– Sul piano tecnico, è una contraddizione in termini affermare il principio di obbligatorietà dell’azione penale ed al tempo stesso ammettere che il Parlamento possa dire quali processi fare prioritariamente in un determinato anno. E’ vero che con la norma costituzionale tutto si può fare ma non deve ignorarsi, anzitutto la decenza, ma anche il fatto che esistono principi della Costituzione Repubblicana, la cui modificazione avrebbe un carattere eversivo, tale che la Corte Costituzionale potrebbe censurare comparando detti principi con quanto contenuto in una norma di modifica costituzionale. L’obbligatorietà dell’azione penale è il rovescio della medaglia del principio di eguaglianza e nessuno può negare che comprimere il principio di uguaglianza significherebbe fare un atto di eversione. La stessa cosa vale per il principio di obbligatorietà dell’azione penale. A ciò deve aggiungersi che attribuire al Parlamento il potere di dare le priorità con una legge, che sarebbe solo formale perchè attendere a questa operazione ogni anno significherebbe emanare un atto sostanzialmente amministrativo, comporterebbe anche un problema di assoggettamento del potere giudiziario ad un altro potere non sostanzialmente legislativo e quindi contro il principio della separazione dei poteri. Senza contare che queste priorità non potrebbero che essere dettate considerando la particolarità dei territori. Al Sud la priorità sarebbe la criminalità organizzata, al Nord la criminalità economica, ma ciò dimostra, appunto, che l’intervento del Parlamento sarebbe in realtà di carattere sostanzialmente amministrativo camuffato da atto legislativo. E senza contare, ancora una volta, che regole organizzative e dell’esercizio dell’azione penale potrebbero ben essere approntate con legge ordinaria, realmente, però, generale ed astratta.
Non solo si vuole privilegiare nella scadenza termini chi è incensurato, modo surrettizio per impedire la celebrazione dei processi a carico dell’attuale capo del governo, ma si vuole anche impedire ai pubblici ministeri di impugnare le sentenze di assoluzione. Che ne pensa?
– Che è semplicemente inaccettabile. Come già ha detto la Corte Costituzionale, impedire al pubblico ministero di impugnare la sentenza di assoluzione di primo grado è inaccettabile. Le regole del giusto processo passano per la parità delle parti e delle armi e non si comprende come una riforma che vuole la separazione delle carriere per attuare detta parità, possa poi giungere ad aberrazioni di questo genere. Anche qui il Governo intende superare la declaratoria di incostituzionalità già adottata dalla Corte Costituzionale con l’imposizione del contenuto dispositivo della norma abrogata attraverso la Costituzione ed è, questa, una forma di violenza assolutamente inconcepibile giacchè, tra l’altro, si stabilirebbe una contraddizione tra l’artt. 111 della Costituzione sul giusto processo e la norma che si immagina di introdurre.