La piaga blucerchiata si fa ancor più dolorosa in virtù dello sprint del Genoa che in sole sei gare soto la guida di Gian Piero Gasperini è schizzato al settimo posto (17 punti) infilando tre vittorie consecutive (non accadeva dall’era Gasperini uno) e riproponendosi gagliardamente per traguardi superiori alla semplice salvezza. Che è successo? E’ successo che Enrico Preziosi, un presidente vittima della bulimia da mercato (mai meno di una trentina di movimenti in entrata ed in uscita ad ogni sessione di mercato) si sia leggermente placato e dopo aver proclamato urbi et orbi di non voler sentire discussioni sul nome di Liverani “che sarà il mio allenatore per i prossimi quattro anni” (ipse dixit) ha recisamente tagliato il nodo gordiano che stava strangolando il Genoa, subito risucchiato nel fondo classifica, ed ha richiamato in servizio Gasperini, con Bagnoli il miglior tecnico del Genoa nel secondo dopoguerra. Nessun miracolo, ma un tecnico che ha un’idea precisa di calcio, sa imporla, anzi proporla ai suoi calciatori. Fortuna ha voluto che nell’organico pensato per Liverani, il Gasp trovasse giocatori adatti al suo 3-4-3 offensivo (peraltro coniugato con maggiore elasticità rispetto al passato), e che la squadra lo abbia seguito anema e core, puntando sulle innegabili qualità tecniche di alcuni dei suoi. Reggendosi, oltre che su una chiara impostazione di gioco, anche sulle parate di Perin (un ventenne destinato a raccogliere un giorno l’eredità di Buffon) e sui gol di Gilardino, che a giugno dopo l’agognato Mondiale probabilmente saluterà il Genoa per rincorrere i dollari canadesi del Toronto. Ma intanto il Gila fa il suo dovere di boimber, rafforzando la massima che in anni lontani udii formulare da Fulvio Bernardini, uno santone del calcio che ogni giorno ringrazio Iddio di aver conosciuto e frequentato perché da lui ho imparato molte cose e non soltanto ramo calcio. “Datemi un portiere che para e un centravanti che la butta dentro e con gli altri nove mi arrangio io” : Massima più che mai vera anche oggi, nel cosiddetto calcio moderno che alla fine si sostanzia nelle medesime eventualità di ogni tempo: se la butto dentro la porta avversaria sono salvo. Ser la buttano dentro la mia porta, sono nei guai. La sconfitta dei Marassi ridimensiona un po’ il Verona, bene ha fatto Mandorltini a riportare i suoi sulla terra ricordando che l’obiettivo stagionale è la salvezza. Per una matricola, basta e avanza.
La Lazio prosegue nel suo limbo di mezzi risultati. Il pari di Parma non dissipa le nuvole sulla testa di Petkovic, un tecnico che Lotito non ama più, chissà perché. La Lazio può correre per un psoto nell’Europa minore, la Champion sarà un affare a cinque tra Juve, Roma, Napoli, Inter e Fiorentina. Perché allora tenere il bravo Petko sulla graticola di un minacciato esonero? Mah… Il Parma di Cassano traccheggia a metà classifica. La sua forza le consentirà di non trovarsi invischiato nella lotta per sopravvivere. Si accocntenti, il presidente Ghirardi, che gode delle giocate di Cassano.
Il fondo della c lassifica ribolle nella lotta. Importanti i successi del Catania (il primo dell’era De Canio) sull’Udinese che, perso Di Natale per infortunio, dovrà guardarsi le spalle; di Atalanta e Cagliari, in limine, su Bologna e Torino. Del Sassuolo non si può che cantare le lodi. La squadra gioca un buon calcio, ha un bomber emerito (il diciannovenne Berardi, già prenotato dalla Juve) e un vice bomber, Zaza, pure lui già bianconero. Di Francesco non ha paura di misurarsi a viso aperto con le grandi e se dovessi fare un pronostico direi che il Sassuolo (anche grazie ai “danè” del patron Squinzi) alla fine si tirerà fuori dalla mischia. Resta il Livorno, battuto a Milano dall’Inter, ma mai messo in gonocchio. Nicola sta lavorando bene con materiale non di primissima qualità. Il Chievo ha fermato il Milan eppure Sannino resta in bilico. Vale il discorso fatto per la Sampdoria. Se la società ha perso fiducia nel suo tecnico, lo licenzi in tronco e corra ai ripari. Altrimenti lo sostenga con tutte le forze. La squadra, mi pare evidente, sta con Sannino. Campedelli tiri le conclusioni.
