Miopi egoisti, questi germanici, attenti solo al loro immediato particulare e privi di quel sentire europeo di cui invece noi italiani saremmo dotatissimi? O piuttosto giustamente orgogliosi di aver riassorbito gli ingenti oneri e scossoni della riunificazione e di essere riusciti, negli ultimi dieci anni, ad accumulare guadagni di produttività che li hanno riportati alla indiscussa leadership economica in Europa malgrado il “fardello” della ex Ddr. E orgogliosi pure di aver fatto tutto ciò con un debito pubblico molto inferiore a quello italiano. Come spiegare loro che il lavoratore italiano (per non parlare delle lavoratrici) si può permettere di andare in pensione qualche anno prima di quello di Wolfsburg? O che il politico italiano può continuare a mettersi in tasca uno stipendio doppio di quello tedesco, a partire dai rispettivi premier? O che la Germania dovrebbe accettare un nuovo forte aumento del fondo paracadute Efsf anche a rischio di perdete la sua tripla A di rating? E l’elenco di cose “inspiegabili”, a un orecchio tedesco, potrebbe continuare a lungo.
Frau Merkel si trova dunque a navigare tra Scilla e Cariddi. Con un occhio deve guardare e possibilmente salvaguardare l’interesse tedesco a conservarsi un mercato di sbocco per le sue merci importante come l’Unione: se ci fosse ancora (o se ritornasse) il buon vecchio marco, Angela sa bene che avrebbe subito negli ultimi tempi importanti rivalutazioni, tali da mettere in discussione le quote di esportazioni germaniche non solo in Europa ma anche verso Usa e Cina. Con il medesimo occhio deve sorvegliare l’esposizione delle banche del suo paese verso gli altri membri Ue: è stato stimato che nel complesso si tratti di 1.400 miliardi di euro, una consistente parte dei quali nei confronti dei paesi a rischio, i Piigs (solo verso l’Italia sarebbero quasi 120 miliardi). Il collasso di questi ultimi comporterebbe problemi di non poco conto per lo stesso sistema bancario e finanziario targato Deutschland. Inoltre deve mettere nel conto, fra gli “attivi”, il fatto che il vero e proprio accaparramento di bund tedeschi in corso da tempo ha implicato un abbassamento drastico dei tassi di interesse pagati e quindi un forte alleggerimento del servizio del debito tedesco.
Con il secondo occhio la Cancelliera deve monitorare il polso dei suoi concittadini, altrimenti rischia, ancor più di quanto appaia possibile già oggi, di perdere la poltrona fra meno di due anni. In questo mare procelloso, quello che sembra strabismo della Merkel, incapacità di decidere, scarso impegno europeistico, altro non è che un comportamento in larga misura dettato dalle circostanze, con piccoli margini di libero arbitrio. Morale della favola: chiediamo pure alla Germania qualche correzione a una “linea” troppo dura, ben sapendo, però, che dalla presente, deprecabilissima situazione non si può uscire con il salvagente berlinese ma solo rimboccandoci le maniche per convergere verso Berlino sui conti pubblici e per mandare a spasso non la Merkel ma qualcuno a noi assai più vicino.
