Serena Mollicone, la porta su cui avrebbe sbattuto nella caserma dei Carabinieri
Mistero Serena Mollicone, studentessa di Arce, in provincia di Frosinone. Scomparve il 1° giugno del 2001. Fu trovata cadavere dopo due giorni, legata, imbavagliata e con la testa infilata in un sacchetto di plastica in un boschetto nei pressi del suo paese.
A 21 anni dai fatti, in Corte d’Assise a Cassino è in corso il processo in cui sono imputate cinque persone: il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, ex comandante della stazione di Arce, la moglie Anna Maria, il figlio Marco, il maresciallo Vincenzo Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano. I Mottola e Quatrale sono accusati di concorso in omicidio e Suprano di favoreggiamento.
Ne parliamo con il criminologo Carmelo Lavorino, massimo esperto di questo e di altri casi. Lavorino fece parte del pool difensivo del carrozziere Carmine Belli, in un primo tempo accusato di aver ucciso Serena, assolto in via definitiva nel 2006 grazie al lavoro proprio proprio di Lavorino e di un gruppo di esperti.
Serena Mollicone, l’intervista al criminologo Carmelo Lavorino
Il medico legale Luisa Regimenti nell’udienza del 22 aprile ha detto alla corte quanto segue: “Serena Mollicone dopo il violento colpo contro la porta dell’alloggio della caserma di Arce cadde priva di sensi a causa di alcune fratture craniche, ma poteva essere soccorsa. Fu lasciata, invece, in queste condizioni per 4/6 ore prima di essere uccisa dal nastro adesivo che gli è stato applicato sulla bocca e sul naso provocandone il soffocamento”.
Lavorino: “La ricostruzione è molto parziale, illogica e carente, ed è effettuata dal medico legale della parte civile che vuole dimostrare senza ‘se’ e senza ‘ma’ che i Mottola sono colpevoli”.
“Non vi è nessuna prova – anzi, tutto dimostra il contrario – che Serena sia stata sbattuta contro la porta della caserma di Arce: è soltanto una suggestiva ipotesi di lavoro – ripeto senza alcun riscontro – attorno alla quale da qualche anno si sono coagulati tutti gli accusatori dei Mottola.
E’ dal 2001 (quindi da 21 anni) che io dichiaro che Serena dopo il colpo alla testa poteva essere salvata se soccorsa, invece l’assassino l’ha fatta morire imbavagliandola, ma parliamo dell’assassino reale, non dell’imputato di turno”.
Chi avrebbe provocato le fratture craniche? In che modo e perché?
Lavorino: “Sicuramente chi ha colpito Serena lo ha fatto in una situazione criminogena tale che non è quella ipotizzata dall’impianto accusatorio (litigio all’interno della Caserma) e, detto fra noi, tale impianto ipotizza diversi scenari senza riscontri, ma solo a livello di fantasia, senza moventi e indicatori del crimine. Solo per fare quadrare il cerchio: non è così che si costruiscono gli impianti accusatori e si fanno le indagini”.
“Difatti, prima si voleva Serena recarsi in Caserma per denunciare Marco Mottola per spaccio di droga (a chi? Perché? In che modo? Al maresciallo a casa sua e non in caserma…?). Poi che Serena è andata in Caserma per farsi consegnare da Marco i libri che lui aveva lasciato in macchina (chi? come? dove? quando? perché? quali le prove?), poi sono arrivate altre ipotesi, tutte sballate e senza basi”.
Si è capito da dove proviene il nastro adesivo che applicato su bocca e naso avrebbe ucciso Serena per soffocamento?
Lavorino: “Assolutamente no. Cercarono di risolvere l’enigma i Carabiieri, i Ris, la Criminapol, l’UAcv, ma non è stato mai scoperto”.
In aula sono arrivati scortati dai carabinieri con accompagnamento coatto tre testimoni – due semplici cittadini ed un ex carabiniere – che secondo la corte sono in possesso di elementi importanti. La loro presenza è stata richiesta dagli avvocati delle famiglie Mollicone e Tuzi. Cioè del carabiniere Santino che secondo alcuni s’è suicidato per i rimorsi e secondo altri invece è stato ucciso. Quali potrebbero essere questi “elementi importanti”? E che nomi hanno questi tre testimoni?
Lavorino: “Premetto che Santino Tuzi al 100% si è suicidato, e lo dichiaro in base a tutta la documentazione scientifica e della scena del crimine che ho esaminato attentamente. Ieri è venuto a testimoniare accompagnato – perché la volta scorsa non si era presentato – l’ex marito di Annarita Torriero l’amante di Tuzi, tale Massimilano Gemma. Questo perché Annarita Torriero avrebbe detto a una sua ex amica, tale Sonia De Fonseca, davanti al marito Massimiliano Gemma, che il brig. Tuzi avrebbe detto di avere visto Serena entrare in Caserma Cc di Arce la mattina del 1 giugno 2001″.
“Ma in realtà tutto è incerto, fa parte di pettegolezzi, sentito dire e…Pensate che Tuzi aveva due-tre amanti, che a casa rispettava il segreto professionale che invece infrangeva con la sua amante. Addirittura, rivelava gelosi segreti all’amante di turno ed alla sua amica.
Gli avvocati dei Mollicone e Tuzi sono convinti che i tre testimoni potrebbero ricostruire gli ultimi istanti di vita di Serena.
A detta della Procura di Cassino sarebbe stata assassinata nella caserma dei carabinieri.
Lavorino: “Se e solo se Tuzi realmente il 1° giugno 2001 avesse visto Serena entrare in Caserma le dichiarazioni incrociate e coordinate dei suddetti tre potrebbero avere un significato. Ma qui stanno facendo lo stesso casino che fecero per Carmine Belli. In più, hanno attivato suggestioni e fantasie tentando di farle passare per eventi certi”.
A che ora è morta Serena Mollicone?
Secondo la consulente di parte civile dottoressa Regimenti la morte di Serena avvenne “tra le ore 15 e le 19”. Lei è d’accordo?
Lavorino: ” Assolutamente no, la consulente di parte civile porta l’acqua al proprio mulino senza basi scientifiche. Ha adattato la conclusione al desiderato. L’orario della morte non può essere definito, tanto che tutti i medici legali del primo processo (contro Belli) e quelli sinora intervenuti si mantengono larghi”.
Perché sono ritenuti importanti i segni a 150 centimetri di altezza sul centro di una porta della caserma dei carabinieri? Sarebbero i segni della testa di Serena sbattutavi contro violentemente più volte? Ma lei è d’accordo con questa interpretazione dei segni rilevati dopo così tanti anni?
Lavorino: “Regimenti in aula a chi delle difese faceva notare che Serena era meno alta di quei 150 centimetri ha risposto dicendo: “Serena indossava delle scarpe con un tacco di 3 centimetri e una soletta interna: complessivamente 5 centimetri in più di altezza”.
Una soletta quindi di 2 centimetri?
Ma a parte la soletta, se si sbatte la testa di qualcuno contro una parete mi pare difficile che gli si sbatta proprio la parte più alta del cranio, la sommità, anziché la nuca, detta anche osso occipitale. O la zona della fronte o delle tempie, tutte zone che rispetto la sommità del cranio sono vari centimetri più in basso. Quindi in realtà ci sarebbero voluti un tacco e una soletta decisamente più alti.
Lavorino: “Sulla porta della Caserma CC di Arce (sequestrata dal 2008 a seguire) è stata rinvenuta una lesione rettangolare con misure cm 8, 5 x 9, che inizia a cm 150 dal suolo e termina a cm 159. Gli inquirenti e i loro consulenti hanno ipotizzato che Serena, spinta contro la porta, abbia impattato con la zona zigomatica sinistra e quella sopraccigliare. Così provocando sulla porta quella lesione e sul sopracciglio sinistro di Serena una ferita, ferita che corrispondere alla lesione sulla porta alta cm 159″.
“Dopo di che arrivò una mia consulenza dove facevo presente che Serena era alta cm 155, che la ferita sul sopracciglio era all’altezza di cm 146, che la zona zigomatica era distante dal suolo cm 141 e che quindi nulla quadrava”.
Cosa ha ucciso Serena Mollicone
Ma non potrebbe essere stato un pugno o un urto casuale con un oggetto pesante e lungo portato a spalla?
Lavorino: ” Il maresciallo Mottola ha detto appunto che è stato un suo pugno”.
La consulente Bruzzone sostiene che l’uccisione di Serena è opera di una persona che ha agito d’impeto. Mentre chi si è occupato del soffocamento, della cancellazione delle prove e dell’occultamento del corpo era una persone dotata di una mente lucida e quasi ossessiva.
Lavorino: “Certo è che l’assassino e il confezionatore del corpo di Serena, siano una o più persone, non coincidono nemmeno in minima parte con quanto ipotizzato senza riscontri e su dati incerti e/o sbagliati”.
E adesso?
Lavorino: “E adesso ai primi di giugno tocca a me, al dottor Enrico Delli Compagni psicologo forense, al professor Giorgio Bolino medico legale, all’ingegner Cosmo di Milla ed all’esperto informatico Gaetano Bonaventura. Saremo ascoltati dai giudici e produrremo una consulenza sistemica per distruggere un impianto accusatorio illogico e contraddittorio.
Lo feci con Carmine Belli, accusato di essere l’assassino di Serena Mollicone ed assolto, tenteremo di farlo anche ora, innanzitutto per senso di Giustizia e Verità: per impedire un errore giudiziario e per dare un volto al miserabille assassino di Serena Mollicone”.