Conciliare lavoro–salute con energia-uso del suolo e sottosuolo sostenibile, in paesi sempre più densamente popolati è un obiettivo non facilmente accettato dalla ricerca italiana.
Giocano contro una serie di fattori, tra cui:
i) connessioni pubblico-privato a sfavore del pubblico,
ii) centinaia di persone che svolgono monitoraggi inutili fino in Antartide o in Artico emettendo più emissioni di CO2 di quante ne dovrebbero evitare,
iii) progetti europei su questioni inutili ma utili solo a far lucrare certe industrie di costruzioni navali,
iv) *spinoff *privati che lucrano con strumentazione scientifica pubblica,
v) commesse scientifiche solo sulla carta ma senza data di inizio e fine con ricercatori sfruttati e malpagati,
vi) ditte chiamate a consulenza senza gara.
Per svolgere una ricerca virtuosa, volta alla produzione sostenibile, vale a dire alla pianificazione virtuosa di un mix energetico equilibrato (e quindi un mix lavorativo-sindacale equilibrato) si tratterebbe semplicemente di far interagire sistemi di ricerca complessi dove però il comun denominatore è la pianificazione congiunta territoriale in superficie e di sottosuolo, in termini di produttività energetica sostenibile poco “space consuming” e massa rinnovabile alimentare.
Quindi stiamo parlando di spazi per produrre cibo, biomasse, biomateriali, biocombustibili, rifiuti, senza dimenticare mai e poi mai la risorsa più preziosa ancora: l’acqua. Tutto questo è impossibile farlo senza una conoscenza del backgrounddelle geosfere e dei processi dai primordi della storia del Pianeta.
Ma la situazione italiana della ricerca è disastrata ed il ministro Profumo non si accorge di quello che ha di fronte agli occhi: una vision, un piano triennale e un documento strategico decennale, del maggiore ente di ricerca completamente privo di strategicità sulla ricerca di materie prime ed uso energetico sostenibile di suolo e soprattutto di sottosuolo.
In nessuno di quei documenti praticamente si cita la IEA (International Energy Agency) e raramente l’Ipcc (Intergovernmental Panel of Climate Change). Della aggressione agli ettari di suolo e di questa non dedizione scientifica al sottosuolo (con conseguente fuga degli operatori elettrici e petroliferi all’estero) ed ad un mix sostenibile non solo fatto di sole e vento, i due candidati alle primarie della sinistra, Matteo Renzi e Pierluigi Bersani certo non hanno parlato – perderebbero entrambi voti.
Renzi e Bersani non parlano quando gli argomenti sono troppo complessi e rognosi. Lo sanno bene che energia sostenibile, lavoro per tutti e previsione di grandi catastrofi sono i più rognosi in assoluto. Bersani e Renzi al confronto in tv: uno forse troppo anziano per impelagarcisi, troppo a lungo termine le centrali a carbone a zero emissions o quelle nucleari di IV generazione su cui continuare la ricerca, l’altro che pensa alla sua maestra delle elementari ma al post-dottorato …. non ci è mai arrivato.