– E’ la più epocale delle leggi ad personam e vi spiego perché. I tempi della riforma costituzionale non ci sono né esistono possibilità di intesa con le opposizioni che contano per raggiungere i due terzi che consentirebbero al Parlamento di varare le modifiche alla Costituzione senza passare per il referendum popolare. Sorprende, ma non tanto, la affermazione del guardasigilli Alfano quando rileva che, se non si dovesse arrivare alla riforma prima delle elezioni, significherebbe che la campagna elettorale del 2013 verrebbe effettuata denunziando agli elettori chi non abbia voluto che la riforma venisse approvata. Questo significa che obiettivo del governo non è quello di fare la riforma della giustizia ma di predisporsi uno strumento per vincere la prossima campagna elettorale per le “politiche”. E che si tratti della più epocale delle leggi ad personam è dimostrato proprio dalla impossibilità tecnica che la riforma costituzionale della Giustizia giunga in porto. Berlusconi vuole brandire l’arma della riforma con due finalità. Anzitutto, come ha cercato di fare con il processo breve, per spaventare l’avversario onde ottenere un salvacondotto giudiziario sullo schema di un ennesimo “Lodo Alfano” o di un “legittimo impedimento”, che l’opposizione a questo punto accorderebbe in cambio di un mero rallentamento dei lavori parlamentari sulla riforma della giustizia che basterebbe e avanzerebbe per non farla più. Insomma una sorta di strumento assai efficace tra la pressione e le trattative. In secondo luogo, l’arma della riforma della Giustizia potrebbe valere, in caso di condanna al “processo Ruby”, come alibi per dire in campagna elettorale che il Tribunale di Milano lo abbia condannato per punirlo per aver fatto la riforma della Giustizia.
Si parla di trattative per concedere a Berlusconi un salvacondotto in cambio delle sue dimissioni da primo ministro.
– Beh, in effetti verrebbe da consigliare alle opposizioni di cedere alla richiesta di un salvacondotto giudiziario a favore di Berlusconi piuttosto che, facendo un ragionamento cinico come spesso impone la politica, permettere di massacrare lo Stato e la nostra Costituzione, nata sul sangue della Resistenza ed assolutamente attuale, per quanto riguarda la Giustizia.
Scusi, ma il PdL continua a ripetere che questa riforma serve per far funzionare la macchina della Giustizia.
– La riforma costituzionale della Giustizia non servirebbe a rispondere alle esigenze di funzionamento della macchina giudiziaria in termini di ragionevole durata dei processi civili e penali e di giustizia delle decisioni perché nulla è previsto per modificare, sotto questi profili, codici processuali civili e penali. Non solo, ma l’inoltrarsi in una riforma Costituzionale della Giustizia, significa paralizzare qualsiasi effettivo intervento legislativo sui codici processuali, con la giustificazione che occorra attendere il tipo di riforma costituzionale con la quale si dovrebbero far i conti.
Inoltre, non si può costruire prima il tetto della casa e poi le sue fondamenta. L’organizzazione della magistratura sarà di un certo tipo o di un altro solo quando si sia a conoscenza delle modalità di disciplina dei processi. Fare un percorso inverso è un errore di metodo. Prima bisogna dare ai cittadini quel tipo di processo che risponda alle loro esigenze, poi delineare l’organizzazione della magistratura. Se, ad esempio, il pubblico ministero dovesse diventare l’avvocato dell’accusa, non avrebbe più senso parlare di separazione delle carriere a livello costituzionale, come, se, in ipotesi, i giudici fossero tutti scelti tra i comuni cittadini, ancora una volta non vi sarebbe bisogno di inserire in Costituzione la separazione delle carriere, perché nell’uno e nell’altro caso la separazione sarebbe insita nella scelta dei soggetti e nelle funzioni ad essi attribuite.
Ma perché è stata scelta la via della riforma cosituzionale anziché la via delle leggi ordinarie?
– In effetti, non c’è assolutamente bisogno di riforma della Costituzione per nessuno dei temi annunciati come oggetto del “progetto Alfano”. A parte le cose assolutamente incondivisibili sul piano tecnico, tutto può essere fatto con legge ordinaria e, se così si facesse, allora la riforma della giustizia si farebbe, mentre l’aver scelto la via della riforma costituzionale dimostra, non tanto una incompetenza, ma la volontà vera quando recondita di non fare nulla per l’ennesima volta.
Neppure per la separazione delle carriere?