VICENZA – La fortuna, si dice, è cieca. Ma qualche volta sembra invece ci veda benissimo. E’ il sospetto che viene leggendo le carte delle storia dell’evaporazione della Banca Popolare di Vicenza, una storia dove alcuni fortunati (500) sono riusciti, un attimo prima della svalutazione delle azioni della banca, a liberarsene, rivendendole, ma guarda che fortuna, proprio alla banca e al massimo del loro valore nominale. E di altri, ignorati dalla dea nel loro caso più che bendata, che quelle azioni hanno comprato senza poterle mai rivendere fino al momento in cui diventavano carta straccia. I primi hanno evitato sul filo di lana quel che si definisce un bagno di sangue finanziario mentre gli altri, il bagno di sangue, lo hanno innaffiato con i loro risparmi.
“E’ la storia dei ‘salvati’ – raccontano Gianluca Paolucci e Raphael Zanotti su La Stampa, di tutti quegli azionisti che, fortuna o altro lo stabiliranno le inchieste giudiziarie, riuscirono a rivendere le proprie azioni alla banca che già navigava in pessime acque un attimo prima della catastrofe. (…) Sono i soci ‘amici’ che i vertici della banca aiutano prima del disastro? È il sospetto di avvocati come Roberto Cianci, legale di Udine che, difendendo clienti che si sono visti rifiutare l’ordine di vendita dalla banca, ora chiedono di vederci chiaro: ci sono state vendite preferenziali prima dello stop imposto dalla Bce?”.
Ma chi sono i “fortunati”, gli “amici” che riescono a chiamarsi fuori un attimo prima del crollo, un attimo prima che il valore delle azioni passi, in poche settimane, da oltre 60 euro l’una a pochi centesimi ciascuna? Sono, in molti casi, nomi che con una singolare casualità risultano legati alla dirigenza dell’Istituto o industriali noti almeno a livello locale. C’è chi, come la Lumar di Luca Marzotto, socio di Hugo Boss e controllante, con i fratelli, della Zignago Holding, il 13 gennaio del 2015 incassa oltre 300mila euro vendendo 5mila azioni, ma non può forse dirsi del tutto ‘fortunato’ perché di azioni ne aveva in portafoglio più di 3milioni.
Ma c’è chi di fortuna ne ha ben di più. E’ il caso di Giuseppe Zigliotto, allora vicepresidente della banca, che il 10 febbraio del 2015 si libera di 88 mila azioni in pancia alla sua Zeta srl per circa 5milioni di euro. Zigliotto, attualmente indagato nell’inchiesta sul crollo di Bpvi, non è l’unico. Come lui e nello stesso giorno anche Roberto Pavan, cognato di Gianni Zonin, ex consigliere della banca e allora ancora al vertice della Immobiliare Stampa, una controllata dell’istituto, in due distinte operazioni vende 28 mila azioni e incassa 1,750 milioni.
“Avevo chiesto di vendere fin dal 2012”, si giustificherà al Sole 24 Ore. E passando al fronte industriali tra i fortunati c’è anche Giovanni Roncato, quello delle valige, che a dicembre vende ben 32 mila azioni (valore 2 milioni di euro) detenute dalla sua Zappa sas. E c’è la Finpiave degli Stefanel che ne vende invece oltre 18 mila mentre, il 13 gennaio, sarà la Rifle Holding della famiglia Fratini ad incassare 322 mila euro vendendo oltre 5000 azioni. Ma i più fortunati di tutti sono certamente gli amici delle Autostrade del Brennero che il 19 dicembre del 2014 si liberano di niente poco di meno che 120mila azioni, valore 7,5milioni di euro.
Ci sono poi, nella lista dei fortunati, una serie di nomi noti a livello locale che poco direbbero alle cronache nazionali ma molto di più dicono ai vicentini e, soprattutto, agli sfortunati azionisti della banca. Fatto sta che tra gennaio e febbraio del 2015 la Popolare di Vicenza si ricompra le sue azioni da circa 500 soci, i fortunati, e ne compra in totale oltre 495 mila, pari a poco meno di 31 milioni di euro. Azioni di cui si deve anche lei però liberare perché le azioni in possesso della banca non possono essere computate nel patrimonio. E nonostante la crisi sia già aperta e tutti vogliano vendere, la Banca riesce nel suo intento e trova dei compratori. Compratori che praticamente prima di aver il tempo di capire qualcosa vedranno andare in fumo il loro investimento. E in qualche caso i loro risparmi. Ma questa è una storia di sfortuna, che ci vede benissimo, ed è un altra storia.