ROMA – I partiti islamici, al primo turno delle elezioni legislative in Egitto, totalizzano oltre il 65% dei voti. Il Partito libertà e giustizia dei Fratelli musulmani ha ottenuto il 36,62% (3,5 milioni di voti), il salafiti del Nour (la luce) il 24% (2,3 milioni di voti), al-Wasat (islamisti moderati) il 4,27%(416 mila voti). Dall’altra parte del Sinai, in Israele, la Clinton scopre una realtà vicina a quella che si respira per le strade di Teheran. Due Stati, Israele ed Egitto, la democrazia occidentale in medio oriente e uno dei paesi che ha vissuto la primavera araba che, invece che diffondere democrazia, ammiccano l’uno allo Stato “bigotto”, l’altro alla teocrazia. Certo non un buon viatico per l’area da sempre più turbolenta del pianeta.
La valutazione sulla situazione israeliana è di Hillary Clinton. “Sembra di stare a Teheran”, ha detto, “Troppi divieti religiosi, donne osteggiate. Democrazia a rischio”. Quando pensa a Israele, a Hillary Clinton a volte viene in mente l`Iran. Specialmente quando le capita di sapere che in certi autobus di zeloti ultraortodossi, per volere di rabbini estremisti, le donne sono segregate nella parte posteriore dei veicoli. O quando soldati religiosi abbandonano a precipizio quelle cerimonie militari in cui le soldatesse osino cantare in pubblico, cosa contraria al concetto di modestia elaborato negli ultimi anni per loro da rabbini oltranzisti. “Meglio il plotone di esecuzione, piuttosto che ascoltare una donna che canta”, ha stabilito in questi giorni un rabbino-colono.
E se Israele inclina appunto allo Stato “bigotto”, l’Egitto scivola, precipita nello Stato islamista ancor più che islamico. Dopo la cacciata di Mubarak, più di quanto si fosse immaginato, alle prime elezioni libere i partiti islamici hanno sbaragliato la concorrenza conquistando la maggioranza assoluta dei voti. Non è automatico che un partito islamico sia integralista. Quello che è però certo è che due paesi confinanti come Israele ed Egitto, che vedono i loro governi assumere sempre più le forme di governi fondati sulla religione, difficilmente potranno imboccare la strada del dialogo e della distensione.
Se questo sarà il futuro dei due paesi si prospettano tempi ancor più difficili per la polveriera Medio Oriente.