Ha spiegato Luca Montebugnoli, l’ad di Best Union, società specializzata nella gestione di grandi eventi, comprese le dinamiche di accesso del pubblico e la vendita dei biglietti: “Vogliamo fare del Ferraris la spina dorsale della valorizzazione della città . Molte strade sono ancora parzialmente inesplorate. Pensiamo al milione di crocieristi che ogni anno fanno tappa a Genova ma raramente scendono dalle navi. Quello che vogliamo creare al Ferraris è un percorso di intrattenimento completo”.
Beppe Costa, presidente di Costa Edutainment, aggiunge un tassello al progetto. “Contiamo di portare le aziende all’interno dello stadio e farne un centro convegni, come a Bologna”.
A giugno scatteranno i lavori di adeguamento delle strutture, in parallelo con altri interventi innovativi. Il primo, l’installazione di un impianto fotovoltaico che renderà il Ferraris indipendente dal punto di vista dell’approvvigionamento di energia elettrica. “Saranno sostituiti i fari laterali con altri a Led, a minor consumo, mentre sulle torri resteranno i fari attuali”, ha spiegato Adriano Anselmi, liquidatore di Sportingenova, la società che ha gestito fino a ieri l’impianto.
Altro capitolo dolente, il terreno di gioco, rifatto innumerevoli volte – con spese che assommano a milioni di euro – e tuttavia, nonostante l’impegno dei giardinieri, perennemente ridotto ad un tratturo, tutte gobbe e buche, con le zolle che inseguono i tacchetti dei calciatori. I vecchi suiveurs del calcio genovese rimpiangono la pelouse perfetta dell’antico Ferraris, un prato a schiena d’asino (ora eliminato, perché intralcia le riprese delle televisioni), dotato di un drenaggio perfetto (sotto il terreno di gioco era stato steso uno stato di torba, ricoperto da fascine) capace di assorbire le piogge più violente. Un gioiello sacrificato alle esigenze del calcio moderno.
Interventi di urgenza saranno realizzati (al costo di mezzo milione di euro) in corso di campionato pere migliorare l’afflusso e il deflusso del pubblico che assiste alle partite casalinghe del Genoa e della Sampdoria. Per un paio di decenni il Ferraris ha avuto l’agibilità in deroga, ogni settimana il sindaco firmava sotto la propria responsabilità . Una situazione che andava sanata e gli interventi effettuati non sono risultati completamente risolutivi. Al punto che nei mesi scorsi la Commissione di vigilanza, presieduta dal vice prefetto vicario, Paolo D’Attilio.
Aveva lanciato l’ultimatum al Comune di Genova: “O vi adeguate o si gioca altrove”. Lo studio di ingegneria Orvieto ha curato il progetto di adeguamento che prevede nuovi pannelli di filtraggio ai cancelli, azionabili a distanza dalla Polizia. Gli interventi dovrebbero essere completati a fine gennaio e allora la parola ripasserà alla Commissione di Vigilanza. Ma il rischio di chiudere il Ferraris sembra scongiurato.
La nuova avventura dello storico stadio del calcio interseca il progetto dell’U.c. Sampdoria che ha individuato nell’area della Fiera del Mare, allo sbocco della Sopraelevata, alla Foce del Bisagno, la location per costruire lo stadio di proprietà , snodo cruciale secondo la famiglia Garrone, proprietaria del club blucerchiato, per affrontare il calcio del Terzio Millennio.
Da una decina d’anni Riccardo Duccio Garrone si è prodigato per individuare un’area adeguata e le sue proposte – l’area di Trasta, in Valpocevera, un’area accanto all’aeroporto di Sestri Ponente, l’area della Colisa, tra Cornigliano e Sestri Ponente – sono stati affondati dai veti incrociati e dalle opposizioni, più o meno interessate, di chi voleva a tutti i costi impedire la nascita di un secondo impianto calcistico a Genova. Ma l’ostinazione sembra aver pagato.
