Piove da 14 mesi, quasi come a Macondo. “Monsone mediterraneo”

L’alluvione in Veneto (foto Ansa)

ROMA – Bastarono appena 40 giorni e 40 notti di pioggia per cancellare, evidentemente non per sempre, la violenza e l’empietà umana dalla faccia della Terra. Oggi, alcuni millenni più tardi a voler leggere in senso letterale la tradizione biblica, sono più o meno 400 giorni che piove. E mentre franano colline e si allagano città, sul fronte violenza e empietà non sembriamo far progressi.

Ma se alla violenza con connessa empietà (degli uomini non del clima) siamo ormai rassegnati e abituati, meno abituali sono i 14 mesi in cui, non continuativamente ma con una frequenza certo fuori dal comune, piove su gran parte d’Italia.

“Dall’ottobre 2013 – scrive Luca Mercalli su La Stampa -, l’Italia e gran parte d’Europa sono soggetti a una configurazione meteorologica quasi bloccata, con ripetuti afflussi di aria umida da Sud-Ovest salvo effimeri intermezzi anticiclonici. Una sorta di ‘monsone atlantico-mediterraneo’, con le perturbazioni che si avvicendano seguendo sempre lo stesso schema, esponendo così a piogge abbondanti le medesime regioni, soprattutto quelle del Nord e del versante tirrenico, laddove il libeccio gravido di umidità marittima incontra Alpi e Appennini”.

E, come riporta lo stesso Mercalli ma come avvertono le previsioni varie, almeno nel brevissimo termine la situazione non sembra destinata a mutare. Xandra o Medea, a seconda delle fonti, è infatti il nome della prossima perturbazione in arrivo, destinata a bagnare ancora l’Italia almeno sino all’8 dicembre. Poi, dicono, dovrebbe arrivare l’inverno.

Già, l’inverno, perché insieme alla pioggia gli ultimi mesi sono stati segnati anche da temperature decisamente sopra la media. Esattamente come quelle di questi giorni quando, a Roma, per fare un esempio, si viaggia attorno ai 20 gradi, o come sulle Alpi dove la poca neve caduta si sta sciogliendo per la pioggia e il caldo. “Pare, dice, si mormora”, per dirla alla Pierfrancesco Loche, che dopo l’Immacolata arriverà il freddo, ma per l’asciutto non v’è certezza.

Intanto, il “monsone italiano” come riporta Mercalli, ha fatto sì che nel “Settentrione sia piovuto un giorno su tre, e i totali di precipitazione raccolti dal 1° gennaio sono imponenti, quasi doppi rispetto alla norma, superiori a 2.500-3.000 millimetri su vaste zone dall’alto Piemonte verso est, lungo tutte le Prealpi fino al Friuli. Il pluviometro di Musi, località mediamente più piovosa d’Italia a quota 800 metri, alle spalle di Udine, ha registrato finora oltre 5.200 mm di pioggia (la media è attorno a 3.000), massimo dal 1923 e probabilmente la quantità più straordinaria mai misurata sul territorio nazionale, forse superata solo nel 1872. E nell’ultimo mese i continui venti meridionali hanno scaricato circa 1000 mm d’acqua intorno al Passo del Turchino e sul Lago Maggiore, straripato come non era più accaduto dall’alluvione dell’ottobre 2000”.

Un’abbondanza d’acqua che si è tradotta in alluvioni, crolli, frane, esondazioni, allagamenti. E morti. Un po’ per l’eccezionalità del ‘monsone’, ma molto per colpa dell’uomo che ha costruito in modo evidentemente scriteriato.

Ora in Italia non arriverà certamente Noé con la sua Arca, e non siamo nella Macondo di Garcia Marquez dove “piovve quattro anni, undici mesi e due giorni”, ma quel che è certo è che qui piove da 14 mesi, e lo fa in funzione di un fenomeno atmosferico che somiglia ad un monsone. Se non è un cambiamento climatico climatico dev’essere per forza un’altra volta l’ira dell’Onnipotente.

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Alessandro Avico