
ROMA – Il progetto è pronto: tra 4 anni, nel 2018, il primo cargo senza equipaggio. Poi, 6 anni dopo, nel 2024, i primi due coloni, seguiti da altri 2 ogni 2 anni. Con biglietto di sola andata per il Pianeta Rosso. E’ il cronoprogramma della colonizzazione del pianeta più vicino a noi, il pianeta che da sempre ha avuto un ruolo da protagonista nelle fantasie dell’uomo sullo spazio e sull’universo. Tra appena 10 anni ci abiteremo, e diventeremo noi i marziani che tanto ci spaventavano. Ma a che prezzo?
Un’impresa come quella che si accinge a portare a termine il progetto Mars One, progetto assolutamente privato, non ha paragoni nella storia dell’uomo. Certo, in passato decine di esploratori sono partiti per mondi alieni senza o quasi speranza di fare ritorno a casa, ma è anche vero che quegli uomini rimanevano sulla Terra, in un ambiente diverso dal loro abituale ma comunque con lo stesso sole, la stessa gravità, la vegetazione.
In questo l’esplorazione e la colonizzazione marziana che si accinge e prendere il via è un’assoluta novità nella storia dell’uomo e, come tale, implica domande e preoccupazioni che sono in realtà senza risposta. E, su tutte, come reagiranno i coloni? Ci sono però, con il passato, anche delle similitudini. La missione è privata, e come in un prologo di un libro di fantascienza, può essere la base per cui il nuovo mondo sarà di proprietà di una megamultinazionale. Ma, in fondo, non accadeva la stessa cosa qualche secolo fa quando, ad esempio, la Compagnia delle Indie Orientali possedeva una discreta fetta del continente asiatico?
In ogni caso, la vena voyeuristica ma anche la sana curiosità del pianeta che ancora abitiamo sarà pienamente soddisfatta. La Endemol, la casa di produzione del Grande Fratello, ha infatti acquistato i diritti per la trasmissione in diretta di tutto: dalle interviste ai candidati sino al lancio e oltre. Già, i candidati, il progetto è in fase assolutamente avanzata: i volontari che saranno coloni sono in fase di selezione, da 200mila candidature la rosa è già stata ristretta a 705 nomi, tra cui 11 italiani.
Gli uomini e le donne selezionate alla fine, saranno sottoposti a un training intensivo per abituarsi a vivere in un luogo ristretto (prima l’astronave, poi le capsule-alloggio su Marte) e nelle condizioni inusuali che dovranno affrontare una volta sbarcati. Il progetto prevede, a regime, la preparazione di almeno 24 astronauti, 12 donne e 12 uomini, divisi in sei gruppi che partiranno ogni due anni dal 2024, per attendere che Marte compia il suo periodo di rivoluzione e dunque sia abbastanza vicino alla Terra per consentire un viaggio comunque di almeno duecento giorni. Vivranno in speciali moduli gonfiabili di circa 1.000 metri cubi, pari a circa 250 metri cubi a persona; più ridotto lo spazio sull’astronave, meno di 20 metri cubi per ognuno.
Un progetto non certo economico — il costo per inviare i primi quattro coloni su Marte è stimato attorno ai quattro miliardi di dollari — che porterà con sé delle implicazioni etiche, morali, e delle conseguenze sulla sociologia e sulla psicologia oggi anche solo difficilmente immaginabili.
Come scrive Carlo Bordoni sul Corriere della Sera: “Tuttavia Mars One, con il suo ambizioso progetto, ci costringe ad affrontare una prospettiva che sembrava finora confinata nella sfera del fantastico: un’esperienza che poteva essere fatta solo attraverso la letteratura e che adesso diviene ‘presentificazione’ degli orizzonti. Il suo realizzarsi concretamente la spoglia dell’alone fantastico, la rende brutalmente dirompente nella realtà, ma non per questo meno condizionata culturalmente dalla sedimentazione delle letture precedenti: una vera irruzione del futuro nel nostro presente dagli scenari inquietanti. La disseminazione del genere umano oltre i limiti fisici del nostro mondo e, insieme, i problemi che sorgono all’interno di una comunità, formata ex novo in un luogo totalmente separato dalla Terra, lontano, difficilmente raggiungibile, senza alcuna possibilità di ritorno. Più che i problemi scientifici e tecnici che la missione comporta e la spettacolarizzazione che deriva dalla sua esposizione mediatica — un gigantesco reality show — ciò che non appare affatto scontato è l’impatto sociale e psicologico che avrà. Finora nessuna missione era stata prevista esplicitamente «senza biglietto di ritorno», senza un’uscita di sicurezza. Lo stesso concetto di colonia prevede un collegamento con la madrepatria; qui invece si prepara un ristretto gruppo di persone all’inedito compito di costruire altrove una società indipendente. Una comunità su Marte implica la creazione di nuove regole, nuovi comportamenti, una nuova etica che potrebbero avere sviluppi per noi imprevedibili”.
Tranne l’unico sviluppo praticamente certo che, tra qualche decennio, saremo noi i marziani.
