Il Movimento 5 Stelle è destinato a implodere. Non so quando succederà, ma succederà. Per questo il centrosinistra, sebbene ammaccato, deve cogliere questa novità e può tornare competitivo.
Il prossimo Parlamento europeo, a quanto dicono i sondaggi, vedrà eletta una larga maggioranza delle famiglie politiche tradizionali democristiani, socialdemocratici e liberali. Avremo una minoranza nazionalpopulista che gli istituti quotano tra il 10 e il 15 per cento. Chi parla di canto del cigno quindi non sa di che parla.
Se invece guardiamo al quadro generale non c’è dubbio che la spinta sovranista non va sottovalutata. Si traduce tra l’altro in un attacco senza precedenti alle democrazie liberali. Un attacco che viene da due direzioni. Dai teorici della democrazia illiberale, da Orban ai nazionalisti alla Salvini e dai sostenitori della truffa della democrazia immediata, dalla piattaforma Rousseau ai gilet gialli.
Non siamo alla vigilia di uno tsunami alle Europee, ma siamo di fronte per la prima volta in Europa a un vero e proprio attacco alle democrazie liberali. Che devono reagire aprendosi e scommettendo sull’Ue: le elezioni anche per questo saranno un banco di prova».
Dal rischio di un bipolarismo Lega-5 Stelle stiamo tornando alla possibilità di un dualismo tra centrodestra e un centrosinistra. È quello che si vede nei sondaggi. C’è un centrodestra a guida Salvini fortissimo e un centrosinistra convalescente, ma unica alternativa in campo, attorno a un Pd rinnovato.
Non c’è dubbio che oggi l’intera Europa consideri il Governo italiano di fatto come il governo Salvini. Non siamo mai stati così isolati in Europa. Gli unici nostri presunti alleati sono Paesi che hanno interessi opposti ai nostri, penso ad alcuni governi dell’Est, e un’Italia isolata in un momento di frenata allarmante di tutti gli indicatori economici è ancora più a rischio. Perfino una frase dell’onorevole Borghi fa aumentare lo spread. Mi auguro che non siano le agenzie di rating a suonare la campanella per dire al governo che la ricreazione è finita.
Non ho twittato per difendere Giuseppe Conte dall’accusa di essere un burattino, perché non si può twittare su tutto. Ma non c’è dubbio che non apprezzo insulti e offese nel confronto politico e gli insulti a Conte da parte di Guy Verhofstadt rientrano in questa categoria.
Che però qualcosa non funzioni nel Governo di cui Conte è presidente lo indica il fatto che lo stesso Conte non abbia neanche risposto alla lettera che gli ho inviato un mese fa il giorno, della firma del trattato di Aquisgrana tra Francia e Germania, in cui gli chiedevo notizie sul trattato italo-francese. Poteva essere l’occasione per rilanciare le nostre relazioni. Che fine ha fatto il documento scritto dalla commissione mista? Da maggio 2018 è nei cassetti di Palazzo Chigi.
L’alternativa è un Pd, spero guidato da Zingaretti, che dismetta ogni arroganza, torni al servizio della società, si prenda cura di diseguaglianze, paure e solitudini, metta al centro della propria azione quello che molti democratici Usa chiamano un green new deal. Spero che tanti italiani colgano l’occasione delle primarie del 3 marzo. Un Pd rinnovato non è sufficiente, ma è necessario. Per questo condivido l’appello di Calenda. Vedo il Pd come perno di un’alleanza più larga, che comprenda l’arcipelago politico e civico, un Pd che alle Europee si esprima con la lista più larga possibile.
(Adattato da una intervista con Goffredo De Marchis su Repubblica)