fatto solo Averroè dimostrava peraltro più la sua limitata, forse volutamente limitata, conoscenza di quella parte del mondo, che non eventuali capacità alla Giovanna d’Arco. Oddio, in Italia abbiamo avuto il tentativo di fare assurgere a guru ed eroe del pensiero addirittura Adriano Celentano, che qualcuno anni fa voleva quasi santo subito affascinato dall’asserito fiorire di circoli e club che tale lo consideravano.
Ora tocca a Saviano. Ad agosto 2010 è nata la mobilitazione, per salvare la vita all’iraniana Sakineh condannata a morte in Iran e, a dire dei promotori della mobilitazione, minacciata di esecuzione della condanna tramite lapidazione. Ecco che Saviano sulla prima pagina di Repubblica lancia il grido di dolore: “Nessuno tocchi Sakineh!”. Assicurando inoltre che “chi lancia una pietra contro Sakineh la lancia contro tutte le donne”, tacendo però che la povera donna non era stata condannata a morte solo perché adultera, ma perché complice dell’uccisione del proprio marito. Di lì a poco negli Usa per lo stesso reato hanno eseguito la condanna a morte di una handicappata, Teresa Lewis, crocifissa al lettino per praticarle l’iniezione mortale, ma Saviano – e gli ispiratori della compagna pro Sakineh, o meglio anti Iran – s’è ben guardato dal gridare “Nessuno tocchi Teresa!”. E dall’aggiungere che chi crocifigge Teresa crocifigge tutte le donne…
Nei giorni scorsi ci sono stati scontri di piazza, a Roma, che hanno concluso la grande manifestazione degli studenti incazzati contro la riforma Gelmini. Una riforma che pare sia l’ultima sassata della progressiva lapidazione della scuola pubblica e quindi, con buona pace di Saviano, una sassata contro tutti gli studenti italiani e di conseguenza anche contro il loro futuro. O no? Saviano però, anziché gridare contro tale sassata, sulla prima pagina di Repubblica ha intonato un sermone per affermare che “la violenza è vecchia”, dove per violenza intendeva non la progressiva demolizione della scuola pubblica, e quindi del futuro di milioni di giovani, bensì la violenza di piazza.
Sì, certo, “la violenza è vecchia”, eppure è molto praticata dai militari occidentali in molte parti del mondo con la scusa dell’esportazione della democrazia né più e né meno come nei secoli passati è stata usata per esportare o imporre man mano “la vera religione”, “la civiltà”, il liberalismo economico e quant’altro. Tutte esportazioni a cannonate, utili in realtà per importare a prezzi stracciati i vari ben di Dio che ci allietavano la vita, dal pepe alle banane fino al petrolio. Già Atene aveva fatto l’errore di voler esportare la sua democrazia a Sparta, con il risultato che la devastante guerra del Peloponenso ha solo facilitato la lunga marcia di Alessandro Magno, ma tralasciamo.
Sì, lo so, sono provocatorio. Lo sono e a bella posta. Già Leonardo Sciascia storceva il naso di fronte a quelli che chiamava i professionisti dell’antimafia e Saviano è un professionista dell’anticamorra che praticando tale professione è diventato ricco, senza però che la camorra ne abbia ricevuto gran danno, stando alle inchieste giudiziarie che dimostrano il suo crescente stato di buona salute.
