NAPOLI – Non esisteva che una strada per cancellare la penalizzazione inflitta in primo grado al Napoli dalla Commissione Disciplinare e le squalifiche (sei mesi) ai calciatori Cannavaro e Grava. E quella strada la Corte di Giustizia Federale – organo di appello – ha scelto e pazienza se assolvendo il club e i tesserati dall’accusa di omessa denuncia per la tentata combine in Sampdoria-Napoli del 18 maggio 2010, si è scardinato il finora sacro principio-cardine della responsabilità oggettiva e creato un pericolosissimo precedente, che in futuro altri club e calciatori deferiti alla giustizia sportiva non mancheranno di invocare.
A cominciare dalla Lazio, dal Genoa e dal Lecce, per un paio di incontri sospettati di illecito sportivo, per i quali in estate erano addirittura finiti in carcere – su ordine del gip di Cremona – i calciatori Mauri e Milanetto. A febbraio il procuratore Palazzi dovrà chiudere (dopo quasi un anno!) la vicenda, chiedendo il deferimento delle società e dei tesserati, ovvero l’archiviazione. La sentenza pro-Napoli rende più corposa lì’ipotesi dell’archiviazione.
E suggerisce una domanda: la procura di Cremona aveva a suo tempo ottenuto addirittura l’arresto di Mauri e Milanetto e la Giustizia Sportiva dopo mesi di indagini di polizia giudiziaria, supplementi di indagini, nuove testimonianze (compresa quella di Almir Gegic, considerato il numero 2 degli Zingari, l’organizzazione ritenuta la centrale operativa della scommesse sugli incontri taroccati). Come è possibile che la Procura Federale non abbia ancora deciso come muoversi rispetto alle gare sotto accusa, Lazio-Genoa e Lecce-Lazio? E chi andrà a spiegare ad Antonio Conte, fermato per quattro mesi (erano 10) per omessa denuncia (gara Albinoleffe-Siena del 2011) che la Giustizia sportiva è davvero uguale per tutti?
L’organo di secondo grado della sempre più scombinata Giustizia Sportiva ha derubricato da omessa denuncia a comportamento sleale il tentativo – ammesso dall’allora terzo portiere del Napoli, Matteo Gianello e confermato dalle intercettazioni messe a disposizione dalla procura di Napoli– di convincere i suoi compagni di squadra, Cannavaro e Grava (che viceversa hanno negato la circostanza) a taroccare l’incontro con la Sampdoria. Ai fini di effettuare sulla gara una serie di scommesse a colpo sicuro. In attesa delle motivazioni, dal dispositivo della sentenza favorevole al Napoli si deduce che il comportamento di Gianello è stato considerato inidoneo a configurare il tentato illecito. Ossia l’ex portiere – reo confesso, seppure tra molte reticenze – non avrebbe esplicitato ai due compagni la sua intenzione di coinvolgerli nel taroccamento della gara. E tanto basta a derubricare l’illecito a slealtà sportiva, consentendo di cancellare le condanne inflitte al Napoli e ai suoi due tesserati. La Corte ha dunque accolto in pieno la tesi esposta dal difensore di Gianello, l’avvocato Eduardo Chiacchio, che ha riportato pure una vittoria personale: la squalifica al suo assistito è stata ridotta da tre anni e tre mesi a ventuno mesi.
Le cronache giornalistiche riferiscono di una decisione giunta al termine di serrate discussioni tra gli undici componenti del collegio giudicante, convocato a sezioni unite. Segno che tra i giudici non vi era unanimità di vedute. A questo punto si impone, non più rinviabile, una riforma seria, credibile e radicale delle norme che regolano la Giustizia sportiva. Giriamo l’appello al neopresidente della Figc, Abete, che si era affrettato a promettere pugno duro e tolleranza zero, quando (giugno 2011) era esploso lo scandalo scommesse.Non se n’è vista traccia, i giudici hanno colpito qua e là, con sentenze che si smentivano a vicenda.
Aggiungo una proposta. Salvaguardata la responsabilità oggettiva a carico delle società – male necessario – si introduca una norma che, superando la clausola compromissoria, consenta ai club di citare in giudizio civile i tesserati condannati per illecito sportivo, ottenendo un risarcimento proporzionati ai danni (patrimoniali, sportivi, di immagine) provocati dai loro comportamenti scorretti. Danni valutabili in milioni di euro. Sarebbe un deterrente formidabile per dirigenti, allenatori, calciatori infedeli. Ferme restando le norme penali che puniscono la frode sportiva, ovviamente.
A rendere ancor più pasticciata e inverosimile l’assoluzione del Napoli e dei due calciatori ha contribuito anche la requisitoria del Procuratore Federale, Stefano Palazzi. Fin dal giudizio di primo grado il rappresentante dell’accusa aveva stupito, formulando la richiesta di un solo punto di penalizzazione a carico del Napoli, così contraddicendo la consolidata giurisprudenza sportiva in materia di omessa denuncia. In appello Palazzi è andato oltre. Ha rinunciato a quantificare la richiesta di condanna rimettendosi alla corte. Non solo, ha messo in discussione lo stesso concetto di responsabilità oggettiva, architrave della giustizia sportiva italiana.
Non conta più il semplice fatto di un tesserato che viola le norme, ma il ruolo che costui ricopre. E’ una posizione in chiara contraddizione delle norme vigenti. E non risulta che il procuratore federale sia titolare di una potestà legislativa. Palazzi non è al primo exploit in materia. Si ricorda la sua mite richiesta di patteggiamento (tre mesi) per Conte nel processo di primo grado, richiesta respinta clamorosamente dalla Commissione Disciplinare che condannò l’allenatore della Juventus a dieci mesi, pena confermata anche in appello e scontata a quattro mesi solo dal Tnas, il Tribunale nazionale per l’arbitrato sportivo.
Il giudizio sul Napoli è arrivato nel cuore del campionato, sebbene l’istruttoria fosse stata conclusa il 30 maggio 2012. Perché tanto ritardo? E adesso cosa accadrà alla Lazio, al Genoa, al Lecce a Mauri e Milanetto? “Solo elementi indiziari”, è l’indiscrezione che filtra dalle sacre stanze del potere giudiziario. Dunque, archiviazione in vista? In un caso analogo (tentato illecito all’insaputa dei club) Torino e Sampdoria hanno patteggiato un punto di penalizzazione. La Lazio, come il Napoli, è in corsa per disturbare la Juventus capolista e, come diceva Andreotti, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca…
Ps. Il capo della Polizia, Antonio Manganeli, ha annunciato “ a breve altri colpi di scena nell’inchiesta legata al calcio scommesse”. Domanda: tocca al capo della Polizia anticipare notizie che riguardano, anzitutto, le procure della Repubblica? Cui prodest lanciare il sasso nello stagno?