ROMA – Per l’Apocalisse? Avanti c’è posto, anche in calendario. Non c’è da disperare per gli “apocalittici” nostrani di tutto il mondo, anche se il 22 dicembre prossimo il mondo sarà ancora al suo posto è già pronto e confezionato il prossimo appuntamento con l’Apocalisse. E non fra mille anni, lasso di tempo capace comprensibilmente di lasciar delusi in molti che un simile traguardo vedrebbero irraggiungibile, ma tra appena un paio di mesi. Per i fan della fine del mondo, per i viaggiatori pronti a raggiungere l’ultimo rifugio e per tutti quelli che si sono attrezzati con un bel bunker a casa, con scorte di medicinali e cibi liofilizzati l’attesa sarà breve e i loro acquisti torneranno presto utili.
Come sempre accade per le profezie, all’avvicinarsi della scadenza, la certezza assoluta diventa meno certa. Un dato di fatto che esiste da quando mondo è mondo, anzi da quando profeti e profezie hanno cominciato a far parte del nostro mondo. E così sembra essere anche per la profezia dei Maya. Quella che era sicura, quella che da un migliaio di anni almeno aveva fissato l’appuntamento con la fine del mondo, quella che era il prodotto di una delle società più complesse e enigmatiche che hanno abitato il nostro pianeta. Anche quella profezia nascosta nel calendario della civiltà che così bene conosceva le stelle, alla prova dei fatti, non rispetterà i tempi e il 21 dicembre 2012 mancherà l’appuntamento.
Non può però cavarsela così facilmente. È almeno un anno che ogni conversazione che si rispetti deve un accenno obbligatorio al fatidico giorno. Migliaia di persone in tutto il mondo si sono preparate al peggio. Hanno raggiunto o stanno raggiungendo i luoghi “sacri” che alla fine del mondo scamperanno, come Bugarach in Francia o Cisternino, fra i trulli pugliesi, hanno costruito rifugi e fatto incetta di acqua e tute anticontaminazione, di cibo in scatola e kit di sopravvivenza. Superfluo sottolineare come tutte queste si rivelerebbero precauzioni inutili se davvero l’Apocalisse arrivasse ma precauzioni che, se il 21 passerà indenne, potranno essere velocemente indirizzate verso nuovi e prossimi appuntamenti con la fine.
Già il 21 febbraio prossimo è fissato il nuovo incontro con la fine del mondo e dell’umanità. Non un errore dei Maya in questo caso ma di noi “uomini moderni” che abbiamo sbagliato a calcolare ed interpretare il calendario del popolo precolombiano. Effettivamente nel calendario del popolo che costruì Chichen Itza il dodicesimo mese corrisponde al nostro febbraio. Anche se secondo alcuni il calcolo esatto avrebbe in realtà anteposto e non posticipato la data della fine di tutti noi: 21 febbraio 2012, non 2013. Ma sulla profezia dei Maya troppo si è detto perché possano essere archiviati con un “vabbe’ si erano sbagliati”, meritano almeno una seconda chance.
Se però davvero avessero preso un granchio ecco pronti almeno altri due appuntamenti cui molti possono aspirare di presentarsi. Per i catastrofisti di tutto il mondo se il 21 andasse buca e a febbraio non succedesse nulla, la data da segnare è quella del 2018, o del 2037, sul punto ci sono ancora dei dubbi. Niente più Maya in questo caso, ormai poco affidabili, ma un più concreto predicatore a stelle e strisce, Hal Lindsey, secondo cui l’Armageddon sarebbe rimandato solo di qualche anno.
Occorrerà maggior pazienza invece a chi è più affascinato all’idea di leggere il futuro nelle cose passate. A predire la fine del mondo sarebbe stato in questo caso niente poco di meno che Isaac Newton che, in un manoscritto segreto ritrovato a Gerusalemme, rivelerebbe come la nostra fine sarebbe prevista per il giorno di Natale. Tranquilli non si tratta di quello 2012 ma di quello del 2060. Un lasso di tempo molto “democratico”. Abbastanza vicino per tenere sul chi vive tutti quelli che la fine aspettano con ansia ma sufficientemente lontano da non far preoccupare gli altri. Per le repliche successive basterà aspettare che qualche altra data venga bruciata.