ROMA – Il congiuntivo, questo sconosciuto, e si sapeva. Quel che meno si sa è che senza congiuntivo si è di fatto semi analfabeti non della grammatica ma delle emozioni e delle idee. Il congiuntivo sta lì o non sta ad esprimere appunto idee e emozioni che altrimenti restano mute. No congiuntivo? No cervello!
Ma il più bistrattato dei modi verbali, il quasi mai digerito congiuntivo ha da oggi un’associazione per la sua difesa. Pochi lo coniugano correttamente, molti ci scivolano e nell’italiano parlato è quasi un ricordo. Nonostante o forse proprio per questo 28 alunni di una quinta elementare siciliana, e la loro maestra, hanno deciso di difendere e diffondere il congiuntivo. Una lotta forse impari di fronte a nemici quali la tv e il facile indicativo. Ma come spiega Gian Luigi Beccaria su La Stampa, il congiuntivo è una ricchezza, “non usarlo è come dire di meno”.
“Il congiuntivo è un modo di diverse lingue, – recita Wikipedia – comprese l’italiano e le altre lingue romanze, la cui funzione basilare è quella di indicare un evento soggettivo, irreale, non sicuro o non rilevante. Rispetto all’indicativo che esprime il piano oggettivo della realtà, il congiuntivo sottolinea invece la dimensione soggettiva, individuale”.
Esistono, come si evince dalla definizione appena citata, lingue prive dell’ostico modo, e l’inglese è una di queste. Si può quindi serenamente sopravvivere senza il congiuntivo. Vero, a patto che si sia di madre lingua inglese perché, in italiano, esprimersi sostituendo al congiuntivo un altro modo, tendenzialmente l’indicativo, è un errore. La questione però non è solo di ortografia e nemmeno di “stile”. L’utilizzo del congiuntivo non serve a far contente le maestre di scuola e nemmeno a dare un tono dotto al proprio eloquio, serve molto più semplicemente ad esprimere in modo migliore e più ricco il proprio pensiero.
E’ con il congiuntivo che nella nostra lingua si verbalizzano sogni e desideri, paure e timori, possibilità e aspirazione. E’ il modo con cui l’italiano, la lingua italiana, esprime la possibilità. Al suo posto però, spesso, troviamo più semplice usare l’indicativo. Ed è vero anche che, ormai, nella nostra lingua parlata esistono casi in cui l’uso del congiuntivo, seppur ortograficamente corretto, è da considerarsi fuori luogo. Abbandonarlo del tutto però sarebbe sbagliato ed ingiusto. Un modo in più non significa infatti una difficoltà in più, ma una possibilità in più.
Eliminarlo o perderlo equivarrebbe ad impoverire la nostra lingua. Avranno pensato più o meno questo i 28 bambini della quinta A di Gela e la loro maestra, avranno pensato che in quanto ricchezza il congiuntivo andasse tutelato. Come racconta La Stampa hanno allora deciso di costituire un’associazione per la sua tutela e la sua diffusione, con tanto di soci ed impegno preciso.
Nobile aspirazione quella dei giovani studenti e soprattutto della loro maestra. Soprattutto guardando quelli che del congiuntivo sono i nemici. Non solo nelle conversazioni da bar l’indicativo invade sempre più spesso il campo che sarebbe dell’odiato modo, ma anche libri, cinema, televisione e peggio che mai internet sono teatro della ritirata del congiuntivo. Basta accendere una qualsiasi tv ed facilissimo imbattersi in talk show dove il congiuntivo non entra mai, molte le canzoni in cui si giustifica con la licenza musicale e poetica quello che in realtà altro non è che un errore ma, forse peggiore di tutte, è la situazione della rete e dei social network. Qui si alleano alcuni tra i nemici più spietati del congiuntivo: l’ignoranza, la trasposizione della lingua parlata nella forma scritta e la voglia di essere concisi.
Riusciranno i ragazzi siciliani a salvare il congiuntivo, o questo modo che ci ricorda la ricchezza culturale della nostra lingua finirà travolto dal desiderio di semplificazione che domina la società e la cultura contemporanee? Come direbbe Fantozzi: “Ragioniere, facci lei…”.