ROMA – Ricordate il Consiglio regionale del Lazio? Quello der Batman Fiorito, dei soldi pubblici usati per suv e case al mare, quello sciolto non per qualche scandalo finanziario e politico legato all’uso e all’abuso dei soldi pubblici, uno scandalo non si nega a nessuno in questo Paese, ma per un surplus di scandali che persino all’ormai assuefatta platea elettorale italiana appariva ingiustificabile? Quello della governatrice Renata Polverini che tuonava (e stampava sui manifesti) “questi li mando a casa io”? Ecco, quel consiglio regionale, il ‘consiglio dei Batman’, a casa non c’è andato affatto e non ci vuole andare. Tutt’altro, è sul trampolino, sul trampolino del trasloco, di lusso, al Parlamento. Di quel consiglio regionale sono una trentina tra candidati a Camera e Senato e ricandidati al governo della Regione, Polverini in testa, candidata numero 3 del Pdl alla Camera proprio nel Lazio alle spalle di Angelino Alfano e Fabrizio Cicchitto.
L’elenco dei candidati che, anche solo per opportunità e delicatezza politica non sarebbero stati mai più candidabili in nessun paese democratico nemmeno alla carica di amministratore di condomino, lo fa Sergio Rizzo sul Corriere della Sera:
“Nel film dell’orrore che si sta proiettando ha un ruolo da protagonista Renata Polverini. La quale, dopo la performance che ha portato alla dissoluzione del suo governo regionale, è stata addirittura promossa: andrà in Parlamento con il Pdl. Ma non da sola. (…) Sarà ricandidato per l’ennesima volta Teodoro er pecora Buontempo. E poi il vicepresidente della giunta Luciano Ciocchetti, Francesco Lollobrigida, Aldo Forte, Luca Malcotti, Pietro Di Paolantonio, Giuseppe Cangemi, Marco Mattei. Nelle liste berlusconiane non poteva mancare Francesco Battistoni, che soffiò a Franco “Er Batman” Fiorito il posto da capogruppo del partito per poi essere costretto a cederlo, a scandalo scoppiato, a Chiara Colosimo: ora anche lei ricandidata alla Regione. Ma con Fratelli d’Italia e magari insieme agli altri due transfughi ex pdl Gina Cetrone e Giuseppe Melpignano. Poteva poi restare a spasso Gianfranco Gatti, il rappresentante della Lista Polverini nell’ufficio di presidenza dove si decideva la moltiplicazione e la spartizione dei fondi incriminati? Giammai: lo ripropongono alla Regione…”.
“E ripropongono pure, ha raccontato Ernesto Menicucci ieri su questo giornale, Olimpia Tarsia, Andrea Bernaudo, Luigi Abate e Francesco Carducci, capogruppo dell’Udc. Per non parlare di Pietro Sbardella, figlio di Vittorio Sbardella, l’indimenticabile ‘Squalo’ delle truppe andreottiane nella Prima repubblica. Il capo della Destra Francesco Storace, uno dei più fedeli alleati di Renata Polverini, si appresta invece a tornare sul luogo del delitto. Contenderà addirittura la poltrona di governatore, lui che l’ha già occupata, a Nicola Zingaretti. Riproponendo il fido Roberto Buonasorte: per inciso, pure componente di quel comitato regionale di controllo contabile che, ha stigmatizzato recentemente la Corte dei conti, ha dato via libera all’accorpamento di 14 voci di bilancio fatto in modo che nei conti del consiglio non ci si capisse un fico secco. Comitato del quale faceva anche parte Francesco Pasquali, ex Pdl, ex Fli, ora candidato presidente della Regione per la lista di Tremonti, nientemeno”.
Manca “er Batman” è vero, come è altrettanto vero è che speriamo tutti gli ex consiglieri e futuri parlamentari dimostreranno la loro estraneità penale rispetto agli scandali che hanno travolto e affondato il governo laziale solo pochi mesi fa. Ma è vero anche, e innegabile, che difficilmente potranno questi signori dimostrare la loro estraneità morale ai fatti. Facevano parte anche loro di quel sistema, di quegli uffici che hanno se non avallato quanto meno reso possibile l’uso spregiudicato dei fondi pubblici, dei soldi dei contribuenti. C’era una cosa che in quel consiglio condividevano tutti o quasi i settanta che ci sedevano: l’idea che i soldi pubblici ai partiti e ai “gruppi consiliari” diventassero una volta incassati soldi “privati” con cui i consiglieri potevano farci quello che loro pareva: una cena politica, una cena tra amici, una vacanza, una enoteca…
Come poteva ad esempio la governatrice Polverini non sapere nulla? E anche qualora fosse stata davvero, colpevolmente, all’oscuro di quello che accadeva all’interno della sua giunta e del suo partito, era comunque in quanto capo del governo regionale politicamente responsabile delle azioni degli uomini che del suo governo e della sua maggioranza erano parte. Una responsabilità che non sulla Luna, ma negli Stati Uniti, in Francia, in Gran Bretagna sarebbe stata pagata con un’espulsione più o meno brutale dalla vita politica, o almeno dai riflettori delle candidature più appetibili. Ma noi viviamo in Italia, dove evidentemente la sensibilità politica ha contorni assai differenti e dove la responsabile di un governo locale a dir poco disastroso, e non disastroso dal punto di vista politico ma etico, cosa persino peggiore, viene addirittura promossa. Ma promossa perché? Perché il suo operato viene giudicato positivo? Singolare…
Promossa perché forse agli scandali siamo ormai cosi tristemente assuefatti che abbiamo perso la capacità di indignarci e ribellarci. Così assuefatti anche perché in questi “film degli orrori”, come li definisce Rizzo, il protagonista è quasi sempre il Pdl, che anche in questo capitolo si aggiudica la fetta più sostanziosa di “Batman” ripresentati, ma mai lasciato del tutto solo dalla controparte Pd. Anche la sinistra infatti a casa ne ha mandati pochi e anzi ripresenterà, anche lei con promozione al Parlamento, alcuni di quei nomi alla Pisana hanno dato dimostrazione del loro valore, sedendo ad esempio in posti che avrebbero dovuto controllare e vigilare su quello che accadeva, con i risultati che tutti conosciamo.
“Ritorneranno per la sinistra Ivano Peduzzi e Fabio Nobile. Mentre addirittura in sei su quattordici del Partito democratico sono stati già dirottati in Parlamento: Marco Di Stefano, Carlo Lucherini, Claudio Moscardelli, Daniela Valentini, Francesco Scalia e Bruno Astorre. Quest’ultimo, vicepresidente del consiglio regionale e componente del famoso ufficio di presidenza. Del quale, per inciso, fa parte per i dipietristi anche Carlo Bucci, verso la Camera, però con i socialisti”.
Una trentina in tutto, tra centro destra e centro sinistra, i protagonisti della giunta “der Batman” ora in corsa per rappresentare gli italiani in Parlamento e nella nuova assemblea regionale. Per essere considerati incandidabili nel Pdl bisogna, come minimo, essere accusati rapporti con la malavita organizzata, mentre nel Pd basta avere qualche guaio con la magistratura. Ma in nessun partito però si viene esclusi e mandati a casa per aver “portato a casa” i soldi pubblici, troppi, destinati alla politica.