– E’ falso che la separazione delle carriere debba farsi con riforma costituzionale e Alfano, pur se a denti stretti, l’ha dovuto riconoscere. La Costituzione, come da tempo osservato da non pochi studiosi, prevede, all’ultimo comma dell’art. 107, che il pubblico ministero sia disciplinato dalle norme di Ordinamento Giudiziario anche dal punto di vista delle garanzie. Questo significa che lo status e le garanzie previste in Costituzione riguardano solo i giudici, mentre spetta alla legge ordinaria scegliere le garanzie per il pubblico ministero e questo può comportare, non solo, ad esempio, che siano inamovibili solo i giudici, ma anche la possibilità della esistenza di un rapporto di gerarchia nella organizzazione del pubblico ministero, assolutamente incompatibile rispetto al giudice. Dunque, con legge ordinaria di ordinamento giudiziario, si può costruire una perfetta e buona separazione delle carriere.
Berlusconi vuole due diversi Consigli Superiori della Magistratura, uno per i pubblici ministeri e uno per gli altri magistrati.
– La istituzione di due C.S.M è una follia giuridica! Intanto se dovessero essere due, non potrebbero essere “superiori” entrambi. Ma a parte questa piccola improprietà, non è comprensibile come al vertice del potere giudiziario, perchè di questo si tratta secondo Montesquieu, non debba esistere un organo che rappresenti tutti gli appartenenti a quel potere, giudici e pubblici ministeri, posto che gli altri due potere dello Stato, legislativo ed esecutivo, hanno questo vertice, rispettivamente, nel Parlamento e nel Governo. A parte il fatto che con una modifica del genere, si rafforzerebbe fortemente l’anarchia e il potere dei pubblici ministeri, agevolmente capaci di tradurre una simile riforma in una fonte di costituzione di una casta inafferrabile.
Non sembra anche a lei che la volontà di rendere i magistrati responsabili anche in solido delle loro sentenze sia una pesante intimidazione dell’imputato Silvio Berlusconi?
– L’idea dell’Alta Corte di Giustizia per l’accertamento delle responsabilità dei magistrati è buona e se ne parla da tempo. Ma il medesimo risultato può ottenersi, con legge ordinaria, isolando di volta in volta, dal CSM eletto, i componenti che per il quadriennio saranno i giudici della sezione disciplinare, escludendo che possano esercitare altre funzioni e prevedendo, ad esempio, che la maggioranza dei giudici sia composta da membri eletti dal Parlamento. La responsabilità personale dei magistrati, poi, non casualmente introdotta nel nostro ordinamento con leggi ordinarie, può sicuramente essere modificata prevedendo il diretto obbligo risarcitorio in testa al giudice o al pubblico ministero che abbia sbagliato, posto che esiste un art. 28 della Costituzione, che dispone per tutti i funzionari e i dipendenti dello Stato, non essendo discutibile che tali siano pubblico ministero e giudici. Una legge ordinaria che andasse, dunque, in questa direzione, si limiterebbe ad attuare un principio costituzionale vigente ed anzi potrebbe, sempre con legge ordinaria, eliminarsi un’altra inquietante caratteristica del nostro sistema.
Oggi le cause penali e civili contro i giudici e i pubblici ministeri sono trattate e decise da altri giudici e da altri pubblici ministeri. Nulla si opporrebbe , dall’angolo visuale della Costituzione, acché la Sezione disciplinare del CSM, costituita e composta come organo che assolva alla sola funzione giurisdizionale sia individuata anche come l’organo di giustizia civile o penale quando sia coinvolto un giudice o un pubblico ministero. Opportune modulazioni potrebbero essere agevolmente costruite per garantire la impugnazione delle sentenze anche oltre il ricorso per cassazione.
In Francia il governo mi pare abbia potere di indirizzo sulle linee guida che stabiliscono quali sono le priorità dei reati da perseguire. Ora questo potere Berlusconi lo vuole anche per il governo italiano.