Ici prima casa. Senza l’abituale allure diplomatica, la reintroduzione dell’Ici sulla prima casa è stata chiesta di recente dalla Banca d’Italia. In effetti la sua abolizione, voluta dal governo Berlusconi dopo che già il centrosinistra aveva sensibilmente aumentato le quote di valore immobiliare esenti dall’imposta, ha sottratto ai Comuni una delle maggiori fonti di entrate, compensata solo parzialmente con trasferimenti e addizionali, proprio quando si faceva un gran parlare di federalismo fiscale. Comunque, rimanendo all’argomento centrale, e cioè alla tassazione della ricchezza immobiliare, l’Ici sulla prima casa presenta alcuni gravi difetti.
Innanzitutto perché si basa su valori catastali rivalutati che sono piuttosto lontani da quelli di mercato ma soprattutto non lo sono tutti alla stessa distanza. In altre parole vi sono abitazioni le cui rendite catastali sono la metà del loro prezzo di mercato e altre per le quali sono invece un terzo, un quarto o ancor meno. Questo fatto, che vale anche per le seconde case, fa sì che l’applicazione dell’imposta si accompagni inevitabilmente a una dose di iniquità “strutturale”. In secondo luogo, i medesimi valori catastali riflettono le diverse situazioni di rendita fondiaria nelle quali si inseriscono i vari immobili. Così chi ha un’abitazione in campagna avrà una rendita catastale inferiore ad una di pari misura in città; chi abita al Nord del paese l’avrà maggiore che nel Mezzogiorno, che abita nel “vecchio” centro storico magari l’avrà inferiore a chi abita in periferia. In tal modo le rendite catastali tendono ad approssimare – ma, l’abbiamo visto, molto al ribasso – i valori di mercato.
Ma siccome la prima abitazione è assai più un valore d’uso che un valore di scambio, costituisce una ricchezza molto teorica e che probabilmente non verrà mai realizzata sul mercato, tassarla appare improprio e ancor più lo è tassarla con un’imposta patrimoniale come l’Ici, con le difformità territoriali citate, tartassando con oneri assai diversi persone e famiglie che abitano abitazioni delle medesime dimensioni e caratteristiche per il solo fatto di trovarsi, magari da decenni o da secoli, in diverse aree del paese o del tessuto urbano.
