Serie A, il punto: Roma in salute, Napoli scarico. Inter e Milan ottovolanti

Joaquin segna: la Fiorentina espugna Napoli (foto Ansa)

ROMA – Campionato di Serie A, 29° giornata. Il punto di Renzo Parodi

Commentare un campionato già deciso da un pezzo diventa esercizio sempre più complicato ora che anche la cosiddetta piazza d’onore (che bello il linguaggio aulico di un’epoca trascorsa!) sembra assegnata. La Roma ha sei punti di vantaggio sul Napoli ma una partita da recuperare col Parma. Numeri a parte, la salute della Lupa giallorossa è molto migliore di quella del Ciuccio partenopeo. Uscita dal giro europeo grosso per autentica malasorte (Arsenal e Bayern, due avversarie tostissime), la squadra di Benitez si è dolcemente accomodata in una mediocrità per nulla aurea. E’ scivolata ripetutamente in campionato fino all’ultima caduta, probabilmente fatale, contro la Fiorentina al San Paolo.

I tre punti raccolti dalla Viola mettono relativamente al sicuro il quarto posto (Inter e Parma sono appena quattro punti sotto), ma la rilanciano verso nuovi traguardi, sebbene i sette punti che la separano dal Napoli – a nove giornate dalla fine – siano davvero tanti per immaginare una rimonta. A meno che il Napoli crolli su se stesso, prospettiva che mi appare irealistica. Napoli e Fiorentina dirimeranno la questione fra di loro nella finale di Coppa Italia che rappresenta la porta secondaria d’ingresso all’Europa, alla quale entrambe ambiscono, giustamente, ad accedere attraverso la porta principale.

Il Napoli paga una campagna acquisti bulimica ma non precisamente azzeccata, specie in inverno. Jorginho, Henriques e Ghoulam sono buoni giocatori, senonché serviva un crack che non è arrivato. La difesa continua ad essere il tallone d’Achille e il centrocampo non garantisce i giusti equilibria alla squadra. Lacsiamo stare gli infortuni (a Zuniga, Mesto, Maggio) sono fisiolofgici e tutte le squadre avrebbero il diritot di lamentarsene. Piuttosto, attendo spiegazioni da Benitez -che continuo a stimare tra i migliori coach in Europa – sulla crisi conclamata di Marek Hamsik, l’ombra errante nel vuoto del razzente campione che con Cavani trascinò il Napoli di Mazzarri al secondo posto. Che è successo al campione eponimo, l’ultimo superstite dei tre tenori?

Della Fiorentina non si può che dire bene, Montella ha gestito magnificamente l’emergenza continua prodotta dagli infortuni dei due attaccanti titolari, prima Gomez e poi Rossi. Senza di loro, la squadra ha dovuto cambiare il modo di giocare e non ha potuto che provare a galleggiare tra le prime quattro-cinque della classifica, rinunciando ai sogni di gloria. Gomez e Rossi (per un paio di mesi i due insieme) sono giocatori insostituibili. Ecco la diffrerenza con altri illustri infortunati che vestono casacche differenti dalla viola. Nell’anticipo del sabato al Bentegodi la Roma aveva facilmente avuto ragione del Chievo. Troppo pesante la differenza di valori che il Chievo ha accentuato regalando il primo gol a Gervinho. Garcia dovrà fare a meno di Strootmann per il resto del torneo ma il recupero pieno di Totti è una garanzia. Quando il capitano è in campo la Roma si esalta e i suoi prodi giocano con una scioltezza diversa. Lunga vita al Capitano che di nome fa Francesco come un altro illustrissimo principe, ma della Chiesa.

La Juventus non smette di essere cannibale e non fa mai prigionieri. Nella tana del Catania, In versione asssatanata, ha strappato i tre punti col solito cecchino Tevez (capocannoniere con 16 gol assieme al granata Immobile) e ha allungato la striscia delle vittorie. Sono 25 in 29 gare. Mostruoso! Partita spigolosissima, zeppa di episodi contestati e non del tutto chiari. Espulsi i due tecnici, per proteste. Un malvezzo che in Italia proprio non riusciamo ad eliminare. L’arbitro Damato ha faticato a tenerla in pugno. Espulso Bergessio che andava in cerca di una tardiva vendetta su Chiellini. Nella gara di andata lo juventino gli aveva spezzato una tibia. Dentro all’Europa League, fuori dalla Coppa Italia, la Juve non conquisterà alcun Triplete ma onorerà il record dei tre titoli nazionali vinti in filotto, eguagliando la sua progenitrice degli anni Trenta e il Milan di Capello. Chapeau.

Il Torino si è ripreso dopo quattro batoste strapazzando il Livorno che va su e giù sull’ottovolante del rendimento e dei risultati. Senza sacrificio né grinta la salvezza per i toscani si allontana. Ventura si gode Immobile, ma dovrà pensare a gestire il fumantino Cerci, uscito furibondo epr la precoe sostituzione (dovuta ad un ginocchio malandato e ad un cartellino giallo che poteva tramutarsi in rosso). In vista dell’anticipo di martedì all’Olimpico romanista, Ventura ha scelto di noin rischiare purtroppo Cerci non ha colto la sottigliezza. Gara-chiave a Roma, per i granata e per Cerci, un ex, che si sta giocando il Mondiale. Parere personale. Fossi Prandelli porterei in Brasile Destro e Immobile e sceglierei tra Cassano e Cerci il più in forma a giugno. Quando le chiacchiere si azzerano e contano solo i fatti.

L’Inter chiamata all’ennesima prova del nove si è inginocchiata al cospetto dell’Atalanta che ha preso il posto del Verona (bastonato con cinque gol dalla rediviva Sampdoria) nel ruolo di rivelazione del torneo. Bonaventura è pronto per i massimi palcoscenici (la Fiorentina lo guata) e pure Colantuono, sia detto col massimo rispetto per il club di Percassi, può ambire a panchine più nobili. Mazzarri se l’è presa con l’abilità capovolta dei suoi in zona gol, due pali, diverse occasioni sprecate a tu per tu con Consigli, illustrano il volitivo secondo tempo della Beneamata. Mazzarri tuttavia dovrebbe riflettere sul fatto che la squadra manca di personalità e fallisce regolarmente gli appuntamenti-chiave. La difesa ha concesso davvero troppo all’Atalanta che ha segnato due volte con il prodigioso Jack Bonaventura (quasi un nome augurale) ma poteva bucare altre volte Handanovic e anche Denis ha colto un palo. Le grandi squadre, lo ricordi il bravo tecnico di San Vincenzo, si costruiscono partendo dalla difesa, così come le case dalle fondamenta. Boskov dixit e non c’è altro da aggiungere.

Seedorf ha agguantato un punto sul campo della Lazio, perseguitata dalla contestazione senza quartiere dei suoi tifosi contro l’ineffabile presidente Lotito. Seedorf ha avuto da Galliani gli otto giorni, non è un mistero. Berlusconi ha scoperto che l’allenatore che aveva preteso sulla panchina del Milan, al posto dell’odiato Allegri, non ha la personalità e l’esperienza giuste per guidare la squadra fuori dalle sabbie mobili. Bella scoperta davvero! Il presidente è stato costretto a reinvestire Galliani dei pieni poteri sull’allenatore e l’antico Adriano non esiterà a tagliare la testa di Clarence se il Milan dovesse perdere male a Firenze. Tassotti sarà il traghettatore verso la panchina di Inzaghi, sempre che il presidente non cambi nuovamente idea. Possibile ma difficile, Pippo gode anche della stima di lady Barbara. Auguri.

Balotelli ha giocato poco più di mezz’ora subentrando a Honda. Ha colto un palo e non ha inciso come del resto gli capita da mesi. La sua è una crisi nella crisi del Milan (ormai relgato nella parte sinistra della classifica) e se Balo non starà sul pezzo potrebbe scoprire che Prandelli non avrà bisogno di lui, a Rio. Peccato, Mario è il talento più limpido del calcio italiano. Deve smetterla di caracollare per il campo come se giocare al calcio gli facesse schifo… Prenda esempio da Di Natale, un giovane di 36 anni con lo spirito di un ventenne. La Lazio è a coinque punti dalla zona-Europa, Reja ha il suo daffare a tener unita la squadra, sballottata nella guerra senza quartiere fra la tifoseria e il presidente. L’eccellente stagione della Roma sparge sale sulle ferite biancocelesti e non sarà facile salvarsi in corner acchiappando una qualificazione in Europa che sarebbe, comunque, una cura palliativa.

Ospitando il Genoa al Tardini, il Parma ha raccattato un punto che prolunga a 17 la serie delle partite utili ma lo imbottiglia al quinto posto, fianco a fianco all’Inter, ai limiti della zona-Europa. Osservato in tribuna dal ct azzurro Prandeli, Antonio Cassano ha imbastito una delle sue prestazioni più scipite, risultando praticamente ininfluente nell’economia della partita. Il turn over di Donadoni e Gasperini (imitato da quasi tutti i colleghi) in vista dell’impegno infrasettimanale ha prodotto più guasti tra i Ducali, che hanno giocato senza nerbo né idee. La fatica della rincorsa comincia a farsi sentire. Il Genoa è stato più tosto e pratico, ha segnato con Cofie, ha subito il pari di Schelotto senza mai andare in affanno. Ha concesso tre-quattro occasioni da gol agli avversari ma non ha mai dato l’impressione di essere sul punto di franare. La cura Gasperini dispiega tutti i suoi benefici effetti.

L’altra squadra genovese, la Sampdoria, ha letteralmente stracciato il Verona a Marassi. Mihajlovic in settimana aveva strigliato i suoi, colpevoli della resa senza condizioni di Bergamo. Lo 0-3 si è tramutato prodigiosamente in un 5-0 troppo severo per il Verona che ha avuto le sue brave occasioni per segnare ma si è trovato di fronte il miglior Da Costa della stagione. Crivellato di critiche, il portiere brasiliano della Sampdoria ha risposto alla grande. Dando ragione, ancora una volta, alle scelte di Mihajolovic che si sta rivelando un eccellente allenatore e un motivaztore perfetto. Sa alternare bastone (parecchio) e carota (a piccole dosi) sulla schiena di una squadra giovane e dunque soggetta ad alti e bassi assai bruschi.

Da segnalare (anche a Prandelli) la doppietta di Soriano, un talento puro rimasto troppo a lungo nascosto, per esclusiva responsabilità dell’Interessato. Mihajlovic lo ha tratto dall’anonimato ritagliandogli più di un ruolo, il più azzeccato secondo me è quello di interno, talché gicando da mezz’ala Soriano ha firmato la doppietta col Verona. Le cose anche nel calcio noin capitano per caso. Il Verona non deve sprecare il bello e il buono messo in vetrina fin qui. Mandorlini a Cagliari dovrà acconciare una squadra da battaglia, un’altra sconfitta sarebbe veleno puro.

Perdendo a Bologna (ineccepibile il rigore fischiato da Gervasoni e trasformato da Christodoulopoulos) il Cagliari si è cacciato nei guai da solo. Inevitabile pagare dazio ai terremoti societari, con Cellino sull’uscio del Leeds e il Cagliari abbandonato al proprio destino. I 29 punti in classifica non equivalgono alla salvezza acquisitaa, anche i sardi dovranno sbattersi nella tonnara nella quale sguazzano, dal basso, il Catania (20 punti), il Sassuolo a 21 (sconfitto a Udine dalla zampata del solito Di Natale, ala presenza 3245 in bianconero, prinatista asoluto), il Livorno e il Chievo a 24 e il Bologna a 26. Impossible pronosticare con certezza le dannate, ma è chiaro che il Catania sta peggio di tutte e il Sassuolo che di riffa o di raffa perde quasi sempre, sono le maggiori indiziate. La terza condannata uscirà dalla terna Livorno, Chievo e Bologna, con lieve preferenza per le prime due. I giochi però sono utt’altro che fatti e dunque animo!

Postillina sugli arbitri. Giornata con qualche asperità (a Catania, dove giravano botte in quantità e a Milano dove c’era un probabile rigore per l’Inter cui non se ne assegnano dalla notte dei tempi. E francamente la circostanza appare strana. Come si fa a decretare un rigore come quello che ha concesso Peruzzo all’Udinese? Tocco di Farias forse, dicesi forse, col braccio, sebbene il giocatore in barriera voltasse le spalle al pallone? Cristianamente Di Natale, ingannato da una zolla, lo ha ffallito ma lo strafalcione arbitrale rimane. Il regolamento, si dirà. Beh se tutti gli arbitri assegnassero calci di rigore ogni volta che il pallone tocca un braccio a una mano (ma non è necessaria la volontarietà? Mettiamoci d’accordo, per favore), beh allora si dovrebbero fischiare almeno una dozzina di calci di rigore ogni giornata. Che ne dicono i sommi Nicchi e Braschi?

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Alberto Francavilla