Questo, ed è già molto, se tutto “va bene”. Che dire se invece un errore di manovra, un blackout di qualche strumento ipertecnologico, una collisione, o il tentativo di evitarla, con qualche piccolo mezzo di trasporto (in rete circolano numerose foto in cui compaiono, a distanza di pochi metri, maxi-transatlantici e gondole), costringessero uno di questi giganti a dirigersi verso i marmi bianco-rosati del Palazzo dei Dogi o verso la seicentesca basilica della Salute? Ovviamente non ci sono parole per commentare un’eventualità del genere.
Già da diverso tempo ai veneziani che più amano la loro città e sono meno interessati al portafoglio, la traversata dei mostri marini non piace affatto. L’attuale primo cittadino della Serenissima, Giorgio Orsoni, consapevole dei guasti provocati e provocabili dall’attuale situazione (il suo sfidante in campagna elettorale, Renato Brunetta, era di tutt’altro avviso), è favorevole a trasferire la rotta delle navi da crociera nel cosiddetto “canale dei petroli”, alle spalle dell’isola della Giudecca, dedicato al trasporto delle materie prime a Porto Marghera. Gli scavi per creare e approfondire questo canale hanno già determinato in passato seri scombussolamenti all’ecosistema, ingigantito il problema delle acque alte, smosso migliaia di tonnellate di fondali lagunari in parte risucchiati in mare aperto e altri danni ancora.
Un provvedimento più radicale consisterebbe nel creare, al di fuori della laguna, in mare, dalle parti della cosiddetta “bocca di Malamocco”, un terminal off-shore dove le grandi navi, da crociera e non, dovrebbero attraccare per far poi giungere i turisti a Venezia con normali imbarcazioni e il petrolio e simili a Marghera attraverso appositi oleodotti. E’ una soluzione che sembra piacere anche al neoministro dell’Ambiente, Corrado Clini, per molti anni direttore sanitario del Servizio di Igiene e medicina del lavoro di Porto Marghera, che l’ha rilanciata a pochissime settimane dal suo insediamento.
Quale che sia la strada prescelta, quella del canale dei petroli o quella del terminal off-shore, è necessario bloccare al più presto, senza attendere una tragedia annunciata, il traffico delle navi-monstre nel bacino di San Marco. Fra l’altro, quando entreranno in funzione le paratie mobili del Mose contro l’acqua alta, la laguna è destinata a essere isolata dal mare con una certa frequenza. Per le navi da crociera che dovessero entrarvi, vi saranno crescenti problemi. Superiamoli subito lasciandole fuori dalla laguna. Che il Mose, opera molto discussa e discutibile, anche per i suoi costi di costruzione e di manutenzione, almeno serva a questo, a tener lontani i giganti d’acciaio dai “merletti” del gotico veneziano. Cittadini della Serenissima, alzate le paratie!
