Conti correnti: da gennaio i 100 mila in banca “scottano”

Conti correnti: da gennaio i 100 mila in banca “scottano”

ROMA – Ci siamo, arriva gennaio, gennaio 2016 in banca. Dal giorno di Capodanno i 100 mila euro sul conto corrente in banca “scottano”. Dal giorno di Capodanno 2016 è bail in non più bail out. Cioè, di che…?

Prima del Capodanno che arriva se una banca andava finanziariamente nei guai, se rischiava di fallire, se non aveva più liquidità, cioè soldi per far fronte ai propri impegni, se insomma una banca europea stava per saltare pagava…Pantalone. Anche se non se ne accorgeva, anche se non se ne è accorto, Pantalone, cioè il contribuente, ha pagato per via di tasse fior di miliardi alle banche in crisi. Fino a ieri, fino a oggi, fino a Capodanno 2016 la crisi di una banca la pagava lo Stato, la cassa pubblica, cioè il fisco, cioè il cittadino. Ogni cittadino, qualunque cittadino, veniva chiamato a contribuire.

E’ andata così in tutta Europa dal 2008 in poi, gli Stati europei hanno sborsato molti miliardi per impedire il tracollo di alcune banche. Per tenere in piedi le banche si è ampliato a dismisura il debito pubblico. C’erano buone ragioni per farlo: il crollo, la chiusura degli sportelli di una banca ha nel sistema finanziario contemporaneo ottime possibilità di diventare, innescare un domino. E a nessuno, neanche agli acerrimi nemici delle banche neanche fossero ambasciate del diavolo, farebbe piacere di tirare domani fuori il suo bancomat o carta di credito e scoprire che ci può giocare al massimo a figurine. Sportelli chiusi, bonifici impossibili, prelievi di contanti bloccati al minimo, pagamenti dispersi, improbabili…Ci si farebbe tutti proprio tutti molto molto male. Fino al panico, alla violenza, all’accaparramento. Quindi c’è una “salute pubblica” nell’usare denaro pubblico per tenere in piedi le banche.

Ma le banche e il sistema finanziario su questa loro utilità, indispensabilità sociale ci “marciano”. Sapendo che hanno comunque le spalle coperte, le scialuppe del pubblico denaro verranno comunque a salvare in caso di naufragio, andavano e vanno ancora per mari avventurosi e strapagano capitani e timonieri indipendentemente dalla rotta…Insomma le banche tendono a fare il comodo loro, dei loro azionisti e manager soprattutto proprio perché c’è il bail out, il pagano la crisi della banca “quelli di fuori”: tutti i cittadini e i contribuenti anche quelli che con la banca che sta saltando non c’entrano nulla.

E invece arriva da Capodanno il bail-in. Se la banca sta affondando pagano quelli di “dentro”. In caso di crisi di una banca pagano di tasca loro prima di tutto gli azionisti, quelli che hanno azioni della banca stessa, quelli che hanno effettuato investimento a rischio. A rischio di guadagnarci ma anche di perderci. Questo vuol dire investimento a rischio, anche se alla gente non piace sentirlo e saperlo. Se il rischio fosse solo quello di guadagnarci allora saremmo tutti ricchi, basterebbe mettere soldi in Borsa e via!

Se i soldi degli azionisti non bastassero per uscire dalla crisi (non si azzererebbe certo il valore delle azioni ma lo si taglierebbe di una quota prefissata), allora la crisi della banca si paga con un po’, anche con un po’ di soldi degli obbligazionisti. Quelli che hanno prestato soldi alla banca in cambio di una cedola, di interessi sulla restituzione del prestito. Pagano di più gli obbligazionisti con obbligazioni dette “subordinate”, di meno quelli con obbligazioni dette “senior”. Comunque pagano entrambi, meno degli azionisti ma pagano.

E se non basta ancora tra azionisti e obbligazionisti a tappare la falla? Allora a pagare anche chi ha un conto corrente nella banca in crisi. Un conto corrente con dentro però centomila euro e più. I correntisti pagano una quota dei depositi sopra i centomila euro, fino a centomila non un euro.

Se il conto ha due firme, marito e moglie, non si paga fino a duecentomila.

Se invece uno ha due conti nella stessa banca la quota di denaro al riparo è sempre e solo di 100 mila euro. Se uno ha conto nella banca in crisi e altri conti con tanti soldi in altra banca, quelli della banca non in crisi non glieli tocca nessuno.

Se uno ha titoli in appunto deposito titoli nella banca in crisi, quei titoli non si toccano e non concorrono a formare quota centomila, la banca è solo deposito e il titolare dei titoli è al riparo qualunque sia il loro valore.

Dal primo gennaio 2016, ricordate. E fate attenzione: tutti, noi compresi, fanno titoli sui centomila euro. In realtà quelli che hanno un conto corrente da centomila sono certamente di meno di coloro che hanno in tasca un’azione, un’obbligazione, un deposito titoli. Attenzione dunque, il fallimento di una banca è ipotesi relativamente remota. Ma tra conti correnti, deposito titoli, azioni o obbligazioni sono milioni quelli interessati a sapere come va se succede. Fino a Capodanno se succedeva pagava lo Stato (cioè tutti noi). In realtà che pagasse lo Stato una banca in crisi in Italia è successo pochissimo, molto più nel resto d’Europa. Da Capodanno pagano quelli “di dentro” la banca.

Published by
Mino Fuccillo