Serie A, il punto: Juve schiacciasassi, Roma travolgente, Inter batte Milan

I giocatori della Juve festeggiano la vittoria sull’Atalanta (foto Lapresse)

ROMA – Serie A, diciassettesima giornata. Il punto di Renzo Parodi.

Segnano quattro gol a testa Juventus e Roma (all’Atalanta e al Catania), ne segnano quattro anche il Torino e il Verona (a Chievo e Lazio). Doppiette per Benatia, Toni e Immobile, ma la notizia è che la splendida coppia – Madama la Juve e la Maggica – allungano sul Napoli (distanziato di 10 punti dalla capolista bianconera e di cinque dall’inseguitrice giallorossa), bloccato sul pari a Cagliari nel secondo anticipo del sabato. Alla ripresa del campionato, domenica 5 gennaio, le due “lepri” della serie A se la vedranno vis a vis all’Olimpico di Torino. Piatto ricco.

Della Juve si segnala una ripresa in sciarpa e sciabola dopo che l’Atalanta le aveva coraggiosamente tenuto testa chiudendo all’intervallo sull’1-1. E’ bastato prendere campo e affidarsi agli estri di Pogba, Vidal e Llorente per chiudere agevolmente la pratica bergamasca. Non si può che elogiare la feroce determinazione della Juve, condita dalla classe sopraffina dei suoi araldi.

Tevez, furioso per l’ostracismo subito nella Seleccion albiceleste, si è sfogato aprendo la danza del gol. Llorente, Vidal, Pogba hanno timbrato la rotonda vittoria. In attesa del rientro di Pirlo, atteso per la supersfida della vigilia dell’Epifania, Conte ha collaudato una versione più muscolare e agonisticamente cattiva che potrebbe in futuro diventare definitiva se Pirlo decidesse di non rinnovare con Madama e accettasse le offerte che gli stanno piovendo addosso da mezzo mondo, Inghilterra in testa.

Nove vittorie filate raccontano perfettamente la Juve cannibale di Conte. L’eliminazione beffarda dalla Champions ha caricato di ulteriori motivazioni la squadra campione d’Italia, che cercherà di centrare il record dei punti in campionato e il piccolo Triplete, quello con Coppa Italia e Europa League.

La Roma ha triturato il povero Catania quasi scherzandolo. Hanno segnato Destro, Benatia (doppietta) e Gervinho, ma è stato quasi un tirassegno. Pulvirenti ha confermato in panchina De Canio, nonostante la squadra chiuda mestamente la graduatoria, solitaria e disarmante nella sua pochezza. Garcia ha ritrovato Totti e pure Destro sembra uscito dal tunnel della lunga convalescenza.

Il confronto con la Juve sarà dirimente soltanto nel caso di una vittoria bianconera. Altrimenti la coppia regina proseguirà il duello a distanza, mezzo campionato (abbondante) può ribaltare le gerarchie, sebbene la Juve si raccomandi vivamente per la vittoria finale, in virtù di una caratura tecnica e di una ricchezza di organico senza paragoni nell’intera serie A.

La Roma rimane l’antagonista più accreditata e non si può che elogiare il lavoro di Garcia, che ha plasmato a propria immagine una squadra ereditata da un paio di stagioni disastrose.

Anche Rafa Benitez merita una citazione di merito. Ha cambiato faccia (e spirito) al Napoli che comunque Mazzarri aveva condotto al miglior risultato possibile, nbelle condizioni date. Non si può tuttavia evitare di rimarcare l’andamento ondivago del Napoli in campionato, l’eliminazione dall’Europa “grande” grida vendetta ma così vanno le cose nel calcio. Restano, a motivo di vera consolazione, alcune performance europee di grande spessore.

De Laurentiis si prepara ad operare sul mercato d’inverno due-tre ritocchi (un difensore, un centrocampista, un esterno di centrocampo), vuole mettere le ali ad una squadra che non sembra al momento attrezzata per i massimi traguardi. Non ha premura il presidnete e non ce l’ha Benitez che si sgola a predicare pazienza. Soltanto col tenpo il motore del Ciuccio girerà al massimo. Lo prendo in parola.

Palacio con un colpo di tacco (e di genio) nel finale ha deciso a pro dell’Inter un derby della Madonnina confuso e nervoso (Espulso Muntari nel finale), giocato meglio dal Milan nei primi 45′ e recuperato alla distanza nel gioco e nel risultato dall’Inter. Le assenze per squalifica di Alvarez e Montolivo non spiegano le brutture viste in campo, troppi mezzi grandi giocatori sgranati nelle due squadre (nell’Inter neppure un italiano!) per giustificare le ambizioni di primato.

I tre punti rilanciano l’Inter, ora è quinta e ha scavalcato in classifica il sorprendente Verona, ma i problemi nerazzurri restano sul tappeto e deve essersene accorto anche Thohir, che ha bagnato l’esordio da presidente battendo l’altra esordiente, Barbara Berlusconi, guadagnando ai suoi nuovi colori una vittoria portafortuna, almeno lo sperano i discepoli della Beneamata che soffre di evidenti squilibri tattici.

Palacio è un gigante ma non può sempre tirar fuori dal fuoco tutte le castagne dell’attacco. Il centrocampo è mevrile ma difetta di fantasia e nell’occasione pure Handanovic ha infilato tre papere che potevano costare care. Il Milan è calato vistosamente alla distanza, Balotelli si è esibito in alcuni numeri di alta scuola ma non è riuscito ad incidere come ci si aspettava dal suo enorme talento calcistico. Si è rivisto Pazzini dopo sei mesi di black out, augiri a lui. E al Milan. La classifica di Allegri rimane più che desolante – dodicesimo posto con 19 punti – la stagione è compromessa e tanto vale lavorare subito per il futuro.

Con un supergol (segnato col piede sbagliato, il destro) del solito Pepito Rossi, la Fiorentina ha sbancato il campo del coraggioso (e talvolta temerario) Sassuolo e consolidato il quarto posto in classifica, a tre sole lunghezze dal Napoli. L’obiettivo stagionale – la qualificazione alla prossima Champions League – è del tutto accessibile. Sarà interessante scoprire come rimodellerà la squadra l’ottimo Montella, il giorno in cui, finalmente, riavrà a disposizione Gomez. Difficile ipotizzare interventi radicali sul mercato di gennaio, la squadra ha una propria coerenza e soltanto un rinforzo di primissima fascia potrebbe alzarne ancora il tasso tecnico.

Verona e Torino sono le rivelazioni del momento. I veneti hanno strapazzato la Lazio, la panchina di Petkovic resta più che mai appesa al classico filo e la riflessione notturna annunciata da Lotito prelude al 99% al suo siluramento. Il sostituto-traghettatore sarà scelto tra Di Carlo, Bollini (allenatore della primavera biancazzurra) e Reja, costui è però poco convinto di accettare l’incarico pro tempore.

Mandorlini ha costruito una squadra che gioca un calcio allegro e redditizio, Toni è letteralmente risorto dalle proprie ceneri e qualche bel talento (Iturbe, Jorginho) attira già le attenzioni dei grandi club. Se resisterà alle lusinghe invernali, la società potrà chiedere al tecnico qualcosa di più di una tranquilla salvezza.

Anche il Toro raccoglie punti e consensi, Ventura che un mese fa era finito sotto il tiro dei tifosi più oltranzisti, adesso è idolatrato come il demiurgo capace di innalzare una onesta squadra di medio valore in una splendida realtà. Immobile e Cerci sono le stelle che brillano più luminose, ma sarebbe ingiusto trascurare l’apporto degli “operai”, tipo Glick, Vives, Darmian & C.

Il Cagliari continua a stupire per la padronanza del gioco e il carattere che non arretra di fronte agli ostacoli, come dimsostra il pareggio che ha imposto al Napoli. Umiliato dalle rovine fra le quali il Cagliari è costretto a disputare le sue partite interne (il sant’Elia è ridotto alla capienza di appena 5mila posti), il presidente Massimo Cellino ha annunciato che per quanto riguiarda non tratterrà nessuno dei suoi che gli chiedesse di emigrare. Ottimo alibi per far digerire ai tifosi la cessione, più che certa, di Nainggolan, (Milan in vantaggio su Inter e Juve) e quella probabile del dissidente Agazzi. Se lì si fermerà l’epurazione, il Cagliari si salverà senza patemi. Altrimenti saranno guai.

Nella zone basse annaspano assieme al derelitto Catania, il Livorno, battuto in casa dall’Udinese, Chievo e Sassuolo. Corini è alla seconda sconfitta filata, il gol iniziale di Thereau aveva illuso che fosse l’ora del colpaccio ma il ritorno prepotente del Toro ha cancellato le illusioni.

Il Sassuolo gioca un bel calcio, Di Francesco ha idee moderne ma qui non gli si chiede di dare spettacolo ma di condurre in porto una dignitosa salvezza. La trasferta nella Genova rossoblù, alla ripresa, sarà un test molto probante. Respira il Bologna, che il presidente Guaraldi, in settimana, aveva tentato di affossare intrevviando una trattativa open air con Baggio, candidato a sostituire Pioli.

Se Guaraldi voleva verificare da che parte stavano i giocatori adesso lo sa. Tutti con Pioli. E con Pioli sta anche la curva Andrea Costa del Dall’Ara, schierata compatta col tecnico, che resta ovviamente al suo psoto. Diamanti segnando il gol-vittoria e prodigandosi come un umile gregario, ha trascinato i compagni al successo su un Genoa sempre più timido e dimesso, che non vince dal 10 novembre (2-0 al Verona).

Da allora, appena tre pareggi e due sconfitte per la squadra che Gasperini aveva rilanciato e adesso si ritrova in discesa rapida. All’opposto dei cugini della Sampdoria che pure si sono fatti imporre il pareggio casalingo da un Parma brillante e caratterialmente d’acciaio, nonostante le assenze, pesanti, di Paletta, Gargano e di Cassano, voci sempre più insistenti lo danno in partenza con destinazione proprio la Sampdoria. Mihajlovic ha signorilmente denunciato in pubblico che la sua squadra nell’occasione non ha affatto meritato il pareggio.

In effetti, la vittoria il Parma se l’era meritata in virtù di un gioco estremamente concreto e a tratti spettacolare, che ha costretto la Sampdoria ad una affannosa difesa per quasi tutta la ripresa. Brave le due squadre a disimpegnarsi sull’indegno tratturo nel quale è trasformato il prato (si fa per dire) dello stadio Luigi Ferrraris. Rizollatura in vista, la millesima e meglio non chiedersi a quanto ammonterà il conto di questi interventi di emergenza che a Genova si definiscono “tappulli”, ossia rappezzi alla buona.

Il bilancio della Sampdoria di Mihajlovic resta comunque molto positivo, cinque gare senza sconfitte con due vittorie e tre pareggi, hanno fruttato i nove punti che l’hanno sradicata dai bassifondi. La classifica reclama ancora attenzione ma i tempi bui sembrano superati. E se davvero Cassano tornerà ad indossare la maglia blucerchiata, beh allora ci sarà da divertirsi, sulla sponda sampdoriana del mar Ligure.

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Alberto Francavilla