ROMA – Massimo Carminati, alias ‘il guercio‘ o “er cecato”, l’ex terrorista nero coinvolto in storie di omicidi, armi e chi più ne ha più ne metta…Massimo Carminati aveva a Roma amici in Questura. Anche questo nella storiaccia ‘Mafia Capitale‘, anche questo. Amici che a bordo di un’autovettura in dotazione alla Questura lo raggiungono e lo avvertono: “Stai sotto indagine”. Uno degli uomini con la fedina penale più sporca d’Italia e la cui biografia sembra la storia del prototipo del criminale, aveva chi tra le forze dell’ordine lo avvertiva, e lo faceva non per denaro ma, forse peggio, per soggezione e ammirazione.
Protezioni in divisa per Massimo Carminati: i due nella macchina della Questura, due accertati. E altri che si stanno cercando. Perché le protezioni erano, sono state tante e tali che quando si è trattato di arrestarlo Carminati chi guidava l’operazione ha ritenuto opportuno farlo in segreto, di nascosto. Di nascosto non solo al ricercato o ai complici o alla stampa, di nascosto anche alla stessa platea delle forze dell’ordine. C’è anche questo dietro la cronaca dell’arresto annunciato 48 ore dopo il momento in cui realmente Carminati è stato bloccato fuori città, in campagna, da una sorta di commando operativo fatto lì convergere in gran riserbo e composto anche da militari non di stanza a Roma.
Racconta Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera di qualche giorno fa: “Il 4 ottobre dello scorso anno gli investigatori che tenevano sotto osservazione la stazione di servizio di corso Francia – zona nord di Roma, considerata da Carminati una sorta di ufficio – hanno visto arrivare un’Alfa Romeo 156 con una targa risultata intestata alla questura di Roma. Ne sono scesi due uomini, non ancora ufficialmente identificati; presumibilmente due poliziotti che sono stati intercettati mentre parlavano con l’ex estremista nero riciclatosi nelle file della criminalità comune, e oggi accusato di essere a capo di un’associazione mafiosa. Nel corso della conversazione uno dei due dice a Carminati: ‘Perché adesso, te stai sotto indagine…’. E l’altro: ‘Oppure, per dire, che devi… devi evita’… devi evitare’. Commento dell’interessato: ‘È un casino…’. Poi la conversazione prosegue sui burrascosi trascorsi di Carminati, quando era ‘un pischello’, un soldato della destra sovversiva che combatteva lo Stato, e lui conclude: ‘Adesso so’ un vecchietto…’. Uno dei due interlocutori gli chiede se è vero che sparò a un poliziotto, e quando Carminati conferma si lascia andare: ‘Però so’ affascinato…’. L’ex ‘pischello’ rivendica: ‘quella è la storia nostra… hai capito? Erano altri tempi’, e l’altro, sempre più rapito dai ricordi del guerrigliero tramutatosi in bandito, confessa: ‘Io starei due giorni a sentirti…’. Anche perché ‘non sei stato un santo, però manco sei stato…’. E salutando dice: ‘Massime’, è sempre un piacere’”.
‘Massime’ è sempre un piacere’, così chiosa il presunto uomo della questura di Roma, o comunque sceso da un’auto a questa riconducibile, a quel Massime’ che Gramellini tratteggia così: “Picchiatore neofascista ai tempi della scuola. Terrorista nei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar). Esperto nello spaccio e nell’uso di esplosivi. Accusato dell’omicidio di due giovani militanti della sinistra milanese, Fausto e Iaio. Protagonista di una famosa rapina alla Chase Manhattan Bank dell’Eur. Killer affiliato alla banda della Magliana, tanto che il suo nome ricorre in decine di stragi, assassini e rapine, nonché in due omicidi avvenuti nel mondo delle scommesse dei cavalli (una delle vittime cementificata, l’altra stesa direttamente in sala corse). Accusato per il delitto Pecorelli e per un tentativo di depistaggio relativo alla strage di Bologna. Ferito gravemente alla testa durante uno scontro con la polizia, mentre tentava di espatriare illegalmente in Svizzera. Custode di un deposito di armi nascosto nientemeno che dentro il ministero della Sanità. Dedito nel tempo libero a traffico di stupefacenti, estorsioni e riciclaggio. Imputato, e condannato, per associazione a delinquere di stampo mafioso. Indagato per un furto nel caveau del Palazzo di Giustizia di Roma. Coinvolto nello scandalo del calcio scommesse”.
Un legame, quello tra ‘Massime” e qualche divisa, così forte che il suo arresto, come si è compreso solo in un secondo momento, è stato eseguito in anticipo e quasi di nascosto. Nella prima ricostruzione dei fatti, Massimo Carminati viene dato per arrestato insieme agli altri 36 finiti in manette nell’inchiesta ‘Mafia Capitale’. Ma in realtà non andò così. Ieri, infatti, compare il video del vero arresto, effettuato di giorno e non di notte, e 48 ore prima circa degli altri. Arresto fatto in una stradina di campagna in modo quasi cinematografico, con due auto che bloccano la Smart di Carminati e lo fanno scendere con tanto di mitra spianati, in fondo è Carminati stesso che racconta di aver in passato sparato ad un poliziotto. Un arresto quindi fatto in anticipo e quasi di nascosto. Ma più che di nascosto dai sodali di Carminati, di nascosto quasi da quelle divise amiche del Guercio che avrebbero potuto mandare tutto a monte, consentendo all’ex Nar di fuggire prima dell’arrivo delle manette. Per questo la procura di Roma ha scelto di arrestarlo per ipotetico possesso di armi, con tanto di perquisizione, in attesa di procedere poi con l’arresto per l’indagine sulla “Mafia capitale”.