Sul fondamento economico del pareggio di bilancio sono stati espressi seri dubbi. In una recentissima lettera ad Obama ben 8 premi Nobel per l’economia (KENNETH ARROW, PETER DIAMOND, WILLIAM SHARPE, CHARLES SCHULTZE, ALAN BLINDER, ERIC MASKIN, ROBERT SOLOW, LAURA TYSON) chiedono esplicitamente che “venga respinta qualunque proposta volta ad emendare la Costituzione degli Stati Uniti inserendo un vincolo in materia di pareggio del bilancio”. E molti anni prima il nostro Sergio Steve scriveva che “la regola del pareggio conserva e conserverà un valore pratico finché la maggioranza dei soggetti economici, o categorie importanti di essi, continueranno a considerarla come la legge che dovrebbe ispirare l’attività finanziaria di uno stato ben regolato. ….. E’ però altrettanto ovvio che … questo criterio non può più considerarsi come espressione, generalmente valida, di razionalità della condotta finanziaria. Esso resta basato sopra volubili atteggiamenti che il potere pubblico può prendere in considerazione e influenzare in molti modi, che a un estremo consistono nell’attuare una politica efficace, promuovendo la persuasione che il metro sul quale si può ragionevolmente misurare una politica finanziaria non è il rispetto del vincolo del pareggio, ma la capacità di risolvere adeguatamente i problemi reali; all’altro estremo fornire del disavanzo giustificazioni formali … o emozionali, che possono allentare il freno costituito dalle reazioni del pubblico, anche quando queste sarebbero giustificate obiettivamente da motivi più profondi che il rispetto di una regola formale”.
Il sistema costituzionale vigente già prevede peraltro il vincolo del pareggio. Al margine, attraverso l’art.81 che al IV comma prevede che per ogni nuova spesa è necessario indicare (nel ddl del governo si sostituisce la parola con “provvedere”, ripercorrendo, all’indietro, una discussione già fatta nella Assemblea Costituente) i mezzi per farvi fronte. E a livello complessivo, attraverso il Patto di stabilità e crescita, norma di rango costituzionale, che prevede il pareggio al netto del ciclo economico.
Il presidio dei conti pubblici è in questo modo ampiamente garantito a livello costituzionale. Sta alla politica non sfasciarli con comportamenti elusivi ed opportunisti.
