Fmi: 400 miliardi per l’Italia? Ma c’è il “Pds”, Partito difesa sovranità

La sede della Banca centrale europea (Lapresse)

ROMA – La “notizia” – smentita dopo un paio di giorni – secondo cui il Fondo monetario internazionale stava per approntare un prestito fra i 400 e i 600 miliardi di dollari per l’Italia (tra un quinto e un quarto dell’interno nostro debito pubblico), ha rasserenato i mercati che, pur prendendo atto della smentita di Washington, sembrano ritenere, oggi più di ieri, che presto (o dal Fmi o dalla Bce o dall’Efsf) arriverà a maturazione quell’intervento massiccio che potrebbe allontanare dall’orizzonte il pericolo di un crollo dell’euro.

Staremo a vedere. Per intanto la “notizia” ha portato allo scoperto un “partito” trasversale, con accoliti della destra ma anche della sinistra più pura e dura, che potremmo chiamare con la sigla Pds, ancorché già sfruttata: Partito per la difesa della sovranità. Dove la sovranità a rischio è quella dell’Italia.

Con il suo commento, apparso su “Il Giornale” in data 28 novembre, il direttore del foglio berlusconiano, Alessandro Sallusti, ha posto una pesante ipoteca per l’investitura a segretario della neonata formazione. Scrive infatti Sallusti, con tono ispirato, che con il maxi prestito del Fmi “l’Italia rinuncerebbe definitivamente alla sua sovranità sulle politiche economiche e in generale alla sua libertà” (ammazza!).

Poi, col piglio professorale, Sallusti spiega che il Fmi concede in genere prestiti ai paesi più poveri, subordinandoli però a pesanti condizioni di politica economica dettate dai 180 soci del Fondo ma soprattutto dai cinque “grandi” che siedono di diritto nel consiglio di amministrazione (Usa, Germania, Francia, Gran Bretagna e Giappone).

Conclude barricadero il direttore, dopo un doveroso omaggio al suo padrone per interposto fratello: “Quando si sono insediati i tecnici, si è parlato di una sospensione della democrazia. Non vorremmo alzarci una mattina e trovarla cancellata, la democrazia, a favore di Stati esteri od organizzazioni sovrannazionali. Se Germania e Francia pensano di risolvere i loro problemi annettendo o svendendo l’Italia, più che una elezione servirà una rivoluzione”.

Che un prestito, per giunta di quell’ordine di grandezza, comporti una riduzione della sovranità è cosa ovvia e inevitabile. Il Fmi ha concesso sempre e solo prestiti condizionati. Del resto chi va in banca a contrarre un mutuo non deve forse lasciare corpose garanzie? Tanto più elevate quanto più il mutuatario è soggetto uso a indebitarsi spesso, volentieri e per importi quasi insostenibili anche perché pratica la “dolce vita”, come è il caso dell’Italia. Semmai ci sarà qualche istituzione internazionale disposta a concederci un prestito delle dimensioni ventilate, non potremmo che rallegrarcene: sarebbe la dimostrazione che il nostro paese ha ancora un qualche grammo di credibilità a livello internazionale, malgrado gli sforzi fatti dal passato governo per ridurla a zero.

Se poi il Fmi, o la Bce o altri, “pretendesse” di controllare, da vicino e munito di sanzioni, il rispetto degli impegni di spesa assunti, anche mandando i suoi esperti a Roma, non solo non dovremmo prendercela ma forse dovremmo tirare un sospiro di sollievo perché finalmente qualcuno dall’esterno sarebbe in grado di porre un limite ai comportamenti di finanza allegra di una classe dirigente che ci ha portato a 1.900 miliardi di euro di indebitamento. E’ questa classe dirigente politica che ha per decenni attentato alla sovranità dell’Italia, che ci costringe oggi ad andare con il cappello in mano a Washington o a Francoforte.

E all’Amor Suo (di Sallusti) spetta il primato della dilapidazione, pur concedendogli le attenuanti relative alla crisi internazionale: il quarto governo Berlusconi in soli tre anni è riuscito a portare il rapporto debito/Pil dell’Italia dal 103,6 al 119,1, mentre nei nove anni di governi presieduti dal Cavaliere il debito è cresciuto di quasi 550 miliardi. Quindi è chiaro con chi dovrebbe prendersela il Pds di Sallusti & c. se davvero avesse a cuore la sovranità italiana.

Sallusti, prima di chiamare le folle alla rivoluzione, dovrebbe ripassarsi un po’ la storia patria. Era già grandicello quando, nel 1974, Guido Carli, governatore di Bankitalia, e Ugo La Malfa, ministro del Tesoro, si recarono alla sede del Fmi per chiedere un prestito. Il Fondo diede la sua disponibilità ma pose condizioni talmente dure che scoppiò una crisi di governo per l’opposizione di Antonio Giolitti e quella “esterna” del Pci. Sulla poltrona di La Malfa si sedette Emilio Colombo, dc di lunghissimo corso, che garantì il proseguimento senza scosse di quel consociativismo che già in quegli anni era alla base del galoppo della spesa pubblica.

Miglior sorte ebbe, un paio d’anni dopo, la richiesta italiana di un prestito dalla Repubblica federale tedesca: i soldi vennero concessi ma una fila di mezzi blindati dovette lasciare i caveau della Banca d’Italia con destinazione Germania, carichi di 540 tonnellate d’oro delle nostre riserve che vennero trattenute da Bonn fino alla completa restituzione del prestito. Per inciso, in entrambi i casi l’importo dei prestiti si aggirava attorno ai 500 milioni di dollari, oggi, pur tenendo conto dell’inflazione intervenuta nel frattempo, si parla di cifre mille volte superiori.

Ma, limitandoci a tempi più recenti, dov’erano i destri e i sinistri che oggi gridano alla lesa sovranità quando da Francoforte, il 5 agosto scorso, fu inviata al governo italiano la “letterina” firmata Jean-Claude Trichet e Mario Draghi che chiedeva una serie di pesanti misure di austertà al governo italiano? O quando un paio di mesi dopo, da Bruxelles, si proposero, sempre al governo Berlusconi ormai in agonia, 39 ficcanti domande su come intendesse rispettare gli impegni presi? Forse il Pds sallustiano doveva nascere una manciata di settimane prima e accorgersi che già dall’estate siamo commissariati, a ragione. O forse dovrebbe riflettere su chi sono stati e sono tutt’ora i veri nemici della sovranità italiana. Comunque Sallusti si tranquillizzi: contro di loro non occorre fare la rivoluzione, basta mandarli a casa

 

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