Vaccini da soli non bastano. Basterà in piano di Draghi fissato al 26 aprile? Sembra una strana coincidenza, ma anche Giuseppe Conte emise un suo fondamentale Dpcm proprio il 26 aprile. Di un anno fa. E abbiamo visto come siamo finiti.
La vera svolta? Meno annunci e più vaccini . I conti non tornano. Lontane le 500mila iniezioni al giorno. E non si placa la rabbia contro le chiusure.
Siamo in ritardo di tre mesi e il virus ha cancellato due anni di crescita.
Due o tre cose bisogna pur dirle su questo Far West che è diventato il piano di vaccinazioni. Da una parte la raffica di annunci che segnalano fiumi di fiale in arrivo. Salvo poi scoprire che non è proprio così. Siamo indietro di 200mila iniezioni al giorno rispetto al target di 500mila, annunciato frettolosamente, tra squilli di trombe.
Dall’altra c’è la preoccupante tensione sociale prodotta da una economia in ginocchio, chiusure di attività percepite come punizioni, come esagerazioni. E troppe imprese, piccole e grandi, brancolano nel buio. Cresce l’Italia del malcontento. Ristoratori, commercianti, partite Iva, titolari di palestre e piscine sono stanchi, esasperati, disperati. Che fare? Come uscire da questa palude?
I vaccini non bastano
Primo, fare presto. La gente non ne può più di incertezze. Monta la rabbia di chi è vicino alla canna del gas e non sa ancora se e quando tornerà la normalità.
CIO’ che inquieta maggiormente è la confusione che si è creata con ordini e contrordini che partono dalle cosiddette “cabine di regia”. O da “virologi vanitosi“ come ha certificato Reputation Science con una attenta ricerca. Insomma, è più facile fare un terno al lotto che capire chi c’azzecca col Covid-19. Non passa ora che lorsignori abbiano qualcosa da dichiarare a beneficio di telecamera.
Gli oracoli del “sarà terribile“ hanno confuso gli italiani con il loro fiume di parole, giravolte e polemiche. Nino Cartabellotta, della Fondazione Gimbe, lo ha messo nero su bianco: “Gli italiani hanno bisogno di regole e divieti, non raccomandazioni“.
Secondo, serve il messaggio rassicurante di Draghi. Un messaggio chiaro, realistico. Tutto il resto è avvertito come fuffa.
È piaciuta la sua linea dura con la Campania. E alimenta speranze concrete la sua volontà di tentare una sorta di “ tagliando “ nella prossima settimana per allentare alcune misure restrittive. Non è facile.
Il ministro Speranza insiste sulla linea rigorista. La sua prudenza è condivisa dal CTS. Il premier deve dirci se è vero che sono in arrivo 4,2 milioni di dosi.
Se la vaccinazione accelera certi pruriti di piazza si placano. Ma qualcosa deve concedere. Nel rispetto dei protocolli. Prima che sia troppo tardi.
Basterà il piano riaperture dal 26 aprile?