Cesare Lanza ha pubblicato questo articolo anche sul suo blogcol titolo “Cercasi leader. Passera, Della Valle, Marchini per me pari sono”.
“Come stai, John? Sto bene, a parte il fatto che sono disoccupato, senza casa, sordo cieco e zoppo e con una palla sola” (Anne Jackson a Tom Selleck, in “Guai in famiglia”). Mi è tornata in mente la battuta di questo vecchio film, mi sembra una metafora della condizione italiana di oggi.
Sono molto pessimista, ma guai a rassegnarsi. Se ci si rassegna, è finita. Il guaio è che non sappiamo più a quale santo affidarci. Un punto cruciale è questo: i politici, pensate a Matteo Renzi, sono bravi a comunicare, ma non sono bravi a gestire e amministrare. Imprenditori, manager e finanzieri sono bravi ad amministrare ma non sanno comunicare e tanto meno arrivare al cuore della gente . E un dramma particolare abbiamo vissuto quando sulla scena, esattamente vent’anni fa, si affacciò Berlusconi…
Grande imprenditore, grandissimo comunicatore che seppe arrivare subito al cuore (di metà) degli italiani: poi, una volta leader e premier mostrò i suoi limiti e fu accusato, con valide motivazioni, di pensare soprattutto agli affari suoi.
I miei amici mi rimproverano, ironicamente e affettuosamente, di aver sostenuto via via negli ultimi mesi Alfio Marchini, Corrado Passera e Diego Della Valle. Vero. Cerco faticosamente un leader che sappia arrivare alla gente e poi abbia competenza e spina dorsale per non deluderci, o meglio per rilanciarci.
Hanno, tutti e tre, molte qualità e risorse, ma purtroppo anche un handicap, grave, in comune. Le qualità: sono onesti, capaci, corretti, sinceramente propensi a pensare al bene comune; hanno risorse economiche importanti. Della Valle potrebbe essere un ottimo premier, Passera potrebbe aspirare al Quirinale oltre che a Palazzo Chigi; Marchini senza fortuna si è candidato a sindaco di Roma, senza riuscire a contrastare l’ascesa dell’ineffabile Ignazio Marino. Conoscendolo un po’, sarebbe un esemplare premier.
Il problema cruciale di Della Valle, Marchini e Passera è che fanno parte, o comunque dalla gente sono vissuti come tali, di quella élite che gli aventi diritto al voto detestano, chi vota non la vota, chi non vota non va a votare anche perché furiosamente accusa l’élite cinica e predona, generalizzando, di aver distrutto il benessere del nostro Paese.
Non è propriamente così. Tutti e tre i personaggi hanno idee, convincimenti, obiettivi, valori e ideali che alla “gente” comune molto piacerebbero. Non sono angioletti scesi dal cielo a miracol mostrare. Ma verso la elite che ha devastato l’Italia hanno, in gran parte, e in particolare verso i partiti e la vecchia corrotta e inadeguata politica lo stesso disprezzo, gli stessi istinti di ribellione che partono da ogni marciapiede italiano.
Della Valle è il più acceso, anche se incostante, Passera il manager più competente ma non estraneo alla classe dirigente che fu, Marchini è un imprenditore illuminato, anche se a lungo si è rinchiuso nel suo guscio, non so se per timidezza, noia o disgusto. Un giovin signore che avrebbe fatto bene a scendere in campo dieci o vent’anni fa!
Mi auguro che uno dei tre, se non tutti e tre, abbia successo. Mi sgomenta il silenzio di Della Valle, dopo le veementi uscite in televisione.
Per tutti e tre, il consiglio è questo: non solo debbono parlare un linguaggio popolare e universale, per farsi capire da tutti; dovrebbero anche ingegnarsi a lanciare iniziative che arrivino a emozionare, coinvolgere, conquistare le masse che dovrebbero votarti. Qui mi fermo perché esprimere opinioni è un diritto; voler imporle sarebbe presuntuoso.