BRNO – Nome Lukáš, cognome Nový, luogo di nascita Brno, Repubblica Ceca. Una carta d’identità assolutamente come le altre quella del ventottenne Lukáš, un documento che non sorprenderebbe nessuno in nessun aeroporto e in nessun controllo. Almeno sino alla foto. Già perché il giovane Lukáš si è fatto immortalare, nel suddetto documento, con uno scolapasta in testa. Non perché privo di qualche rotella ma perché pastafariano, seguace cioè del Grande Spaghetto, ellqa chiesa, fede e religione del Grande Spaghetto. E quindi quello scolapasta portato con orgoglio e rivendicato sulla testa è un simbolo religioso, esattamente come il velo islamico o la croce cristiana. Niente di più niente di meno. In base a questo principio le autorità ceche hanno dato il via libera al singolare documento di identità. Con grande gioia dei pastafariani di tutto il modo e con qualche dubbio, presumibilmente, degli addetti ai controlli dei documenti.
Somiglia, e si potrebbe confondere, la battaglia condotta dal ventottenne ceco con una goliardata, ma non lo è. O almeno non è solo questo. Nella religione che venera il Grande Spaghetto una dose di goliardia e ironia sono infatti evidentemente presenti, ma vi è molto di più e, specie quando lo scolapasta come copricapo assurge e viene dalla legge riconosciuto come un simbolo religioso, diventa evidente che la questione è diventata altro rispetto alla goliardia. Si è fatta diritto e fenomeno social/culturale andando, forse, persino oltre l’idea del fondatore della religione stessa.
In Occidente, laddove per fortuna non esiste una religione di Stato e laddove da qualche secolo Stato e Chiesa sono cose diverse e separate, tutte le confessioni religiose aspirano ad essere riconosciute come tali dagli Stati. Riconosciute, cioè messe in condizioni di operare, predicare, diffondere, evangelizzare, praticare il rispettivo culto. Sulla base di questo principio un simbolo religioso come copricapo è accettato dagli Stati laici sui documenti di identità e di espatrio. Quindi quel che il pastafariano ceco è riuscito ad ottenere, in punta di logica e di diritto, è che il Grande Spaghetto sia di fatto riconosciuto come una religione. E che vuol dire questo? Significa nelle intenzioni dei pastafariani ma anche nei fatti che occorre essere ugualmente liberi di credere nella croce, nel velo, nella tonsura anche nello scolapasta perché nessuno può dire e statuire che l’uno è simbolo religioso e l’altro invece no. Una critica corrosiva e demolitrice del principio di sacralità che ogni confessione assegna ai suoi di simboli. Il punto di arrivo, se si vuole, la prima seria vittoria dell’ateismo allegro che informa la nascita e la natura della religione del Grande Spaghetto.
Racconta Marco Ventura sul Corriere della Sera di domenica 18 agosto:
“Da quando Bobby Henderson nel 2005 descrisse per la prima volta il Prodigioso Spaghetto Volante, i pastafariani si sono espansi e strutturati. In molti Paesi, Italia compresa, la Chiesa ha i suoi siti, produce immagini, tiene raduni, si organizza sul territorio. L’inizio dell’avventura pastafariana rivela il senso del movimento. Laureato in fisica, Bobby Henderson inventò un modo originale per opporsi all’introduzione dell’insegnamento del creazionismo in alternativa all’evoluzionismo nelle scuole pubbliche del Kansas. Si proclamò seguace di una nuova divinità, lo Spaghetto Volante, elaborò una dottrina e pretese che anche la propria visione dell’universo fosse riconosciuta e insegnata dallo Stato, alla pari delle altre. Il suo Libro sacro del Prodigioso Spaghetto Volante fu un bestseller negli Usa, e venne tradotto all’estero; uscì anche in Italia, da Mondadori, nel 2008. In superficie la battaglia di Henderson era contro il fondamentalismo creazionista; in realtà il suo obiettivo era la religione tradizionale, e la fede religiosa in sé. Il ventenne americano recuperava il paradosso della ‘teiera volante’ con cui nel 1952 Bertrand Russell aveva illustrato la differenza tra fede e scienza sperimentale. Henderson, però, andava ben più in là: offriva linguaggi e strumenti nuovi al crescente pubblico occidentale di avversari delle Chiese e della religione.
Lo Spaghetto Volante è così divenuto un mondo parallelo attraverso il quale aggregarsi e giocare; un codice aperto all’invenzione soggettiva e alla dinamica di gruppo. Un sistema di pensiero antidogmatico che fa sentire chi aderisce libero e illuminato, socievole e spiritoso. Soprattutto, la Chiesa pastafariana offre una militanza antireligiosa più attraente, alleggerita dal carico filosofico, dal rischio di isolamento e dalla responsabilità sociale dell’ateismo tradizionale. Non c’è limite alla caricatura dei credenti. Non vi è liturgia, formula sacra, articolo di fede, che non possa essere tradotto nel suo opposto, immerso nell’ovvietà del quotidiano e dissacrato. Uno scolapasta ridicolizza il velo di una suora o di una musulmana; l’abito del pirata si fa beffe dei paramenti sacri; birra e ragù sviliscono il pane e il vino eucaristici. La più aggressiva polemica antireligiosa si nasconde dietro la leggerezza di una risata. La satira demenziale nasconde la gravità dell’insulto. Lo Spaghetto Volante consente a chiunque di bestemmiare e al contempo di sentirsi innocuo, e persino creativo, divertente, intellettuale”.
Ora lo Spaghetto Volante grazie a Lukáš, ma non solo grazie a lui, è andato oltre. Le leggi della Repubblica Ceca, come quelle europee, riconoscono infatti il diritto di ognuno di indossare e portare i simboli della propria religione. Anche nei documenti. E quando si passa dalla teoria del diritto alla pratica dell’applicazione legislativa chi può stabilire che un crocefisso, un turbante o velo abbiano una dignità maggiore e/o diversa rispetto a quella di uno scolapasta? La religione è, per sua natura, l’opposto della scienza e quindi esente da qualsiasi prova “scientifica” che ne verifichi o avvalori la veridicità. La religione è di per sé priva di controprove empiriche, è fede. E per quanto la tradizione possa secondo alcuni dar più o meno peso a un credo rispetto ad un altro, nessuno potrà mai certificare che un Dio è più vero di un altro.
Lukáš, come racconta Ventura, è il primo ad aver ottenuto il diritto ad una carta d’identità con uno scolapasta in testa, ma non l’unico ad averci provato e non l’unico ad aver ottenuto un riconoscimento per il Grande Spaghetto. Prima di lui Alain Graulus, fiammingo, non è riuscito nell’intento di avere un’eguale documento ma non ha rinunciato a battersi. E prima ancora l’austriaco Niko Alm aveva potuto vantare una foto simile, ma solo sulla patente di guida.
“Mutuano il nome proprio dai rastafariani, i pastafariani, e mettono il dito nella piaga – scrive Ventua -. Irrompono nella tensione tra eguaglianza e differenza; sfruttano l’impossibilità per uno Stato laico di giudicare la verità di una fede. Perché il loro scolapasta varrebbe meno, agli occhi d’una legge neutrale, della kippah di un ebreo? La grottesca sfida dello Spaghetto Volante suona un duplice allarme. Il primo riguarda il disagio del nostro tempo con il sacro, il trascendente, il rito. Scherza sul cibo, sull’alcol, banalizza antiche fedi, il pastafariano, e si sente simpatico e intelligente: ma non basta questo per rispondere al mistero della vita. Il secondo allarme riguarda l’imbarazzo della nostra società davanti alla crescente ansia dei credenti di essere riconosciuti e premiati”.
La storia di Lukáš, e quello dello Spaghetto Volante, segnano un nuovo capitolo nell’infinita contrapposizione tra scienza e religione, una lotta quasi da sempre segnata dal sangue ma che, con i pastafariani, sembra aver virato verso l’obiettivo di una risata vi seppellirà.
