Aveva 14 anni quando la madre Fernanda lo sorprese a costruirsi una bomba nella sua cameretta. Ne parlò con il maresciallo della stazione locale, che le disse di tenere d’occhio quel ragazzo strano, che non parlava con nessuno ed era perso nel culto dello scrittore H. P. Lovecraft, di Tolkien e della mitologia celtica. Negli anni Casseri era passato dal Signore degli anelli a una elaborazione teorica che metteva insieme l’ufologia, l’esoterismo con lo studio delle rune, l’alfabeto magico dei vichinghi e soprattutto una personale cosmogonia di estrema destra. Malato grave di diabete, perennemente in lotta con la depressione, vagheggiava di se stesso come del «ribelle» di Ernst Junger, il filosofo tedesco accusato di simpatie per il nazismo. Inseguiva un vitalismo esasperato e intanto macerava la sua teoria sulla purezza della razza mescolando razzismo e antisionismo in dosi uguali. Si esibiva nella negazione dell’Olocausto e, nel 2008, aveva scritto insieme a Enrico Rulli La chiave del caos, un romanzo che condensava la sua passione per l’esoterismo. In calce la dedica ai maestri, «buoni o cattivi che siano», e una citazione dell’amato Junger: «Proiettili e libri hanno il loro destino».
Fino a poche settimana fa andava regolarmente ad esercitarsi al poligono di Pescia, con la sua 357 Magnum regolarmente denunciata, la stessa con la quale ha sparato nei mercati fiorentini. Di famiglia benestante, lo zio Piero è un noto costruttore edile, Casseri si manteneva con l’affitto dei molti appartamenti ereditati dal padre Renzo. Ma nessuno può restare solo per sempre, attaccato a un computer e alla sua comunità virtuale, nessuno può vivere da isola, anche se adesso sono tanti quelli a cui farebbe comodo ricordare Casseri come un cane sciolto senza legami. Nella vita vera i suoi amici erano i ragazzi di CasaPound, i «fascisti del nuovo millennio», camerati per affinità elettiva che adesso cancellano i suoi scritti dal blog Ideodromo, una sorta di vetrina ideologica del gruppo, e rinnegano il suo nome, Casseri non ci risulta, non sappiamo chi è, quereliamo se lo accostate a noi.
Passava ore in sede ad aspettare qualcuno per parlare di filosofia, delle sue teorie tese “alla riscoperta della spiritualitĂ dell’uomo bianco”, che poi prendevano corpo in tirate razziste sulla presunta invasione islamica, «l’orda impura», alla quale erano destinati quei 24 proiettili. “A voi non vi sparo” ha detto ai poliziotti che lo avevano circondato. E sono state le sue ultime parole. L’assassino di Firenze era un solitario ma non uno sconosciuto. Le sue idee erano note e pubblicate e la corsa a cancellarlo come fosse un refuso, una bestemmia impronunciabile, ha qualcosa di inquietante. Forse nessuno vuole condividere una sconfitta. PerchĂ© ieri in piazza del Duomo quei venti passi di distanza tra due diverse religioni ed etnie non sono diventati un solco, la rabbia si è mischiata alla solidarietĂ . Casseri il razzista ha ucciso, ma ha perso.
Nella sua biografia su internet Casseri si descriveva così, in terza persona: “Nasce a Cireglio (PT) nel 1961, mentre l’uomo va nello spazio e il cielo si eclissa per la massima eclissi del XX secolo. All’etĂ di dodici anni, folgorato dall’incontro con H. P. Lovecraft (autore americano razzista ndr), si aliena definitivamente dal cosmo ordinato che ci circonda. I suoi molteplici interessi nel fantastico, tutti rigorosamente inattuali, spaziano da Flash Gordon al cinema di fantascienza degli anni Cinquanta, dagli autori di Weird Tales ai film di Val Newton e oltre. Nel 2001, in pieno trionfo di Internet, ha la geniale idea di fondare una rivista cartacea, La Soglia, dove sfoga le sue manie multimediali. Per distrarsi dalle cose serie pare che faccia il ragioniere”.
