ROMA – E’ bastato pronunciare la parola magica “concorso” che il mondo della scuola, e soprattutto quello dei precari, è entrato in fibrillazione. Facciamolo, non si può fare, quando, per chi; nulla è stato per ora stabilito. L’unica certezza, espressa sottovoce dalla responsabile scuola del Pd Francesca Puglisi, è che sarà dura trovare insegnanti di matematica, chimica e fisica. Non ce ne sono più. Quelli ancora in ruolo stanno per pensionarsi, riforme permettendo, e i laureati in queste materie latitano.
“Il concorso servirebbe semmai per le discipline scientifiche, dato che in ben 64 province le graduatorie sono in esaurimento ed entro tre anni non avremo più docenti di matematica, fisica e chimica da immettere nella scuola» ha detto la Puglisi. Docenti “scientifici” in via d’estinzione e docenti “classici” in sovrabbondanza. Potremmo infatti esportare quelli in lettere, lingue e filosofia, il cui fabbisogno, secondo una stima recente, è coperto fino al 2035, senza tenere conto di quanti ogni anno si laureano in queste materie. Un bel problema per il ministro Passera e per la scuola italiana impegnati ora a discutere sul come e quando fare un concorso.
La platea di potenziali aspiranti prof è vastissima, quasi 300mila persone che se il concorso si facesse, potrebbero parteciparvi. Il corpo docente italiano ha un’età media molto alta, soprattutto nella scuola secondaria, ed è dal 1999 che non si fanno più concorsi per nuovi professori. E’ da quell’anno, infatti, che i concorsi sono bloccati, le graduatorie piene, e le assunzioni fatte attraverso il mero riassorbimento di queste ultime. Lo slancio del neo ministro è stato generoso, ma i sindacati – pur apprezzando l’iniziativa – gli hanno ricordato che i tagli diventati legge (numero 133 del 2008, cioè la riforma Gelmini) e le graduatorie pregresse, non lasciano tante cattedre disponibili, tali da giustificare un concorso di grandi dimensioni.
“Dobbiamo farlo al più presto – ha detto il ministro – Da 13 anni non ci sono più concorsi pubblici, e questo è senz’altro un tema su cui bisogna lavorare”. Dei 25 mila posti che si liberano ogni anno per effetto del pensionamento – ha chiarito poi il ministero – la metà vengono coperti attingendo dalle graduatorie permanenti ad esaurimento e l’altra metà, ovvero 12.500, potrebbero essere messi a concorso.
Molti meno posti quindi rispetto alla platea di potenziali partecipanti, ma comunque un maxi concorso. Anche se i numeri appena forniti dal ministero vanno presi col beneficio d’inventario perché, come ha ricordato anche Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil: “È importante far ripartire i concorsi ma la questione vera è che bisognerebbe fare una ricognizione sui posti disponibili. Ho l’impressione che non ce ne siano né per i precari né per gli altri. Da un lato – spiega Pantaleo – il nuovo meccanismo sulle pensioni allontana le uscite dal lavoro, dall’altro ho l’impressione che i tagli previsti dalla legge 133 non siano stati realizzati ancora del tutto e dunque è forte il rischio che si proceda ancora a sforbiciare”. Quello che sicuramente manca, sono però i prof e i laureati di matematica, chimica e fisica. Concorso sì, ma per insegnare cosa?