ROMA – Quindici mesi, tanti ne passano tra le politiche del 2013 e le europee del 2014. In questi 15 mesi è successo qualcosa capace di spostare milioni e di milioni di voti. Qualcosa che ha fatto perdere a Grillo due milioni e novecentomila voti il 25 maggio 2014 rispetto al febbraio 2013. E qualcosa che ha fatto guadagnare a Renzi due milioni e seicentomila voti tra l’uno e l’altro voto. Voti assoluti, contati uno per uno e, come spesso, avviene, il conteggio dei voti assoluti e non in percentuale mostra non solo chi ha vinto e chi ha perso, ma come e perché ha vinto il vincitore e perso lo sconfitto.
Tanto a poco. Volendo mutuare il lessico volutamente derisorio dello sport, potrebbe essere questa la sintesi del risultato elettorale delle Europee appena concluse. Tanto Pd, e soprattutto, tantissimo Renzi: 11 e passa milioni di voto e poco, molto meno di quello che lui stesso si sarebbe aspettato, poco Grillo, meno di 6 milioni di voti.
L’hashtag #vinciamonoi è diventato velocemente #vinciamopoi e, osservando i movimenti dell’elettorato italiano, la storia che si legge è quella di uno scivolamento da Forza Italia al Pd, anzi a Renzi, passando per il M5S.
Correva l’anno 2009 quando, alle precedenti europee, il Pdl veleggiava a quota 35% a più di 10 milioni di voti. Beppe Grillo ancora sfasciava computer sui palcoscenici e il Pd arrancava a circa 10 punti percentuali sotto con meno di 8 milioni di elettori.
Poi, a febbraio dell’anno scorso, le politiche. Berlusconi e il Pdl sono feriti da scandali, crisi di governo e di economia. Quel che rimane del Pdl, alla Camera, scivola al 21.5% a quota 7 milioni, superato dal Pd e, soprattutto, dall’ultimo arrivato M5S. I democratici, con Pierluigi Bersani, sono intorno al 25% con 8 milioni e rotti di voti. E’ stato cioè votato dai soliti “aficionados” e non ha conquistato nemmeno un voto dei milioni persi dal centrodestra. Grillo invece, e il suo Movimento, pur ottenendo un risultato quasi fotocopia rispetto a quello del Pd sono i veri vincitori delle elezioni e portano a casa, verosimilmente, tutti i voti persi da Berlusconi, circa 3 milioni.
Passa un anno o poco più e, alla guida del Pd c’è, praticamente invocato a furor di popolo dopo la debacle del 2013, Matteo Renzi, il candidato sconfitto da Bersani alla vigilia delle politiche. Ci si aspetta una vittoria dei democratici, nonostante l’onere dell’essere al governo che, solitamente, alle urne non aiuta, e il “disonore” di essere parte di un governo di grande coalizione. Una vittoria però di misura, 3/ 4 punti percentuali di distanza al massimo rispetto a Grillo che è ormai l’unico competitor. E ci si aspetta un Pd intorno al 30%. Non si sono però fatti conti con l’effetto Renzi che, a conti fatti, è l’unico nella storia della sinistra italiana ad essere stato in grado di conquistare i voti dei moderati. Il risultato finale racconta di un Pd che non vince, stravince raggiungendo e superando il 40%, record storico del partito; e Grillo che non perde, si dissangua. Il M5S perde, rispetto al febbraio dello scorso anno, 3 milioni di voti e, 3 milioni e rotti di voti circa sono quelli che guadagna il Pd.
Un po’ di numeri: nel febbraio 2013, alla Camera dei Deputati dove il Movimento5Stelle ottenne il suo miglior risultato, il partito di Grillo conquistò 8 milioni 691 mila voti pari al 25.56%; il Pd 8 milioni 646 mila, 25.43%; e il Pdl 7 milioni 330 mila, 21.56%. Quindici mesi dopo il Pd, grazie evidentemente a Matteo Renzi, schizza al 40.8% con 11 milioni 170 mila voti cioè 2 milioni e mezzo in più di voti e 15 punti percentuali guadagnati. Grillo, al contrario, si ferma a 5 milioni 790 mila voti, al 21.1%, perdendo 2 milioni 900 mila voti e 4 punti percentuali. Il Pdl infine, che non esiste più, lascia la fetta più grande al condannato Silvio Berlusconi che, nonostante sia di fatto un detenuto ai servizi sociali, raccoglie ancora la maggior parte dei consensi dell’universo del centrodestra con 4 milioni e 600 mila voti, al 16.8%.
E gli altri? Gli altri contano poco, almeno rispetto alla vittoria, ma contano comunque. Ed in primis conta la quasi rediviva Lega che alle ultime politiche era poco sotto il milione e 400 mila voti ma ferma al 4%, e Lega che ora è arrivata al 6% e a quota 1 milione e 700 mila voti. E poi, da quello che era l’universo Pdl, la “costola” governativa, cioè il Ncd di Angelino Alfano che alle europee non è certo andato benissimo ma ha comunque superato la soglia del 4% a 1 milione e 200 mila voti; e la “costola” di destra fatta dai Fdi targati Meloni che invece, la soglia, non l’hanno superata rimanendo fuori dall’Europarlamento e accontentandosi di 1 milione di voti. Conta Tsipras italiana che più di un milione di voti ha raccolto.
Ed infine, ultimo ma proprio ultimo, quella Scelta Europea versione continentale della Scelta Civica che già 15 mesi fa fu un flop e che, ieri, ha totalizzato un miserrimo 0.71% con 196 mila voti.