ROMA – Chi non conosce Ryanair, la compagnia irlandese di voli low cost di cui è patron Michael O’Leary? Quella che offre “passaggi” da Roma per Dublino, Bruxelles e per molte altre destinazioni a prezzi irrisori, persino a pochi euro o a poche decine di euro?
Certo, a volte le sue offerte assomigliano un po’ troppo a specchietti per le allodole: la manciata di euro, una volta contattato il sito internet della compagnia e fatte le debite procedure di prenotazione, spesso si gonfiano come supplì. Guai poi a portarsi dietro un bagaglio a mano che superi di qualche ettogrammo il (magro) limite fissato: lo sprovveduto rischia di dover pagare un extra anche più alto del prezzo del biglietto.
E guai pure a chi oltre al bagagliuccio a mano volesse con sé una borsetta o un borsello: idem come sopra. Se poi il volo viene cancellato all’ultima ora, non solo la vostra vacanza è a rischio ma scordatevi pure gli alberghi pagati per attendere il volo successivo o i risarcimenti.
Durante il volo sembra di stare al mercato rionale: oltre alle bibite, alle pizze e ai panini, si vendono oggetti di ogni tipo, sigarette per smettere di fumare e via elencando. Nella noia del viaggio e nell’assoluta mancanza di generi alimentari di conforto, difficile uscire indenni dalla grandinata di proposte a prezzi che non sono proprio low cost. Prima di partire, inoltre, vi vengono offerti, all’atto della prenotazione, servizi accessori di ogni genere: dalle assicurazioni alle prenotazioni alberghiere al noleggio di autovetture. I prezzi sembrano competitivi. Ma non sempre lo sono.
E’ proprio di questi giorni la notizia che la prima sezione del Tar del Lazio ha confermato per ora le sanzioni per più di 500 mila euro inflitte a Ryanair dall’Antitrust che ha giudicato la compagnia aerea colpevole di pratiche commerciali scorrette nei confronti dei consumatori. La compagnia aveva chiesto che la salata “multa” venisse sospesa fino al giudizio definitivo. Il Tar le ha risposto picche e ha fissato per il 22 febbraio 2012 l’udienza in cui il ricorso verrà discusso nel merito.
Quali le colpe di cui si sarebbe macchiata la big delle low cost? “A una prima sommaria deliberazione”, recita l’ordinanza del Tar, non appare illegittima la “qualificazione in termini di pratica commerciale scorretta della pluralità di condotte poste in essere dalla ricorrente ed indicate nel provvedimento impugnato”.
Fuor di gergo, di che si tratta? L’authority Antitrust, e in prima battuta anche il Tar, hanno ravvisato “l’ingannevolezza, la scarsa trasparenza, l’inadeguatezza e, in alcuni casi, addirittura la carenza di informazioni relative ai prezzi dei biglietti, che vengono presentati al mercato senza indicare alcuni costi che vengono successivamente aggiunti al momento del pagamento con carta di credito pur essendo prevedibili e inevitabili”. Insomma, sulle pratiche commerciali di Ryanair c’è puzza di bruciato.
Permettetemi a questo punto di aggiungere una mia personale testimonianza che avvalora le tesi dell’Antitrust. Anzi, già che ci siamo, avanzo una proposta: tutti quelli che hanno fatto analoghe esperienze alleghino in calce, fra i commenti, i loro ricordi. Poi li stampiamo in due copie, li leghiamo con un fiocco e li spediamo al quartier generale di Ryanair e all’Antitrust. Ecco dunque quel che è capitato a me.
Lo scorso luglio ho prenotato con Ryanair un volo a/r Roma Bruxelles. Sempre tramite il sito della compagnia ho anche riservato due stanze in diversi alberghi del Belgio. Fin qui tutto bene. Ho anche constatato con piacere che era possibile prenotare una vettura della Hertz, a un prezzo competitivo, e ho colto al volo l’occasione. Ritiro e riconsegna presso l’aeroporto di Charleroi.
Prezzo totale, confermato via internet su un foglio che riportava i marchi sia di Ryanair che della Hertz, 237,40 euro. All’atto della prenotazione, “effettuata con successo”, come mi è stato assicurato via mail, l’accoppiata Ryanair-Hertz mi ha garantito per iscritto che “il prezzo include assicurazione kasko con franchigia, assicurazione furto e incendio con franchigia, costo del servizio in stazione, illimitato gratis chilometri incluso (sic!), tasse”. Più sotto veniva ribadito: “questo totale (237,40) include il costo del noleggio e tutti gli extras”.
Giunto a Charleroi apprendo che in realtà se voglio l’assicurazione kasko devo aggiungere una cifra quasi pari all’intero ammontare del noleggio. Ne faccio a meno, anche se la cosa avrebbe dovuto insospettirmi, visto che mi era stato comunicato in precedenza che la kasko era inclusa nel prezzo. Faccio il mio tour, riporto la vettura in perfette condizioni e col serbatoio pieno come alla partenza, e me ne ritorno a Roma.
Qui mi raggiunge un’incomprensibile fattura della Hertz, con voci astruse fra le quali “opzione pieno prima” (65,92 euro), “oneri locali” (50 euro), “onere trattamento danni” (30 euro), “oneri di immatricolazione” (15 euro) e, ciliegina sulla torta, “add. penalità danni/furto” per ben 360 euro (ribadisco: non ci sono stati né danni né furti). Totale: 476,07 euro, praticamente il doppio del pattuito.
Penso ad errori burocratici dell’ufficio contabile della Hertz e non mi preoccupo. Qualche settimana dopo arriva l’estratto conto della mia carta di credito: la Hertz (complice Ryanair: non so in che percentuali si spartiscano il tesoretto) si è impossessata dal mio conto esattamente di 476,07 euro, contravvenendo ai patti e al buon senso. Mi altero un po’ e scrivo all’ufficio per le relazioni con i clienti della Hertz a Bruxelles, protestando e chiedendo spiegazioni. Dopo un mese, le sto ancora attendendo. Mi auguro che Tar, Consiglio di Stato e Antitrust impediscano che certi comportamenti si ripetano. Clienti di Ryanair ed Hertz di tutto il mondo, unitevi!