ROMA – Evidentemente non tutte le colpe erano di Zeman. A Genova la Roma edizione Andreazzoli inciampa nella migliore Sampdoria della stagione (quella della ripresa) e cade rovinosamente rimediando tre scoppole.
Partita che ruota attorno a due episodi, il gol annullato a Lamela (in posizione regolare) per un fuorigioco che in realtà chiama in causa Marquinhos, il compagno che gli aveva servito il pallone. Decisione difficile da prendere (difatti l’assistente Barbirati ha esitato a segnalare l’irregolarità all’arbitro) ma non ingiusta, a termini di regolamento. La partita era ancora sullo 0-0.
Il secondo episodio riguarda il rigore fallito da Osvaldo che aveva strappato a Totti il diritto di calciare dal dischetto. Un segnale del marasma che percorre lo spogliatoio romanista. Totti è da 15 anni il rigorista principe della Roma e non c’era ragione per impedirgli di tentare la trasformazione. Osvaldo si è giustificato spiegando di aver voluto dare una mano alla squadra, ma il risultato è stato di affossarla.
Scampato il pericolo la Sampdoria (che conduceva già per 1-0) si è librata in volo e ha trafitto due volte la difesa romanista: Prima con una punizione chirurgica di Sansone, che ha festeggiato alla grande l,’esordio in blucerchiato, e infine (dopo il gol del 2-1 di Lamela) con la prodezza di Icardi (ottavo centro stagionale) che il ctr argentino Sabella si è gustato dalla tribuna. Sabella era venuto a Genova per convincere Icardi a non accettare la corte di Prandelli e scegliere la nazionale argentina. Facile che riesca nella missione, Icardi si sente argentino e lo ha detto e ripetuto più volte. Col 3-1 di Genova la Roma ha incassato la bellezza di 45 gol, soltanto il Pescara (49) ha fatto peggio. Se si vuole cominciare la ricostruzione sarà bene mettere mano anzitutto alla difesa. Magari passando allo schieramento a quattro.
Il carneade Andreazzoli ha corretto sensibilmente la Roma di Zeman, forgiando una squadra certamente meno squilibrata in avanti, ma anche meno penetrante. Stekelenburg tra i pali, difesa a tre (Marquinhos, Burdisso, Castan) con la linea difensiva molto più arretrata rispetto al passato. Centrocampo a cinque con Lamela e Marquinho sugli esterni, due mediani (Bradley e De Rossi) a presidiare la propria trequarti e Pjanic centrale alle spalle delle due punte, quasi un doppio centravanti (Osvaldo e Totti) schierati non fianco a fianco ma in verticale, l’argentino più avanti il capitano qualche metro alle sue spalle.
Mezz’ora di totale possesso del gioco e del campo, eppure la Roma non è riuscita a tirare in porta più di due volte, con Pjanic e Totti. Poco per una corazzata accreditata di un potenziale di fuoco immenso. Delio Rossi aveva disposto saggiamente la Sampdoria con la difesa a 3 che passava istantaneamente a 5 non appena la Roma entrava in possesso di palla.
Mancava la fase di risposta, in attacco la squadra blucerchiata per 45′ non ha combinato assolutamente nulla. Troppo bassa e remissiva la Sampdoria del primo tempo, ammucchiata negli ultimi 30 metri di campo, per rendersi pericolosa. La situazione si è ribaltata nella ripresa con l’ingresso di Sansone (all’esordio) per l’inconsistente Soriano.
E’ stata allora la Roma a raggrinzirsi cedendo campo e iniziativa all’avversaria. E ha pagato. Mancano ancora gli equilibri in casa giallorossa, certamente non la qualità tecnica. Lamela, Pjanic, Totti, Osvaldo, Marquinho, De Rossi hanno piedi finissimi, ma non sono sorretti tuttavia da un adeguato impianto di gioco. Si recita a soggetto, insomma e non si può pretendere che i solisti risolvano sempre problemi. Andreazzoli dovrà lavorare duro per trovare la quadra.
Finale tumultuoso, Delio Rossi espulso per aver mostrato il dito medio agli avversari. L’allenatore si è difeso sostenendo di essere stato provocato da Burdisso. Ma francamente la scusa, se anche fosse vera, non regge. Un uomo esperto non deve cadere nella trappola della provocazione. Oltretutto ci rimetterà lui, in termini di disdoro e per via della inevitabile squalifica. Nel frattempo la Roma è scivolata al nono posto in classifica, fuori persino dalla zona che vale l’Europa League. L’ha scavalcata l’ Udinese vittoriosa sul Torino, con un gol di Pereyra. Almeno un calcio di rigore negato ai granata dall’arbitro Banti che si è pure accanito su Ventura, espellendolo.
MILAN IN RECUPERO – Il Milan ha fallito l’operazione di avvicinamento alla Lazio. Deve anzi ringraziare la sua buona stella per essere riuscito ad agguantare il pareggio nel finale, grazie ad un calcio di rigore procurato e trasformato da Balotelli. Il talentuoso bomber non si è privato del piacere di zittire la folla dell’Is Arenas e anche di questi comportamenti fuori dalle righe si farebbe volentieri a meno.
Allegri ha signorilmente glissato quando gli hanno chiesto spiegazioni sull’ultima esternazione del suo presidente Berlusconi che sabato durante un comizio in pubblico gli aveva dato dell’incompetente. Berlusconi, noto allenatore di calcio, aveva eccepito che per impastoiare il Barcellona occorrerà che il Milan schieri il tridente. Forse non gli sovveniva che in Champion Balotelli non potrà giocare. “Giocherà Pazzini”, ha celiato Allegri.
La via crucis dell’allenatore livornese prosegue, ad onta dei risultati, eccellenti del Milan. Il terzo posto, occupato dalla Lazio, è lontano appena tre punti e i giochi sono aperti. Ma è evidnete che Berlsuconi vorrebbe cambiare “manico”. Guardiola si è accasato a Monaco di Baviera, Mourihno andrà al Chelsea, Ancelotti non si muoverà da Parigi.
Le alternative non sono molte e nessuna entusiasma. Il Manchester City in caduta libera potrebbe liberare Mancini, che ha il contratto fino al 2017 ma Roberto si porta addosso una tabe, ha allenato l’Inter. Mancini era in tribuna a Genova e si è gustato la sua Sampdoria (il suo cuore è rimasto blucerchiato) che strapazzava la Roma.
GIU’ IN BASSO – A Parma un giusto pareggio per 0-0 tra due squadre in discreta salute. Più vicino al successo il Genoa (due legni colpiti da Bertolacci), che Ballardini ha schierato con equilibrio, rinunciando a Immobile. La squadra ha raccolto cinque punti in tre partite (contro Juventus, Lazio e Parma), eppure la classifica piange, il Genoa è quart’ultimo a quota 22, a un solo punto dal baratro, occupato dal Pescara (21). Chiudono Siena e Palermo a 18.
Gli scontri diretti hanno lasciato tutto com’era, due pareggi a Bologna (1-1 col Siena) e a Palermo (1-1 col Pescara). Più ombre che luci nell’esordio siciliano di Alberto Malesani, il suo Palermo ha riagguantato il risultato nel finale (gol di Fabbrini dopo il vantaggio pescarese segnato da Bjarnson). 0-0 a Bergamo fra Atalanta e Catania, la squadra di Maran che si consolida al settimo posto assieme all’Udinese.
Nel prossimo turno sfide da brividi per le squadre che annaspano nei bassifondi: Chievo-Palermo, Catania-Bologna, Genoa-Udinese, Napoli-Sampdoria, Pescara-Cagliari, Torino-Atalanta, Siena-Lazio.
In settimana impegni di coppa per Juventus e Milan in Champions, Inter, Napoli e Lazio in Europa League.