Serie A: fuga Roma, Inter-Juve agganciano Napoli, Milan rischia naufragio

Jonathan festeggia per il gol: l’Inter batte la Fiorentina (foto Lapresse)

ROMA – Serie A: il punto dopo la quinta giornata.

Roma in fuga, l’Inter (battuta in rimonta la Fiorentina 2-1) aggancia Juventus (vittoria contrastata a Verona col Chievo) e Napoli (fermato in casa dal redivivo Sassuolo) al secondo posto. Riemerge la Lazio (3-1 al Catania), tengono Torino, Verona, Livorno e Cagliari che pareggiano. Vince il Parma sull’Atalanta. Affonda (a dieci punti dalla vetta) il Milan, che rimedia in extremis un pari a Bologna. A picco le genovesi, il Genoa battuto a Udine, la Sampdoria sconfitta in casa dalla Roma.

La Roma dunque prende la testa del campionato. 2-0 ad una generosa Sampdoria, che resta inchiodata a 2 punti, in fondo alla classifica. Garcia non alza la cresta (“troppo presto per fare bilanci”) ma si gode il suo capolavoro. In tre mesi ha cambiato faccia e umori nella casa giallorossa. La Roma è di nuovo una squadra, ricca di talenti, ma quel che più conta, consapevole dei propri meriti e decisa a farli valere. Cinque vittorie in avvio di campionato la Roma non le aveva mai colte nella storia. Anche questo è un segnale. Entrato sullo 0-0, Totti ha impresso quel quid che ha permesso alla squadra di spezzare la resistenza della Sampdoria, saggiamente disposta da Rossi col 4-4-2. Nell’abbraccio collettivo che ha salutato la vittoria la conferma che è nato un gruppo, affamato e vincente. Il futuro prossimo dirà se è un fuoco di paglia (personalmente non credo) o l’avvio di un grande incendio.

Frena invece il Napoli, inopinatamente bloccato in casa dal Sassuolo (1-1). L’inciampo sul Sassuolo, rigenerato da Di Francesco dopo la vendemmia interista, arresta la marcia trionfale della squadra di Benitez. Agli osservatori più smagati non era sfuggita la flessione di personalità e di gioco accusata dal Napoli nonostante i tre punti strappati al Milan. Il turnover, necessario, si è rivelato una trappola, non è facile cambiare pelle da un giorno all’altro, sebbene la rosa a disposizione del tecnico spagnolo sia ampia e qualificata. La squadra tuttavia subisce troppi gol e deve ringraziare Reina se ha limitato i danni. Il Sassuolo, ad un certo momento, ha rischiato addirittura di vincere. Se Hamsik non gira, non gira il Napoli. E Higuain fa fatica persino a tirare in porta. Questo è l’assunto-base. A Benitez la stecca per correggere il difetto.

Zoppica anche la Juve, tre punti sul campo del Chievo ma poco gioco e – Buffon ha messo il dito nella piaga – troppi gol subiti da una squadra che l’anno scorso faceva della robustezza difensiva il suo must. Omaggi al guadalinee Preti, ha annullato per fuorigioco un gol regolarisismo di Paloschi che avrebbe proietatto il Chievo sul 2-1. Da applausi il fair play dei clivensi, dal presidente Campedelli, accorso addirittura a consolare il reprobo, al tecnico Sannino che, detto tra parentesi ma mica troppo, ha dato alla squadra un gioco efficace e redditizio. I vertici arbitrali si compiacciono. Io attendo identico fair play dagli squadroni, sempre pronti ad urlare alla congiura non appena qualcuno tira loro un pelo. Anche Conte non ha brillato, nella circostanza. Ha definito l’errore dell’assistente “non eclatante”. Fosse toccato subirlo alla Juve come l’avrebbe etichettato? L’allenatore ha la testa pesante di pensieri, la bella Juve cannibale è uno sbiadito ricordo. Il caso Pirlo, sgonfiato con il punteruolo dellle nuove regole (multa e un mese fuorirosa per chi si permette di uscire dal campo senza sedersi in panchina dopo una sostituzione) non ha dissipato i dubbi sul futuro del regista. Pirlo vanta ammiratori entusiasti in Inghilterra (Chelsea e Arsenal) dove è consiuderato un calciatore masterclass, ossia un fuoriclasse, un maestro di calcio. Marotta giura che non c’è problema e che del rinnovo del contratto si parlerà in primavera. Ma il tormentone (Pirlo va, Pirlo resta?) è destinato ad avvelenarci per i prossimi mesi.

Per un’ora di gioco l’Inter mazzarriana si raggrinzisce e si fa femmina, subendo il possesso palla e e le iniziative offensive della Fiorentina, schierata con una sola punta di ruolo, Rossi, con Joaquin in appoggio dall’out di sinistra e un folto centrocampo di facitori di gioco. Subito il gol, su rigore di Rossi, Mazzarri mette mano a Kovacic e Icardi e l’Inter camaleontica si trasforma in una macchina d’assalto, schiaccia l’avversaria nella sua trequarti, alza il ritmo e con Cambiasso ed un eurogol di Jonathan (uno dei tanti giocatori rigenerati dalla cura del tecnico di San Vincenzo) ribalta il risultato e si porta a casa i tre punti. Se Mazzarri torna in pianta stabile al 3-5-2, con Milito (o Icardi) ad affiancare Palacio, troppo isolato nel 3-5-1-1, ne vedremo delle belle. Brutto gesto di Guarin che al momento della sostituzione con Icardi contesta i fischi di San Siro. La Fiorentina non esce ridimensionata ma paga pegno alle assenza, principalmente Gomez, il partner perfetto di Pepito Rossi (sesta rete stagionale).

Arranca e scampa per un pelo al naufragio il Milan, che riacchiappa il pari (3-3) a Bologna nei minuti finali. Lo choc provocato da Balotelli (tardive le sue scuse a compagni, tifosi e arbitri, arrivate quattro giorni dopo il fattaccio) ha lasciato un segno pesante su una squadra tutt’altro che perfetta. Difesa in barca (Zapata e Mexes hanno visto le streghe contro i carneadi Laxalt e Cristaldo), centrocampo in apnea (solo Poli si salva e segna pure un gol), attacco inesistente, con Matri totalmente fuori dagli schemi. Allegri giura che a Natale il Milan sarà con le prime. Possibile, purché Balotelli metta giudizio e la squadra si ricompatti. L’enigma Kakà (perché lui e non un difensore sul mercato?) tra qualche tempo tornerà a materializzarsi e povero Allegri, costretto a far convivere incompatibilità conclamate.

La Lazio ha sorbito un brodino, sebbene fosse priva di Klose, liberandosi del Catania (Maran comincia a traballare). Perdere un debry lascia sempre tracce pesanti nei cervelli e nelle gambe dei giocatori, la classifica è discreta, il morale così così. Ma la Lazio resta attrezzata per competere dal quarto posto in giù.

Preziosa vittoria (la prima stagionale) per il Parma che ha piegato l’Atalanta (4-3) rischiando però la rimonta. Cassano ha dato spettacolo e finché l’estro e la forma fisica lo sorreggeranno toglierà parecchie castagne dal fuoco a Donadoni. Buon per lui e peggio per Sampdoria e Genoa che hanno rifiutato i suoi servigi. Sarò pure una bomba innescata, Antonio, ma quando ha il pallone tra i piedi è una delizia per chi ama il calcio e un salvagente per la sua squadra.

Pari guerreggiato fra Torino e Verona (2-2) e fra Livorno e Cagliari (1-1), tra le squadre piccole più in forma, che non a caso hanno già guadagnato il centroclassifica. Il derby della Mole, domenica all’ora di pranzo, si annuncia meno scontato del solito. Il Torino non lo vince da un’eternità. Che sia la volta buona?

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Alberto Francavilla