FIRENZE – Gianluca Casseri, un “mostro” come tanti. La definizione è provocatoria, di “mostri” che uccidono a sangue freddo nella pubblica piazza ce ne sono fortunatamente pochi. Ma Casseri, il ragioniere cinquantenne che ha assassinato due extracomunitari e ne ha ferito un altro a Firenze, non era un “unicum”. Non era Casseri la scheggia impazzita, il folle di cui nessuno può immaginare le azioni. Era invece un uomo noto alle forze dell’ordine che delle sue idee non faceva mistero. Idee, parole catalogate oggi come farneticazioni di un folle, che erano le stesse che in ambienti di destra si incontrano di frequente e che capita di ascoltare anche nelle “conversazioni da bar”. In questo senso Casseri è un “mostro” come tanti, la differenza, nel suo caso, la fa l’aver trasformato le parole in pallottole. Casseri, “matto” sì, ma anche no…la sua lingua la parlano anche al “Bar Italia”.
Ora che ha ammazzato due “sporchi negri criminali”, ora che si è sparato, Gianluca Casseri è uscito dall’anonimato dei meandri più bui del Web divenendo “eroe bianco” sui forum dei neofascisti italiani. Il cinquantenne di Cireglio, una frazione della periferia di Pistoia ai piedi dell’Appennino, l’uomo che ora descrivono come un introverso matto fin da ragazzino, l’ennesimo folle con la pistola detenuta regolarmente, viene venerato sulle pagine dell’odio di Stormfront, uno dei covi virtuali dell’estrema destra italiana che incita a colpire gli «invasori» stranieri. Qualcuno sembra conoscerlo di persona, il killer di Firenze. “È dei nostri” scrive un certo Costantino. C’è chi commemora “l’intellettuale” perito nella guerra contro la società multietnica. “Come pochi ha avuto il coraggio di fare ciò che dovremmo fare tutti in massa”. Per Casseri “rispetto e onore”, due parole che ricorrono spesso nei thread. Inneggiano al suo gesto anche alcuni internauti che commentano sul sito de La Nazione. “Meno due”. “Siamo solo all’inizio”.
Ragioniere, 50 anni vissuti a Cireglio, qualche mese fa Casseri si era trasferito in un appartamento nel quartiere di Novoli a Firenze. Quando viveva a Cireglio, Casseri partecipava alle iniziative del circolo pistoiese di CasaPound. “Era un simpatizzante, uno dei tanti, sembrava lo scemo del villaggio, si è rivelato un pazzo” racconta il segretario regionale dell’associazione di destra Fabio Barsanti. Ma, a sentir Lorenzo Berti, segretario di CasaPound Pistoia, Casseri non era solo un simpatizzante: “Non era un iscritto ma lo possiamo definire un nostro militante”. Lo chiamavano spesso per fare gruppo e lui non si negava. Sabato scorso era in piazza a raccogliere firme contro Equitalia, nel 2010 era diventato ufficialmente «noto alle forze di polizia» per aver occupato con gli altri di CasaPound l’edificio destinato a diventare il nuovo carcere di Pescia. E poi scriveva per Ideodromo, rivista blog legata a CasaPound da cui ora, casualmente, molti dei commenti di Casseri, sono spariti. Ma la solitudine del pazzo spesso è il paravento utile a tutti per nascondere contiguità, vicinanze, consapevolezza. Sulla scrivania della casa fiorentina c’era lo schermo del computer, la sua tastiera, ma è sparito l’hard disk con la memoria, dettaglio non da poco rivelato dal Corriere Fiorentino che stride con la teoria della mela marcia e isolata.
Da piccolo Casseri aveva avuto il suo momento di gloria: sapeva la Divina Commedia a memoria e un giornale locale gli dedicò un articolo con l’ammirazione dovuta a un enfant prodige. Ma le promesse della gioventù non sempre si compiono, è una legge di vita e chissà quando Casseri ha cominciato la sua personale opera di alienazione che lo ha portato a pianificare un massacro in stile norvegese, nella tasca del suo K-way sporco di sangue è stata trovata una scatola con altri 24 proiettili.
Aveva 14 anni quando la madre Fernanda lo sorprese a costruirsi una bomba nella sua cameretta. Ne parlò con il maresciallo della stazione locale, che le disse di tenere d’occhio quel ragazzo strano, che non parlava con nessuno ed era perso nel culto dello scrittore H. P. Lovecraft, di Tolkien e della mitologia celtica. Negli anni Casseri era passato dal Signore degli anelli a una elaborazione teorica che metteva insieme l’ufologia, l’esoterismo con lo studio delle rune, l’alfabeto magico dei vichinghi e soprattutto una personale cosmogonia di estrema destra. Malato grave di diabete, perennemente in lotta con la depressione, vagheggiava di se stesso come del «ribelle» di Ernst Junger, il filosofo tedesco accusato di simpatie per il nazismo. Inseguiva un vitalismo esasperato e intanto macerava la sua teoria sulla purezza della razza mescolando razzismo e antisionismo in dosi uguali. Si esibiva nella negazione dell’Olocausto e, nel 2008, aveva scritto insieme a Enrico Rulli La chiave del caos, un romanzo che condensava la sua passione per l’esoterismo. In calce la dedica ai maestri, «buoni o cattivi che siano», e una citazione dell’amato Junger: «Proiettili e libri hanno il loro destino».
Fino a poche settimana fa andava regolarmente ad esercitarsi al poligono di Pescia, con la sua 357 Magnum regolarmente denunciata, la stessa con la quale ha sparato nei mercati fiorentini. Di famiglia benestante, lo zio Piero è un noto costruttore edile, Casseri si manteneva con l’affitto dei molti appartamenti ereditati dal padre Renzo. Ma nessuno può restare solo per sempre, attaccato a un computer e alla sua comunità virtuale, nessuno può vivere da isola, anche se adesso sono tanti quelli a cui farebbe comodo ricordare Casseri come un cane sciolto senza legami. Nella vita vera i suoi amici erano i ragazzi di CasaPound, i «fascisti del nuovo millennio», camerati per affinità elettiva che adesso cancellano i suoi scritti dal blog Ideodromo, una sorta di vetrina ideologica del gruppo, e rinnegano il suo nome, Casseri non ci risulta, non sappiamo chi è, quereliamo se lo accostate a noi.
Passava ore in sede ad aspettare qualcuno per parlare di filosofia, delle sue teorie tese “alla riscoperta della spiritualità dell’uomo bianco”, che poi prendevano corpo in tirate razziste sulla presunta invasione islamica, «l’orda impura», alla quale erano destinati quei 24 proiettili. “A voi non vi sparo” ha detto ai poliziotti che lo avevano circondato. E sono state le sue ultime parole. L’assassino di Firenze era un solitario ma non uno sconosciuto. Le sue idee erano note e pubblicate e la corsa a cancellarlo come fosse un refuso, una bestemmia impronunciabile, ha qualcosa di inquietante. Forse nessuno vuole condividere una sconfitta. Perché ieri in piazza del Duomo quei venti passi di distanza tra due diverse religioni ed etnie non sono diventati un solco, la rabbia si è mischiata alla solidarietà. Casseri il razzista ha ucciso, ma ha perso.
Nella sua biografia su internet Casseri si descriveva così, in terza persona: “Nasce a Cireglio (PT) nel 1961, mentre l’uomo va nello spazio e il cielo si eclissa per la massima eclissi del XX secolo. All’età di dodici anni, folgorato dall’incontro con H. P. Lovecraft (autore americano razzista ndr), si aliena definitivamente dal cosmo ordinato che ci circonda. I suoi molteplici interessi nel fantastico, tutti rigorosamente inattuali, spaziano da Flash Gordon al cinema di fantascienza degli anni Cinquanta, dagli autori di Weird Tales ai film di Val Newton e oltre. Nel 2001, in pieno trionfo di Internet, ha la geniale idea di fondare una rivista cartacea, La Soglia, dove sfoga le sue manie multimediali. Per distrarsi dalle cose serie pare che faccia il ragioniere”.