Anche quelli che rimangono, i “forti”, subirebbero pesanti contraccolpi: meno esportazioni, rallentamento dell’economia, necessità di soccorrere le banche nazionali che subirebbero consistenti perdite sui titoli del paese fallito e così via. Tant’è che è stato calcolato qualche tempo fa che aiutare un paese come la Grecia ad evitare il default sarebbe costato a ogni cittadino tedesco circa mille euro, mentre lasciare che quel paese andasse alla deriva verrebbe a costare ai medesimi cittadini tedeschi tra gli otto e i diecimila euro.
Si può inoltre fare qualche stima partendo dall’ipotesi, meno probabile, di un ritorno di tutti i paesi dell’Eurozona alla loro divisa originaria o di un’uscita dall’euro del paese forte per eccellenza, la Germania (è noto che una parte dei suoi abitanti è assai insofferente verso ogni progetto di soccorso dei paesi “mediterranei”, più Irlanda, in difficoltà e vorrebbe che le strade di Berlino e degli spendaccioni del Sud si separassero). Nel primo caso (a ciascuno la sua valuta) si tornerebbe a una situazione di continui rischi di cambio che l’euro ci ha già fatto dimenticare ma che era assai costosa per le imprese. Gli esperti di Ing hanno calcolato che, in questa evenienza, precipiteremmo nella più profonda recessione: quest’anno il Pil dei paesi europei più forti si sarebbe ridotto in media del cinque per cento (3,8 per la Germania), mentre Spagna e Italia avrebbero perso il 6,5 e la Grecia più del nove. Inoltre sarebbero aumentati i tassi sul debito pubblico di tutti, ma soprattutto dei “periferici”.
Quanto al secondo caso, una stima dice che la Germania perderebbe inizialmente tra il 20 e il 25 per cento del suo Pil: basti pensare che la maggior quota delle esportazioni tedesche si dirige verso i partner Ue e che un’uscita della Germania dall’Eurozona comporterebbe, nel gioro di poco tempo, una rivalutazione della moneta tedesca stimata attorno al 40 per cento, creando gravi difficoltà per l’export.
Qui ci fermiamo. Augurandoci che questi scenari rimangano ipotesi di scuola. E che il buon senso prevalga fra i governanti dell’Unione.
