Acqua a tariffa bassa e politica fino tot consumi. Poi a prezzo alto di mercato

LOS ANGELES – L’Europa ha appena promesso che dimezzerà le emissioni di gas serra entro il 2030. Intanto, per colpa del meteo fenomeno Nino, o della imperscrutabile sfortuna, o dei misurati e smisurati cambiamenti climatici o del semplice caso, la California, come buona parte della costa occidentale degli Stati Uniti, ha sete. La siccità da quelle parti è arrivata al quarto anno consecutivo. Di conseguenza l’acqua comincia a scarseggiare. E il problema è: come spiegarlo ai cittadini abituati a considerare l’acqua come un diritto illimitato e gratuito e non certo noti per la loro parsimonia? Magari facendogli pagare, salato, l’eccesso di consumo…

Siamo abituati a pensare l’acqua come gratuita e illimitata ma…

Al di là dell’oceano, oltre a porsi l’interrogativo da un punto di vista teorico, hanno a questo dovuto inventare una risposta. L’acqua non è ormai più disponibile nelle quantità a cui gli americani che abitano quegli Stati erano abituati. Ragion per cui un intervento sulle abitudini dei consumatori a stelle e strisce andava ed è stato fatto.

Come racconta Massimo Gaggi sul Corriere della Sera,

“alcuni hanno usato la carota, come la città di Long Beach che versa ai suoi residenti un incentivo di 35 dollari per ogni metro quadrato di giardino eliminato o sostituito con piante desertiche. Ma i più hanno fatto ricorso al bastone: come la città di Irvine che ha assegnato ad ogni famiglia un certo quantitativo d’acqua al prezzo di 1.34 dollari per cento piedi cubi, facendo pagare i consumi in eccesso una cifra quasi dieci volte superiore (12.6 dollari)”.

Una soluzione che anche negli Stati Uniti, nazione dove si può dire che il concetto di bene pubblico inalienabile è meno radicato che nella vecchia Europa, è stata vissuta come vessatoria e, prima di essere digerita, ha dato il là a proteste varie.

Una soluzione che però ha i suoi indubbi punti di forza.

Siamo abituati, specie noi italiani, a considerare l’acqua un bene illimitato e sostanzialmente gratuito, come l’aria. Al massimo un po’ inquinata, come sottolinea Gaggi. Ma anche volendo sottoscrivere che l’accesso all’acqua è un diritto universale, dobbiamo però riconoscere che l’acqua stessa non è infinita.

In primis il cambiamento climatico che, secondo quanto spiegano gli esperti, comporterà e già comporta l’ampliamento delle zone desertiche, e quindi aride, del nostro pianeta. E poi il non irrilevante fatto che noi umani siamo sempre di più, a spanne ormai circa sette miliardi di individui. Individui che hanno tutti giustamente sete, hanno tutti sanamente voglia di lavarsi e hanno tutti il loro orto da innaffiare, direttamente o acquistando frutta e quant’altro nei negozi. E poi i consumi d’acqua delle industrie e dell’agricoltura. No, in prospettiva e già nel presente dell’umanità l’acqua non sarà e già non è una risorsa illimitata alla base di un diritto cui è dovuto illimitato riconoscimento.

Quindi il problema e il futuro plausibile sono nella definizione di quel limite. Ciò che accade oggi in Usa promette/minaccia di riproporsi prima o poi, più prima che poi, ovunque. E cioè acqua a “tariffa politica” fino a un certo limite di consumi pro capite e poi, passato quel limite, acqua a prezzi di mercato. Fino a un certo limite prezzi bassi e accessibili a tutta la comunità, oltre un certo limite prezzo alto che scoraggia e contiene i consumi.

Per cui, anche per non arrivare ad esaurire l’acqua o a lottare per questa o ancora per sottrarla ad altri, dovremo se non già dovremmo modificare le nostre abitudini. Ridurre cioè gli sprechi.

Non siamo ancora nella condizione di non poterci permetterci una doccia in più, e non è questo lo scenario prossimo né qui né in California. Questo non esclude però il fatto che un uso più accorto dell’acqua sia e sarebbe assolutamente una buona cosa.

Ed ecco perché, l’idea dell’acqua a ‘prezzo politico’ sì, ma sino ad una certa quota e poi a prezzi di mercato non è poi un’idea così folle. Con un però grosso come una casa e antico come il mondo: il prezzo alto di mercato che scoraggia i consumi sarà utile per non esaurire le scorte di acqua del pianeta ma sarà anche e sempre alla portata della minoranza dei ricchi sullo stesso pianeta. Insomma ci sarà chi potrà pagarsi il lusso anche dovesse diventare di centinaia e migliaia di dollari/euro, non di una doccia che resterà alla portata di tutti, ma di una piscina o di innaffiare quanto gli pare. Eppur fermare i consumi si deve come si deve togliere dalla testa della gente che l’acqua sia inesauribile e sostanzialmente gratis.

Chi glielo spiega all’Italia che ha sentenziato per via di popolarissimi referendum che guadagnare sulla fornitura d’acqua è sostanzialmente illegale e che l’acqua deve essere per volontà di popolo tutta quella che il popolo vuole e anche gratis o quasi? Quando gli italiani si sveglieranno dal sogno di vivere in un pianeta a parte sarà un risveglio brusco, molto brusco.

Published by
Emiliano Condò