ROMA – Più 7,7%. Negli anni neri della crisi, e più precisamente tra il 2013 ed il 2014, qualche segno positivo nell’economia c’è stato, ed è quello che riguarda il numero dei ricchi italiani che sono, nel biennio preso in considerazione, cresciuti di oltre 15mila unità. A raccontarlo è il World Wealth Report 2015 (Wwr) pubblicato da Capgemini e da Rbc Wealth Management che ha messo in fila e contato i milionari di tutto il mondo, e cioè gli individui con almeno un milione di dollari di liquidità immediatamente utilizzabile.
I milionari dunque, secondo i paletti fissati dalla ricerca, sono coloro che hanno almeno un milione di dollari in conti correnti o investimenti di Borsa, mentre non rientrano in questa categoria quelli che un simile patrimonio lo hanno in immobili. Stabilito questo punto di partenza, dalla ricerca emerge che nel 2014 crescita economica e buone performance dei listini azionari hanno creato nel mondo 920mila nuovi milionari. Questi sono aumentati del 7% e oggi sono 14,6 milioni. Solo 1% però sono i super super ricchi, vale a dire chi ha ricchezze finanziarie oltre i 30 milioni di dollari. L’Italia segna sul campo il +7,7% citato: 218.900 milionari contro i 203.200 del 2013. Seguono poi dati sulla distribuzione nei vari continenti e i relativi tassi di crescita o decrescita. E di decrescita si può parlare solo in America Latina, l’unica area che nel 2014 ha segnato una diminuzione del numero dei milionari (-2%) e della loro relativa ricchezza (-0,5%) a causa soprattutto della flessione dei prezzi delle commodity e della conseguente debolezza dei mercati azionari.
Non è però questo il luogo, o il momento, per una riflessione globale mentre, più nel piccolo, è interessante guardare quel che accade ed è accaduto nel nostro Paese. E in Italia è accaduto che nel biennio citato i milionari sono cresciuti, e non di poco. Buon per loro certamente ma il dato lascia spazio a qualche interrogativo. Esclusi infatti i nuovi milionari entrati nella statistica grazie alla vendita magari di un appartamento che si è trasformato di conseguenza in liquidità, chi sono quelli che nei due anni crisi, forse i peggiori per l’economia, si sono arricchiti?
Non serve esser storici e nemmeno sociologi per sapere che, nei momenti di crisi, ci sono spazi per arricchirsi, spesso destinati ai più scaltri e senza scrupoli. Come ad esempio nei periodi di guerra facile è arricchirsi per chi gestisce il cosiddetto mercato nero. Come non serve essere economisti per sapere che, ovviamente in forma maggiore o minore a seconda dei luoghi, la distribuzione della ricchezza si sta polarizzando svuotando quella che è la classe media e trasformando questa in nuovi poveri (i più) o nuovi ricchi (i meno).
Oltre a queste considerazioni generali che valgono per il nostro Paese ma anche per il resto del mondo, peccando di provincialismo, sarebbe interessante sapere poi più nella pratica come i nostri nuovi ricchi concittadini abbiano fatto ad arricchirsi. E non secondario è l’interrogativo ‘il fisco li conosce’? Se infatti la ricerca prende in considerazione le dichiarazioni dei redditi per tratteggiare il suo quadro, chiaro è che i nuovi milionari saranno noti al fisco e avranno pagato le loro tasse. Ma se così non fosse, e se i dati arrivassero dai depositi bancari o da altre fonti come i fondi d’investimento, non è affatto detto che i nuovi milionari siano noti al fisco e, magari, se lo diventassero non sarebbero nemmeno più tali perché, al netto delle tasse, il loro patrimonio potrebbe essere più sottile di quello stimato.
E ancora, chi sono i nuovi milionari? Non nel senso di conoscere il nome dei singoli, anche se in qualche caso sarebbe d’indubbio interesse, ma almeno il loro profilo sociale: avvocati, notai, commercianti, politici, imprenditori, manager, pubblici, privati del nord, del sud? Così, tanto per sapere come si fa a mettere insieme un milione casa a parte e, soprattutto, come hanno fatto quei quindicimila nuovi arrivati al traguardo negli anni di vacche magrissime 2013/2014.